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 2020  gennaio 02 Giovedì calendario

Biografia di Gigliola Cinquetti


Gigliola Cinquetti, nata a Verona il 20 dicembre 1947 (72 anni). Cantante. Salita alla ribalta nel 1964, quando, sedicenne, vinse il Festival di Sanremo con la canzone Non ho l’età • «“Non ho l’età. Non ho l’età per amarti. Non ho l’età per uscire sola con te…” Chi non se la ricorda (e non l’ha canticchiata almeno una volta)? [...] La “virginale” Gigliola era reduce dalla vittoria al concorso “Voci Nuove” di Castrocaro, e avrebbe trionfato pure all’Eurofestival di quell’anno a Copenaghen; il motivo dilagherà così irresistibile, addirittura su e giù per tutto il Villaggio globale, con versioni in inglese, francese, tedesco, spagnolo e persino in giapponese e islandese» (Massimiliano Panarari, La Stampa 19/8/2014) • «La ragazza bruna dai grandi occhi castani che negli anni Sessanta, gonna corta e voce fanciullesca, aveva conquistato tutti con quel ritornello destinato a passare alla storia. Quando aveva diciassette anni, ammoniva quell’uomo che le faceva la corte affinché non le chiedesse di uscire soli la sera: “Lascia che sia un amore romantico” proponeva, difendendo il proprio candore» (La Stampa) • «Sull’onda del grande successo ottenuto, negli anni Sessanta e Settanta C. si è fatta conoscere e apprezzare anche all’estero (soprattutto con La pioggia, Alle porte del sole e Dio come ti amo) e ha interpretato canzoni scritte da grandi autori quali E. Jannacci, F. Guccini e R. Vecchioni» (Treccani) • Ha partecipato in totale a dodici festival di Sanremo, arrivando prima una seconda volta nel 1966, in coppia con Domenico Modugno (Dio come ti amo) e terza nel 1985 (Chiamalo amore). Poi ha accantonato la musica ed è diventata conduttrice televisiva • «Ho lottato contro quella canzone per anni. Ora ci ho fatto finalmente pace».
gl Registrata all’anagrafe come Giliola, senza «gl».
Titoli di testa «“Per le fotografie chiami il mio agente. Le do il numero. Guardi, mi ha mandato un ritaglio di giornale, il New Musical Express: ‘Gigliola Cinquetti meets the Stones’ C’è una foto mia con Brian Jones, Charlie Watts e Bill Wyman. Che storia. I Rolling Stones erano la band emergente. È del 15 maggio 1964”. La voce di Gigliola Cinquetti è sempre vellutata e sensuale come ai tempi di quel copernicano ritaglio di giornale […] Una voce che nasconde una personalità ben diversa da quella che la leggendaria Non ho l’età faceva pensare» (Maurizio Caverzan, la Verità, 4/2/2019).
Vita «Chi era la Gigliola Cinquetti che a Sanremo conquistò l’Italia? “Una ragazzina di Verona che aveva già cantato in pubblico a undici anni. Ho studiato sia musica che disegno, ho frequentato il liceo artistico, papà era disegnatore, mamma una casalinga con competenze musicali» • Luigi Cinquetti è disegnatore tecnico, lavora per il comune di Verona (secondo altri per la provincia) • Lei racconta: «Grande lavoratore, nato nel ’14. Ha vissuto i periodi della guerra. I miei avevano perso tutto e lui lavorava giorno e notte» • «Mia madre era molto tosta. Donna severa. Molta disciplina, quasi militaresca. Con lei non ci si poteva lamentare. Niente pianti. Se ero stanca dovevo far finta di nulla. I miei figli la ricordano come la nonna cattiva e lei ne era felice, con lei si filava dritti. Ci vorrebbero mamme come lei. Mia mamma mi ha insegnato la fierezza» • «“Fin dall’infanzia sapevo di essere una ragazzina speciale”. Che cosa le dava questa consapevolezza? “La solitudine, la difficoltà a condividere alcune cose”. Esempio? “Certe fantasie infantili, come quella di crearmi una mia abitazione o di essere una vagabonda con il fagotto attaccato al bastone. La curiosità che m’ispiravano le finestre accese dei palazzi di periferia. Immaginarsi la propria vita dentro quelle luci fioche. Ancora oggi rimpiango le lampadine al tungsteno. Questa sensibilità mi estraniava e cantando potevo esprimerla”» (Caverzan) • Dice il padre: «Gigliola cominciò a cantare all’età di cinque anni. Io non la ostacolai mai in questa sua inclinazione. Poiché desiderava studiare musica, l’affidai al maestro Ravazzin. Ma lei, pur coltivando la sua passione, non trascurò mai la scuola» (a Furio Fasolo, La Stampa, 3/2/1964) • Gigliola si iscrive al liceo artistico. È molto timida. «A scuola mi chiamavano “l’autostrada del Sole”…tutta dritta e piatta, senza un filo di seno!» (a Michele Minisci) • «“Mio padre aveva letto su Bolero, rivista popolare della Mondadori, che c’era questo festival per voci nuove ed era diretto da Ravera e dato che si fidava della serietà e professionalità di Ravera e voleva che io facessi un’esperienza a livello nazionale, insomma desiderava che uscissi un po’ dal guscio, compilò la scheda allegata, inviò 5.000 lire per l’iscrizione, e tutto cominciò così. La prima audizione la facemmo in una balera di Mestre, ci ascoltavano per 2 minuti e poi…avanti un altro. In quella occasione ho cantato Sull’acqua, di Maresca e Pagano, e quando mi chiesero in che tonalità volevo farla io caddi dalle nuvole e risposi: ‘Boh!’ […] stavo andando via sbuffando quando sentii una voce roboante: ‘Fermate quella ragazzina, e cercate il suo papà!’ Era Ravera che mi intimava di restare. […]” Poi la partenza per Castrocaro per le altre selezioni. Com’è stato il primo impatto? “La prima volta è stata come andare a Betlemme… Partimmo io, mia madre e mia sorella, da Verona, con la nostra Fiat 600 verde sfumato, e con i pochi alberghi già strapieni fummo ospitate a casa di un contadino, nella campagna vicina, che ci fece dormire per terra, su dei tappeti […] Mia madre aveva paura che il mio papà diventasse un mio fan sfegatato, al limite del fanatismo, lei che era particolarissima, come una vera artista: faceva sempre quello che voleva, mangiava quando aveva fame, si svegliava alle ore più strane, si vestiva in un modo tutto suo. Il mio papà invece era più concreto... anche se un po’ sognatore. […] aveva fatto per 11 anni il militare e attraversato due guerre e quindi sognava una vita più spensierata e felice per sua figlia”» (Minisci) • A Castrocaro Gigliola canta Le strade di notte di Gaber e vince • La nota l’editore musicale Ladislao Sugar, uno dei più importanti nomi della musica leggera in Italia: «Ho ascoltato per la prima volta Gigliola Cinquetti […] durante lo spettacolo conclusivo del concorso di Castrocaro. Mi sono convinto che la selezione aveva davvero scoperto un’artista di grande avvenire. Le offrii un contratto che ella accettò. Poiché Gigliola Cinquetti doveva esordire a Sanremo, pensai che la sua affermazione era legata alle caratteristiche della canzone da affidarle. Ne parlai al maestro Panzeri e al paroliere Nisa» • Mario Panzeri ha già scritto, tra le altre canzoni, Papaveri e papere, Grazie dei fiori, Maramao perché sei morto? Nisa, pseudonimo di Nicola Salerno, ha scritto il testo di Tu vuò fa’ l’americano. Per Gigliola, i due scrivono Non ho l’età, ma lei, all’inizio, non vuole saperne di cantarla: non si riconosce nelle parole • «Non ho l’età per amarti conteneva una scelta troppo giudiziosa per lei? “Certo. Ero una sedicenne megalomane e poco giudiziosa”» (Caverzan) • «La canzone […] è un manifesto del “vorrei, ma non posso” dell’adolescenza in un Paese che stava mutando pelle, e in cui, però, paure, pudore, morale e modelli familiari stratificati facevano da poderoso argine al cambiamento» (Panarari) • Sono gli anni di Playboy, delle gemelle Kessler, del ministro dc Guido Gonnella che critica Studio Uno e Tribuna politica perché introducono, rispettivamente, le ballerine e Togliatti nel cuore delle famiglie, gli anni di Divorzio all’Italiana, gli anni in cui al cinema si sequestra Viridiana di Buñuel e in cui la Corte costituzionale decreta che l’adulterio è punibile solo se a commetterlo è la donna • «L’industria discografica, sismografo sensibilissimo dello Zeitgeist, con l’occhio puntato innanzitutto sul mercato e poi – ma le due cose, specie in taluni momenti storici, risultano perfettamente sovrapponibili – sui sommovimenti del costume, optò per una sorta di “terza via”. E mandò in pista una […] giovanissima, al tempo stesso “acqua e sapone” e allusiva, ricettiva di quanto si muoveva tra i coetanei e i ragazzi più grandi, ma capace di rintuzzare “urlatori” e “capelloni” e di raffreddare, a colpi di sorriso timido e voce esile, i bollenti spiriti che percorrevano la gioventù italica» (Panarari) • «Percepiva quello che accadeva attorno a lei, nella società, nella politica, tra i giovani, o viveva nel suo mondo dorato della musica? “Guardi, le dico chiaramente... né l’uno…né l’altro. Io vivevo profondamente il mondo della mia scuola, del mio liceo artistico, sezione figurativa, era una scuola vivace, con una bravissima insegnante di storia dell’arte che ci dava le dritte culturali, a volte anche filosofiche, per capire quello che ci circondava. Io ero ingenua, sensibile, provinciale, ma molto ricettiva. E tutto questo mi ha aiutata molto….”» (Minisci) • Nel febbraio 1964 la Cinquetti è a Sanremo. Canta assieme a Patricia Carli, e vince • «Gigliola Cinquetti, stella delicata e verde, anche nell’abito che indossa, spiega dolcemente Non ho l’età per amarti a qualcuno che ha fretta e, soprattutto non ha l’età per uscire sola con lui. Se ne rende conto e a differenza di tante scervellate, non salta oltre la barriera. Voce morbida, antiurlo, finanche troppo fragile per l’udito normale. Emozionatissima, forse non ha potuto dare tutto di sé ma non sono mancate grida di “brava”» (La Stampa, 2/2/1964) • «L’incontrastata pienezza del successo trova la spiegazione in numerosi motivi: la simpatia suscitata dalla candida ingenuità di Gigliola, la bellezza della sua voce, l’intelligenza e la freschezza dell’interpretazione; la perfetta aderenza fra il motivo musicale e l’abito tagliato su misura per la giovinetta vincitrice» (Fasolo) • Gigliola va a Copenaghen e vince anche l’Eurofestival. I danesi la ribattezzano «Ola» • «Il suo personaggio semplice, primaverile è capitato nel momento giusto sulla scena […] Farà presa sui giovanissimi, i quali sono il pubblico più importante per l’industria del disco, perché appartiene al loro mondo, racconta le cose vissute da loro. Ma dovrebbe piacere anche agli adulti, ai “vetusti” come dicono i minori di vent’anni parlando di chi è semplicemente maggiorenne, e commuovere le vecchie signore perché si porta dietro un filo di malinconia. Incominciano per Gigliola Cinquetti i giorni da favola, ma anche giorni spaventosamente difficili perché si tratta di sfruttare un successo imprevisto; dovrà pensare chi le sta intorno a crearle un’attrezzatura adeguata. Solito problema, afferrare tutto quello che capita, pensare al futuro, alle mode cha cambiano, quanto resterà Gigliola Cinquetti sulla cresta dell’onda, è una scoperta duratura o sarà come tanti vittoriosa a sedici anni, bruciata a diciotto, venti, quando gli altri incominciano?» (Vincenzo Buonassisi, Corriere della Sera, 3/2/1964) • «Sui suoi progetti per l’avvenire Gigliola ci ha parlato con il volto ancora bagnato dalle lacrime strappatele dalla commozione del trionfo e della premiazione: "Sì, penso che affronterò la carriera della cantante. Ma non trascurerò la scuola. Voglio conseguire la licenza del liceo artistico”» (Fasolo) • «Che ricordo ha di quei giorni? “Fu una deflagrazione. Un exploit difficile da gestire. In controtendenza rispetto alla narrazione sui cantanti di successo, ho sempre pensato che ciò che conta sia il prima e non il dopo. Quello che precede è decisivo per restare sé stessi e non bruciarsi. È l’anonimato che costruisce le premesse del successo […] Come si fa a non montarsi la testa? “Ma io la testa ce l’avevo già montata” […] Quella volta superò concorrenti come Giorgio Gaber, Milva, Domenico Modugno, Gino Paoli, Pino Donaggio, Bobby Solo: era un altro livello rispetto ai festival di oggi? “Veda lei. È una domanda insidiosa” […] Quando venne comunicato il risultato, Modugno disse che era “una buffonata”, ma due anni dopo volle lei per interpretare Dio come ti amo con la quale vinceste. Come andò? “Aveva 38 anni e io lo ammiravo da tempo. Amavo L’uomo in frac, Notte di luna calante, i pezzi di Rinaldo in campo che ascoltavo in tv. Quando mi fece sentire alla chitarra quel brano lo assorbii subito e riprovandolo lo cantai d’un fiato. La mia casa discografica, la Sugar, voleva dissuadermi perché temeva che la sua personalità mi schiacciasse, ma io tenni duro”» (Caverzan) • «Quando ha capito che la sua vita sarebbe cambiata? “A Milano con mia sorella: per girarsi a guardarmi gli automobilisti tamponavano. A casa il telefono squillava sempre”» • «La popolarità è scioccante, come lo era il festival col suo circo» • «Il trionfo di Non ho l’età mi ha portato a diventate una specie di avventuriera» • Ora suo papà la accompagna alle tournée: «“Quando invece si trattava di salire sull’aereo per andare in altri continenti diceva a mia madre: ‘Vaghe tì’”. E lei? “Mi accompagnava. Nel 1965 affrontammo una tournée di 30 spettacoli in altrettante città del Giappone. Eravamo isolate linguisticamente, culturalmente e anche gastronomicamente. Quando tornammo eravamo come Charles Lindbergh all’arrivo da una trasvolata. Mia sorella venne all’aeroporto con un thermos di tortellini perché bramavamo mangiare qualcosa di commestibile. Per me quel viaggio è ancora un giacimento di energia”».
Vita privata «Sono affari miei» (lei, quando le si chiedeva se avesse un fidanzato) • «Era uno dei “punti fermi” per gli appassionati della canzone: la Cinquetti non si sposa; prima perché non aveva l’età, poi perché nessun uomo le andava davvero bene. Le furono attribuiti un paio di fidanzati, Vittorio Selmo e Giuseppe Manzini, più che altro erano compagni di escursioni in montagna e di cori alpini accanto al fuoco, e che sono rapidamente scomparsi dalla sua vita. Si parlava anche di un grande “amore segreto” con un dirigente discografico già sposato. Ma in realtà Gigliola Cinquetti sembrava avere nella vita privata quella stessa freddezza, quella stessa mancanza di fuoco che le aveva impedito di diventare una vera star dello spettacolo (aveva tutte le qualità per essere una grande soubrette, dalla voce al fisico alle capacità interpretative, ma le mancava la grinta; alle fatiche di una tournée preferiva la casa veronese di mamma e papa). E a accanto a mamma e papa si pensava che la nostra “zitella d’oro della canzone” avrebbe finito con l’invecchiare, con tanta gente intorno ma senza un amore. Invece, colpo di scena. Gigliola, che era diventato un luogo comune considerare nubile a vita, si è sposata in gran segreto, dopo un fidanzamento di cui nessuno si è accorto» (Corriere della Sera, 19/4/1979) • La sera di venerdì santo del 1979, nella chiesa di santo Stefano a Verona, Gigliola sposa Luciano Teodori, giornalista della Rai di Roma, 28 anni, tre meno di lei. La cerimonia alle dieci e mezza di sera, a parte i genitori e i testimoni, non c’erano invitati • «In quel momento eravamo, io, mio marito Luciano, don Luigi, mia sorella e uno sconosciuto che fungeva da testimone neutro. Avevo vissuto tanti anni in giro per il mondo e vita privata zero. Per questo ho deciso di sposarmi in gran segreto. Non volevo fotografie. Le foto esistono nel cuore e nella mente» • Due figli: Costantino, architetto; Giovanni, giornalista. «Io mamma severa? Sicuramente ho riproposto qualcosa di mia madre. Io però al massimo minaccio schiaffoni, mentre mia madre li dava».
Tivù Luciano Teodori, il marito, schedato in Rai come uno del giro di Giovanni Minoli e considerato un catto-prodiano. «Una coppia formidabile. Sfornano trasmissioni a volontà. Lui produce, lei conduce. Lui progetta, lei realizza. Lei appare candida come un giglio, anche se vestita con gli abiti seducenti della stilista Chiara Boni. Lui si ritiene astuto come una serpe. La ditta Cinquetti-Teodori manda in onda programmi come Donne. Viaggio nella storia delle donne italiane, su Rainews 24. Oppure Di che sogno sei, su Raisat Extra, dove collabora perfino il figlio Giovanni» (Marco Damilano e Denise Pardo) • Tra le altre cose, partecipa a Portobello (1982) e conduce Elisir • «Però non ha fatto l’attrice. “Ho fatto un paio di film e un po’ di rimpianto ce l’ho, ma sono fatta così, ho fatto parecchie fughe. Ogni tanto scappo”» (Fumarola).
Politica «È ancora di sinistra? “Che domande, certo”» (Fumarola, nel 2017) • Nel 2007 votò per Rosy Bindi alle primarie Pd, nel 2014 la incuriosiva Renzi.
Citazioni Nel 2014 proprio Matteo Renzi, allora 39enne, chiese al Senato di votargli la fiducia citando Non ho l’età, allusione al fatto che per essere eletti lì occorre aver compiuto i quarant’anni. Poi disse che con la sua riforma costituzionale il Senato sarebbe stato abolito.
Censure La canzone interpretata da Gigliola Cinquetti, intitolata e solo per questo rifiutata dalla Rai finché non si svolse il referendum sul divorzio, per non condizionare il voto (in Menico Caroli, Proibitissimo. Censori e censurati della radiotelevisione italiana, Garzanti, 2003).
Giudizi «All’epoca andava Gigliola Cinquetti: se non eri come lei, chi ti prendeva?» (Loredana Bertè)
Curiosità È alta 1 metro e 65, pesa 57 chili • Ha regalato al museo storico di Trento 150 mila lettere scrittele dai suoi fan e 70 vestiti di scena, tra i quali anche quello color verde pastello, che indossò al suo primo Sanremo • A oggi resta la vincitrice più giovane della storia del festival • Nel 2004 non ci andò. Voleva troppi soldi (60 mila euro) • «La sera, quando tutti sono a letto, studio un po’ di giapponese. Non tanto per cantarlo, questo lo faccio già, ma per parlarlo con la gente e sapermi arrangiare» • «Non sono sicura che smartphone, tablet e pc facciano guadagnare tempo. Spesso anzi lo fanno perdere. Ricordo con nostalgia la libertà data dal non essere necessariamente reperibile e controllata continuamente. Ad esempio durante un viaggio» • Le piace lavorare al suo giardino, ha anche degli olivi da cui ricava l’olio • Sua sorella Rosabianca fa la pittrice • «Non ho l’età era legata ai miei 16 anni, ma allora non mi faceva né caldo né freddo. Le emozioni me le dà adesso, quando in un teatro di Tokio 2.000 persone me la cantano in coro. Il nostro mestiere è così: a volte trasmetti un’emozione che poi ti ritorna centuplicata. Il pubblico ha molto potere quando dice la sua opinione, anche se va contro la tua».
Titoli di coda «Oggi che rapporto ha con l’età e con il tempo? “Proprio a me lo chiede?”. A chi se non a lei? “Ma con me è come parlare di corda in casa dell’impiccato” (ride)» (Caverzan).