Libero, 3 gennaio 2020
I 15 animali più intelligenti
Aveva ragione l’amica fondatrice della «Piccola fattoria degli animali» quando diceva che i maiali possono essere meglio di certi fidanzati perché sono «pulitissimi, rispondono ai comandi e si fanno grasse risate… in più sono intelligenti» cosa che non sempre i fidanzati sono, e sarà forse per questo che lei scelse di non sposarsi e dedicare la sua vita a salvare questi grossi, grassi mammiferi. La verità è che le ultime classifiche sull’intelligenza nel mondo animale – maiali compresi – sono una ghiotta sfida per noi umani che ci vantiamo sempre di essere mille passi avanti ma ci crogioliamo nel nostro angolino comodo e frega nulla di quel che accade in natura. Di animali dotati di fine intelletto è pieno il mondo e tocca farsene una ragione, signori. Possono cambiare di posizione in classifica, salire o scendere in graduatoria a seconda di chi la stila (l’ultima in ordine di tempo è quella di Amoreaquattrozampe.it) ma il club degli intelligenti si compone sempre degli stessi soggetti. Lo scimpanzè per esempio. Simile a noi per fattezze e comportamenti, questo si sa, è curioso di fatti e dettagli e capace di maneggiare utensili. Fosse tutta lì la faccenda. C’era uno scimpanzè di nome Cico che viveva nella tenuta alle falde del Monte Adone in Emilia. Dipingeva bellissimi quadri astratti con pennelli e acquerelli mentre il suo amico Oliver – un cucciolo della stessa specie – giocava con Lego e Barbie e prendeva il biberon girellando per casa come un bimbo di due anni. Certo in natura la vita è un tantino più bastarda e feroce e funziona così (lo dimostrò una ricerca di Adriana Lowe dell’Università del Kent): i maschi stringono alleanze, studiano strategie e quando serve fanno fuori i figli dei rivali per piazzare i propri, le femmine di contro “osservano dalle retrovie”, e alla fine poverette scendono a compromessi: cercano l’amicizia dei potenti per ottenere protezione o favori oppure fanno figli e si tengono alla larga dai maschi in carriera. Dei maiali si è detto, intelligenza, risate e capacità di interagire coi padroni. Aggiungo, non per conoscenza diretta ma perché lo raccontò la stessa amica della fattoria (a proposito, si chiama Federica Trivelli e la sua pagina Facebook è un tripudio di maiali bellissimi) sono capaci di pianti strazianti se muore un compagno e si abituano al focolare domestico come un centenario stanco. Quanto al farsi capire «certo che ci parlo», dice Federica, «ogni grugnito ha un senso, c’è un grugnito per l’allerta, uno per il cibo, uno per il saluto e uno per il rammarico». I delfini. Ci sono anche loro. Tanto per cominciare usano un vocabolario di duecento suoni, che li rende già molto più avanti di tanti umani fermi a tre mugugni e due bestemmie. Ultrasuoni e schemi di movimento li aiutano a capire e a rendersi socievoli con gli altri essere viventi e sono capaci di riconoscersi davanti a uno specchio, se mai servisse. Nel loro caso basterebbe vedere l’effetto che fanno ai bimbi in visita all’acquario di Genova. Saltano e piroettano appena vedono un pargolo. Non sono in paradiso ma è come se lo fossero. E sono capaci di gesti eclatanti, le mamme soprattutto, quando un cucciolo è in pericolo. Il pappagallo è un incontro interessante. E non solo perché chi scrive ne vede uno tutte le mattine appollaiato sulla spalla del padrone alla fermata del tram... aspettano entrambi il bus ed entrambi si stizziscono se non arriva. Ma perché ha doti riconosciute da tutti come sorprendenti. Memorizza le parole degli umani e le ripete (talvolta fino allo sfinimento), anche se non sempre riconosce il loro significato, e risolve qualche problema di logica, cosa rara di questi tempi grami. E attenzione perché c’è un pappagallo, il cenerino, che ha le stesse capacità di un bimbo di 4 anni e per questo intriga gli studiosi più di mille altri misteri. C’è chi dice che sappia esprimere una frase intera nel contesto di una conversazione, sarà per questo che piaceva da impazzire ai greci? La balena. Ecco sulla balena, che inghiottì papà Geppetto e fece esplodere la fantasia di milioni di bimbi, i pareri sono controversi. Ma anche questo gigante del mare (può arrivare a 33 metri di lunghezza) ha incredibili capacità linguistiche e comunicative. C’è una specie – la megattera – che emette suoni simili a dolci melodie, qualcuno nel ’70 tentò persino di farne un disco. Il gatto e il cane li mettiamo a pari merito sebbene la classifica in questione ponga prima il cane del gatto. Oddio, difficile parlare di loro senza suscitare proteste di parte perché in fondo siamo tutti uguali, o di qua o di là dalla barricata e tutto si riduce all’eterna diatriba – banalmente umana – su chi sia il più brillante. Gli studi si sprecano. Chi dice che il cane sappia adottare la prospettiva umana (studio pubblicato su Animal Cognition). E chi sostiene che il gatto distingua il proprio nome e quindi eventuali comandi da parole affini (uno studio dell’università di tokyo pubblicato su Scientific Reports). La verità forse è solo nel mezzo. Intelligentissimi tutti e due e capiscono tutti e due, solo che mentre i cani sono più sottomessi, paciosi e limpidi, i gatti restano lì ritti sulle zampe, lo sguardo profondo come il mare, con quel mistero meraviglioso e impenetrabile che si portano appresso che rende loro maledettamente altezzosi, introversi, seduttivi e noi schiavi dell’intrico della loro mente. E veniamo al polpo signori. Il polpo è brutto, bizzarro, molle, testone e ha tentacoli che lo rendono un tantino inquietante, ma oltre a inchiostrarsi (termine prestato dalla Walt Disney per definire il momento in cui spruzza inchiostro contro il nemico) è maledettamente arguto. Se trova un guscio di cocco lo usa come rifugio e muove i tentacoli come apribottiglie. È solitario ed è capace di mangiare i suoi simili se non gli vanno a genio. La sua fama tra gli umani è dovuta, più che ai cacciatori di frodo, al povero polpo Paul che nel 2010 predisse tutte le partite del mondiale di calcio in Germania. Non ne sbagliava una, viveva in un acquario pubblico di Oberhausen e forse divenne famoso suo malgrado e senza godersi in premio neanche un giorno di libertà. Morì dopo la prova calcistica e il mondo lo pianse. Lo scoiattolo è l’insospettabile intelligentone del club. Piccolissimo, velocissimo, quasi impercettibile. Ha la memoria di un elefante, e usa una serie impressionante di trucchi e magheggi per sopravvivere nel bosco come in mezzo agli uomini. Mangia di tutto, non temete. E come una brava formichina fa scorte di cibo per i momenti di magra, ritrova i bocconi che ha nascosto con cura settimane prima e confonde i ladri, tutti quanti, bizzarro e gaio come lo rese mago Merlino nella Spada nella roccia. L’elefante, eccolo, come dice il detto “memoria di elefante”, ricorda tutto compresi gli sgarbi (ma non è provato) e la posizione degli altri animali del branco. Quello che non si dice però è che è capace di bisbigli affettuosi e gesti di tenerezza verso chi è in difficoltà. Lo rivelò anni fa uno studio dell’università di Atlanta pubblicato sulla rivista Peerj che dimostrava come gli elefanti delle riserve della Thailandia fossero capaci di consolare i tristi (elefanti ovviamente), i depressi e i cuccioli che cadevano e si facevano male. In un video che ha fatto il giro della rete un elefantino cercava di risalire la riva di un fiume e fuggire la corrente, si mosse il branco in suo aiuto e il piccolo ebbe salva la via. E ritorniamo all’elenco delle menti fini. Dove si infilano il gufo, il topo, il falco e il macaco Rhesus. Il gufo intelligente e notturno al punto da stimolare la fantasia di maghi e stregoni. Il topino si sa, è la vittima prediletta delle sperimentazioni sugli animali poiché ha la sfortuna di avere cellule del cervello simili a quelle dell’uomo (anche se uno studio recente lo ha messo in dubbio). Una scrittrice, Elisabetta Dami, ne ha fatto l’eroe letterario dei bimbi (Geronimo Stilton) ma non tutti lo amano anche se quest’anno si dice che vada a ruba in Russia perché il 2020 è l’anno del topo nel calendario cinese. Quanto al falco, c’è il proverbio, giusto? “hai la vista del falco”… e loro, i falchi, vedono incredibilmente bene. Infine il Macaco rhesus è un incredibile organizzatore, che in India predilige i templi religiosi e si gode talvolta la venerazione dei fedeli. Sul cavallo, scusate, varrebbe la pena un trattato. Qui il direttore Vittorio Feltri potrebbe dire molto di più. E avrebbe ragione da vendere perché di cavalli dovrebbe parlare chi li conosce. Tutti gli altri possono ammirare e tacere. Il loro fisico, il loro sguardo fiero, le loro cavalcate strepitose e quei muscoli che vibrano all’unisono con la perfezione. Avvicinarsi con cautela, toccarli lievemente… sussurrare e amare, solo questo so dire dei cavalli. Ci sono due specie che la classifica in questione non cita. I magnifici corvi neri capaci di pensiero astratto (studio di Cambridge) e le orche che il film ha descritto come assassine ma capiscono e dialogano con chi le ama. L’orca Wilkie di Antibes dice «hello!» alla sua addestratrice e non è semplice suggestione... La meraviglia della natura o forse solo intelligenza animale. Ma state tranquilli non c’è nulla di artificiale.