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 2020  gennaio 03 Venerdì calendario

Biografia di Bunny Austin

Come avranno fatto Panatta e Azzolini a sapere tutto su Bunny Austin, l’inglese che perse due Wimbledon ma che passò alla storia per aver indossato, per primo, i calzoncini corti? Allora, nel 1920, i tennisti andavano vestiti come i giocatori di cricket, ricoperti di bianco da capo a piedi, nessuno aveva osato scoprire i polpacci. La prima occasione che ebbe l’inventore dei calzoni corti (non per i bimbi) Austin, che io e Bud Collins visitammo in una casa per anziani, avvenne quando fu inseguito da un giovane portiere dell’Hotel de Paris che gli gridava «Signore si fermi, ha dimenticato di indossare i pantaloni!». L’Hotel de Paris, di Montecarlo, ha come motto “Un palcoscenico sul quale realizzare la vostra stessa storia” e il giovane inserviente aveva notato che sotto l’enorme cappotto di cammello si agitavano le due gambette ignude di Henry Wilfred Austin, detto “Bunny”, coniglietto, che fu sempre il primo dei secondi, raggiunse due finali a Wimbledon e una al Roland Garros e prese il soprannome da un fumetto pubblicato dal Daily Mirror. Bunny aveva una sorella, Joan, che il babbo mise a 5 anni a palleggiare contro il muro di casa e che presto venne seguita dal fratello, mentre allora i muri viventi si chiamavano Lacoste e Budge. Lo sciopero generale del 1926, per dare soccorso a un milione e mezzo di lavoratori sottopagati, lo costrinse a un anno di sosta, per il cuore indebolito dal mancato allenamento. A quel riposo impostogli dai medici seguì l’incontro con Phyllis Konstam, l’attrice alla moda, che stava recandosi a Broadway con Laurence Olivier dopo il successo con Blackmail (Ricatto) di Hitchcock. Nel 1932 Vines «mi spazzò via dal campo, in finale a Wimbledon» raccontò in un’intervista, anni dopo. Che fosse la nostra, di Collins e mia? Nel 1933 Austin si presentò davanti alla Regina Mary sul Centrale di Wimbledon e l’atteggiamento della Regina fu l’ultimo segno che i calzoncini corti erano stati approvati. Bunny, quando smise col tennis, aderì a un movimento chiamato Riarmo Morale che fu nemico della guerra e perciò gli venne imposto di rendere la tessera di Wimbledon. Gli fu restituita nel 1977, dopo una richiesta di 148 Soci del Club. Nel 2000 lo vidi partecipare alla parata dei vincitori, solo finalista ammesso. Poi ho dovuto leggere Azzolini e Panatta per saperne di più. Non solo di questa straordinaria intervista è fatto il libro, ma di altre 42 storie, una più incredibile dell’altra, e tuttavia vere o verosimili. È quasi incredibile credere che Panatta e Azzolini fossero tanto consapevoli di fatti sperimentati o sul campo, o visti dalle tribune.