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 2020  gennaio 02 Giovedì calendario

Serie A, il rapporto tra soldi spesi e punti conquistati

Quanto costa un punto? Sudore e fatica, certo, ma anche quattrini. Quanti? A volte un mucchio, a volte meno. Dipende, soprattutto, dall’abilità dei dirigenti. Dalla capacità di far quadrare conti e progetto tecnico, come si dice adesso. È una classifica nella classifica, quella del rapporto costi-benefici. Troppo spesso sottovalutata. Eppure così veritiera, perché inchioda giocatori e club alle proprie responsabilità. O forse semplicemente viene sottovalutata proprio perché molto veritiera. 
Qui vince non chi spende meno, né chi vince di più, ma chi spende meno e vince lo stesso. Come l’Atalanta del presidente Antonio Percassi. Che, non a caso, nella vita si occupa proprio di commercio. È indiscutibilmente lui il campione d’inverno del business pallonaro: 5° posto in classifica a fronte del 13° monte ingaggi del campionato. Ognuno dei 31 punti conquistati dalla Dea è costato in media poco più di mezzo milione di euro. Un affare. «Sognare sì, ma sempre con i piedi ben piantati per terra, da bravi bergamaschi» ripete sempre il patron nerazzurro, un manager che come nessun altro in Italia sa abbinare la conoscenza calcistica maturata negli anni in cui giocava professionista proprio nell’Atalanta con la tecnica imprenditoriale affinata in anni di successi aziendali. 
Nessuno ha fatto meglio di lui in serie A. Sul podio ci sono il sorprendente Parma del brillante d.s. Faggiano (600 mila euro a punto) e il Verona del presidente Setti (650 mila) che ha saputo costruire una squadra completa a prezzi da discount. Parecchio remunerativa anche la gestione Lotito, che per la sua Lazio che ormai sogna in grande spende un milione per ogni punto. Merito dell’abilità di scouting e di negoziazione del suo uomo mercato, Tare. Alla Juventus, per intenderci, ogni punto è costato 3,5 milioni. 
Il monte ingaggi dei bianconeri sfiora i 300 milioni lordi, oltre 60 dei quali solo per pagare lo stipendio di Cristiano Ronaldo. Ogni gol di CR7 finora in stagione è costato 3 milioni lordi. Va però detto che nel caso di Madama il giro d’affari è completamente diverso, differente è proprio la dimensione. Il club degli Agnelli ha ricavi enormi (621,5 milioni di introiti a bilancio nel 2018-19) e quindi obiettivi altrettanto ambiziosi che vanno inevitabilmente oltre il campionato. Il rapporto costi-benefici riguardo al campionato italiano è però lì da vedere. Ed è un dettaglio in più che aiuta a comprendere perché alla Juve lo scudetto ormai non basti più. La caccia alla Champions costa. Un lusso, anzi un’ossessione per pochi. 
Male Milan e Napoli
Un’altra considerazione inevitabile collegata alla Juventus riguarda l’Inter. Che ha stessi punti e stessa posizione in classifica, ma con un budget per gli ingaggi sostanzialmente della metà: 139 milioni lordi per la stagione in corso. Significa che a questo punto, dopo cioè sei mesi, ne sono stati effettivamente spesi una settantina. Ogni punto è costato agli Zhang circa 1,65 milioni di stipendi. Molto meno di quanto hanno speso – meglio: buttato – Milan e Napoli, i due veri grandi fiaschi del campionato. Sul campo e nei bilanci. Rossoneri e biancazzurri hanno rispettivamente il quarto e il quinto monte ingaggi del torneo, 115 e 103 milioni di euro lordi. In classifica sono però entrambi parecchio indietro, ottavo il Napoli e addirittura decimo il Milan, che fra l’altro è nel mirino della Uefa per le violazioni del Fair play finanziario. Qui il costo medio per punto è una sentenza di colpevolezza: 2,7 milioni per Elliott, 2,1 per De Laurentiis. Un disastro il Genoa di Preziosi: 1,8 milioni ed è ultimo in classifica. Spendere per perdere. Sembra una battuta. Invece succede.