ItaliaOggi, 2 gennaio 2020
Periscopio
Gli asini accusano i buoi di ragliare. Dino Basili. Uffa News.
Con i suoi occhi majakovskijani, teneri e paurosi, il viso spinoso e salato da marinaio: «Somiglio a mia madre». Massimo Bordin, ex curatore della rassegna stampa di Radio radicale (Francesco Merlo). il venerdì.
A Leptis Magna c’era un grande bassorilievo con un fallo gigante dotato di zampe e coda, che «Gianni Agnelli diceva portasse fortuna». Marina Cicogna (Michele Masneri). Il Foglio.
Io credo che Salvini non sia affatto fascista e che queste siano cose di assoluta minoranza, soprattutto nel caso dei saluti romani. Forza Nuova ha preso lo 0,3% dei voti (che significa lo 0,1% degli italiani), sono nostalgie minoritarie poco gradevoli da vedere. I militanti di LeU riescono ancora a eleggere qualche parlamentare e si riconoscono nel pugno chiuso ma, in generale, sventolare l’antifascismo è una pura figura retorica priva di qualunque aggancio alla realtà. Ernesto Galli della Loggia (Alessia Gozzi). Quotidiano Nazionale. QN.
Guardi la moda del pata negra, il prosciutto spagnolo. È grasso. Ma perché non vi mangiate una bella cinta senese? Così magra, persino il grasso di cinta è meraviglioso!. Gianfranco Vissani, chef (Massimiliano Lenzi). Il Tempo.
Per realizzare l’obiettivo di una Federazione europea rispettosa dei diritti e delle specificità degli stati che la compongono, Altiero Spinelli non conta sul consenso popolare, sulla nascita di un movimento europeista di massa e non conta nemmeno sulla gran massa dei politici eletti perché questi, come il popolo, sono ancora imbevuti di sentimento nazionalista. Pensa alla loro patria, alla loro nazione, alla sua potenza. Il progetto europeista perciò non può essere generato dal basso, ma solo dall’alto. Da una élite che, vedendo il futuro, accetta l’idea che uno stato europeo può funzionare lo stesso, solo che si assuma compiti limitati e lasci amplissime libertà. Il Manifesto di Ventotene perciò appare oggi di stretta attualità ed è da esso che si può partire per costruire una nazione europea. Francesco Alberoni. Il Giornale.
La vicenda della commissione anti odio di Liliana Segre ha accentuato l’isolamento della destra. Lega, Fi e Fd’I si sono astenuti dal votarla dopo che la sinistra aveva bocciato tutte e tre le loro mozioni contenenti l’essenziale, come la condanna dell’antisemitismo, ma negando gli sconfinamenti illiberali voluti dalla senatrice a vita. Tra essi, testuale, l’ostracismo di «nazionalismi, etnocentrismi, abusi, molestie, epiteti, pregiudizi, stereotipi», congerie di luoghi comuni, tanto generici da lasciare campo al peggiore arbitrio. Giancarlo Perna. LaVerità.
Quali politici invece rimasero accanto alla mia famiglia? Per esempio Achille Occhetto, persona splendida. Oppure Luigi Colajanni, anche lui del Pci. Ma ricordo benissimo l’affetto disinteressato e la vicinanza concreta di Bettino Craxi. Qualche giorno dopo mi chiamò e mi disse che di nascosto sarebbe andato a portare dei fiori sulla tomba del generale, a Parma. Non voleva giornalisti al seguito, voleva solo sapere se avevo voglia di accompagnarlo. Rita Dalla Chiesa, conduttrice tv (Roberta Scorranese). Corsera.
Forse la vecchiaia è anche un privilegio, sì, ma hai la certezza di essere fuori da qualsiasi cosa. E poi interviene anche il pudore: i vecchi oggi fanno ribrezzo alla gente. Senza contare che quando dici a te stessa di avere novant’anni sai anche che tra un minuto puoi ritrovarti con la lingua di fuori e tra un mese renderti defunta. Non è che alla mia età si muore ogni tanto. A novant’anni si muore sicuro. Natalia Aspesi, 90 anni, giornalista (Simonetta Fiori). la Repubblica.
Negli anni 70, non lavorava più: il produttore Franco Cristaldi voleva farmi pagare d’essersene andata col regista Squitieri e la rinascita fu sempre nella sua Tunisia. Zeffirelli andò là a girare il Gesù e fu il primo a ridarmi un ruolo: guarda caso, l’adultera! Il mio ritorno dopo due anni. Angelo Frontoni mi scattò foto bellissime con Pasquale. Liberatorie. Perché Cristaldi aveva bloccato tutto, messo un veto sul mio nome. Fu un momento molto delicato. Avevo scoperto di non avere un soldo in banca, i miei genitori erano scandalizzati: ma come, con tutti i film che hai fatto? È che venivo retribuita come una dipendente, quattro titoli l’anno, lo stipendio mensile. Stop. Cristaldi programmava tutto, all’americana. Era anche innamorato pazzo di me, anche se io non ci sono mai cascata, eh? Le case, i gioielli, non pagavo nulla per carità, ma non vedevo i soldi che gli facevo fare. È chiaro che c’era uno sfruttamento. Se oggi le attrici sono ancora sottopagate rispetto ai maschi, allora era anche peggio. Io ruppi il giocattolo. Oggi coi figli di Cristaldi i rapporti sono un po’ così: c’è stato un documentario su di me, non mi hanno ceduto i diritti... Pazienza. Claudia Cardinale. Francesco Battistini (Corsera).
L’impatto con la Premiata Forneria Marconi fu indolore, venivo da un’esperienza significativa, gli altri del gruppo avevano fondato una band che si chiamava «Quelli». Ma erano stanchi anche perché la vera innovazione musicale passava dai nuovi gruppi: i Genesis e i Chicago. Cercavano un flauto o un violino e io suonavo entrambi. Mauro Pagani, musicista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
In molti piccoli paesi, soprattutto in passato, l’assistenza ai malati gravi, e perfino a quelli terminali, era affidata ai medici di base. Non c’era l’organizzazione necessaria o l’accoglienza adeguata. Tutto gravava sulle loro spalle o su quelle dei parenti. Ti faccio un esempio: per avere la morfina, indispensabile per attutire il dolore del malato, bisognava compilare un ricettario ministeriale complicatissimo. Dove se sbagliavi potevi perfino incorrere nelle sanzioni penali. Andrea Vitali, scrittore (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Durante il fascismo aiutavano i silenzi. Mio padre non lo amava. Infatti non lo nominava mai. A scuola avevo dei professori fascisti, che ne tessevano le lodi; e antifascisti invece che non ne accennavano mai. Il silenzio come unica possibilità di manifestazione delle idee. E poi rammento l’indifferenza, cioè l’accettazione passiva dei provvedimenti del regime, perfino, nei primissimi giorni, delle leggi razziali. La dittatura ti toglie la libertà, ottunde. Sergio Lepri, per 30 anni direttore de l’Ansa, ha cent’anni (Concetto Vecchio). il venerdì.
E poi c’era la nebbia. Certe volte camminavo di notte al buio e la nebbia era così densa che non sapevo dov’ero, in che mondo ero. Antonio Moresco e Giuliano Della Casa, La mia città. Nottetempo, 2018.
Mai fidarsi dei creduloni. Roberto Gervaso. Il Messaggero.