La Stampa, 30 dicembre 2019
Ultime su Schumacher
Sei anni senza vedere Michael Schumacher. Sei anni dall’incidente in Francia sulle nevi di Meribel in un sereno pomeriggio con gli sci. È il 29 dicembre 2013, le prime notizie sono rassicuranti: una caduta, un leggero trauma cranico, è ricoverato a Grenoble ma cosciente. Poi, con il passare delle ore, la verità: il più grande campione della Formula 1 è stato operato al cervello, è in rianimazione e le sue condizioni sono gravissime.
Stavolta non c’è la storica portavoce e manager Sabine Kehm a rispondere, e soprattutto a filtrare le voci fuori controllo che in un attimo fanno il giro del mondo. Non c’è perché sta viaggiando in aereo, e quando atterra il telefonino sembra impazzire di messaggi. La cronaca la raccontano i medici francesi, prima in un breve bollettino medico, poi in una conferenza stampa. Schumacher è caduto mentre affrontava un breve percorso fuori pista e ha battuto la testa contro una roccia. Malgrado indossasse il casco ha diffuse emorragie cerebrali e viene operato una seconda volta nella notte. Le sue condizioni si stabilizzano: uscirà dal coma indotto e sarà trasferito a Losanna, a una trentina di chilometri dalla sua magione a Gland, sul Lago Lemano, e comincerà la riabilitazione.
Il 3 gennaio compirà 51 anni
Il grande interrogativo non è più sulla sua sopravvivenza, ma sui danni al cervello. Tornerà a parlare, pensare, camminare? Si farà vedere di nuovo in pubblico? Alla seconda domanda la risposta per adesso è no. Da sei anni siamo senza una notizia chiara sulle sue condizioni. Ha gli occhi aperti, sembra riconoscere i suoi cari e trascorre le giornate su una sedia a rotelle. Gli fanno annusare i fiori o ascoltare il rombo di una Formula 1, gli parlano e lo proteggono da sguardi indiscreti (qualcuno ha tentato di riprenderlo utilizzando dei droni). Un’équipe di medici, fisioterapisti e infermieri si occupa di lui giorno e notte e qualche progresso c’è stato. «È nelle migliori mani possibili e stiamo facendo di tutto per aiutarlo, vi preghiamo di comprendere che stiamo seguendo le volontà di Michael nel mantenere riservato un argomento delicato come la salute», è il messaggio che la moglie Corinna è stata costretta a ripetere tante volte in questi anni.
Schumacher, che il 3 gennaio compirà 51 anni, è il pilota più vincente nella storia della Formula 1. Ha un record di sette titoli mondiali, di cui cinque consecutivi ottenuti al volante della Ferrari. È stato per un paio d’anni lo sportivo più pagato del mondo, con un ingaggio annuo di 60 milioni di euro: un patrimonio che gli garantisce oggi un’assistenza continua e le migliori terapie a disposizione. L’estate scorsa è stato ricoverato all’ospedale Georges Pompidou di Parigi, specializzato nel trapianto di cellule staminali. Di nuovo la famiglia ha chiesto il riserbo, però qualche indiscrezione ha superato la cortina che protegge l’ex pilota. Il quotidiano Le Parisien ha riportato una conversazione tra medici: «È nel mio reparto, posso assicurarti che è consapevole e cosciente». Poche parole che alimentano tante speranze.
«Keep fighting», continua a lottare, è diventata una pagina facebook e una fondazione benefica. La frase risale agli anni felici di Schumi. «Ho sempre creduto che non devi mai arrenderti – disse in un momento di difficoltà -, ma continuare a lottare fino a quando ti resta una minima chance».
L’eredità di Mick
La famiglia è rimasta unita: Corinna ha allestito una miniclinica nella residenza di Gland, per consentire al consorte di ricevere tutte le cure a casa, condivide la passione per i cavalli della figlia Gina Maria e segue con discrezione la carriera dell’altro figlio, Mick jr, che corre in Formula 2 e fa parte della Driver Academy della Ferrari. Mick sciava con papà, in quel maledetto 29 dicembre, e ha assistito al dramma.
Fino a quel giorno era la famiglia perfetta, dal 2013 è una famiglia che affronta e protegge ogni giorno il proprio calvario. Poche persone hanno accesso alla casa. Una di queste è Jean Todt, oggi presidente della Federazione internazionale dell’automobile, grande amico dai tempi in cui lavoravano insieme in Ferrari. «Lo vado a trovare ogni volta che posso, ho visto con lui il Gran premio del Brasile», ha riferito un mese fa l’ex ad del Cavallino. Ma la domanda «come sta?» cade nel vuoto. «Molti piccoli pezzi possono formare un enorme mosaico», sono le ultime parole di Corinna.