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 2020  gennaio 02 Giovedì calendario

In Spagna si farà il governo, infine

Esquerra Repubblicana (ERC), principale partito indipendentista di sinistra della Catalogna, ha deciso con una votazione interna di appoggiare l’accordo trovato dai suoi negoziatori con il Partito Socialista (PSOE), il principale partito di sinistra della Spagna. L’accordo prevede che i 13 deputati di ERC al Parlamento spagnolo, eletti con il voto del 10 novembre, si astengano nella votazione per dare la fiducia a un nuovo governo guidato dal primo ministro uscente, il Socialista Pedro Sánchez, vincitore delle ultime elezioni ma senza i numeri necessari per governare da solo. In cambio, i Socialisti si sono impegnati ad aprire nuovi negoziati tra il governo centrale e il governo catalano, controllato da anni dagli indipendentisti, e a sottoporre le eventuali conclusioni a un referendum.

Lo scorso novembre Sánchez aveva già ottenuto l’appoggio di Unidas Podemos, seconda forza della sinistra spagnola, ma per raggiungere la maggioranza mancavano ancora diversi voti. Con l’astensione di ERC, Sánchez dovrebbe ottenere la fiducia dal Parlamento il 7 gennaio in seconda votazione, quando non è più richiesta la maggioranza assoluta dei voti, ma solo quella relativa.

Nonostante si possa dare per concluso, l’accordo sta trovando parecchie resistenze nelle altre forze indipendentiste catalane. Il presidente catalano Quim Torra, esponente di Junts per Catalunya (partito indipendentista di centrodestra, a cui apparteneva anche l’ex presidente Carles Puigdemont), ha già detto a ERC che il governo catalano, o per lo meno la metà formata da membri di Junts per Catalunya, non appoggerà l’accordo. La posizione di Torra è rilevante, ha sottolineato il quotidiano spagnolo Diario, proprio perché l’intesa prevede negoziati diretti tra governo spagnolo e governo catalano.

L’accordo sta incontrando qualche scetticismo anche tra chi non crede che ERC sia una forza affidabile: il precedente governo Sánchez, infatti, era caduto a febbraio a causa della bocciatura della legge di bilancio, contro cui avevano votato gli indipendentisti catalani, tra cui ERC.

Quelle di novembre erano state le seconde elezioni in meno di un anno e le quarte negli ultimi quattro anni. Come era già successo con il voto precedente, quello tenuto ad aprile, le elezioni non avevano fatto emergere alcuna maggioranza chiara, né a destra né a sinistra, anche se avevano confermato il primo posto dei Socialisti. Tra le altre cose, erano state un trionfo di Vox, partito di destra radicale anti-immigrazione e anti-femminista che aveva più che raddoppiato i suoi seggi dalle elezioni precedenti, diventando la terza forza politica della Spagna.