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 2019  dicembre 30 Lunedì calendario

Storia delle scarpe dalla presitoria a oggi

L’arte del calzolaio è una scienza» (Platone). «Ogni scarpa una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo». (Nanni Moretti). «La suola rossa delle mie scarpe è come un fazzoletto che una donna elegante lascia cadere se ha visto un uomo che la attrae». (Christian Louboutin).
Che siano décolleté tacco 12 o ballerine raso terra, stivaletti imbottiti o sandali gioiello non conta. Basta riconoscere che le scarpe non sono un accessorio, ma un oggetto con forte valenza sociale che trascende se stesso diventando feticcio, simbolo, dichiarazione d’intenti, e, sempre più spesso, oggetto di culto. Al punto che gli americani hanno coniato il termine shoeaholic, che l’Urban Dictionary definisce così: «persona (più facilmente donna, ndr) che possiede più di 60 paia di scarpe». Mentre il quotidiano Daily Mail ha rivelato che il 92% delle lettrici intervistate ricorda le prime scarpe acquistate i mentre solo il 63% il ragazzo cui ha dato il primo bacio. Ricordi selettivi, per donne che in una vita, mediamente indossano 434 paia di scarpe. Ma quello che molte signore innamorate dell’ultimo sabot di Manolo Blahnik o del nuovo sandalo abbraccia-caviglia di René Caovilla, scopriranno con piacere è che già Cleopatra amava le scarpe supersexy, e che l’antenato dell’infradito più femminile venne sfoggiato per la prima volta dalle cortigiane dell’antica Grecia. Particolare civettuolo: sulle suole avevano piccoli chiodini in grado di lasciare sul selciato un’impronta stile Pollicino, un piccolo Gps ad appannaggio degli ammiratori. Tutto ciò, e molto altro, si racconta nella mostra Ai piedi degli dei a Palazzo Pitti a Firenze: l’arte della calzatura tra antica Roma, cinema colossal e moda contemporanea» curata da Caterina Chiarelli e Fabrizio Paolucci. Un viaggio che durerà sino al 19 aprile 2020 che unisce cultura, costume e moda tenuti insieme con lacci sottilissimi e resistenti come quelli di un paio di Church’s.
Partendo dall’assunto che la foggia e la qualità della calzatura è sempre stata una «doc» sociale, a Palazzo Pitti si raccontano gli infiniti ruoli che la calzatura ha assunto in Occidente dalla notte dei tempi a oggi. In mostra 80 opere in parte fornite da importanti musei di antichità fra cui il Louvre. Si parte dalla preistoria di lacci e tomaia, con le robuste caligae dei soldati romani e i raffinati calzari dell’aristocrazia romana. A fianco di questi esemplari che risalgono a un periodo fra il V secolo a.C e il IV dopo Cristo, per aggiungere magia alla storia le riproduzioni spettacolari di scarpe che hanno calcato la scena di colossal e film «peplum». Come i sandali indossati da Liz Taylor-Cleopatra, i calzari di Charlton Heston-Ben Hur, quelli indossati dal gladiatore Russel Crowe, fino alle calighe dell’Alexander-Colin Farrell. Esemplari storici accanto ai modelli iconici dei grandi stilisti: Pucci, Ferragamo, Yves Saint Laurent.
«La scarpa, si sa, non è solo un accessorio - spiega Fabrizio Paolucci - è un pezzo d’abbigliamento che racconta da sempre tutto della persona che lo indossa: sesso, condizione economica, classe sociale, lavoro. E il fine di questa esposizione è quello di restituire alla scarpa il suo ruolo di prezioso documento del gusto e della tecnica del mondo greco-romano».
Ecco perché si è scelto di far dialogare l’antico con il contemporaneo: calzature di Cèline, René Caovilla e Donna Karan sono esposte a fianco di archeo-scarpe, come quelle che secondo Cicerone ( sua la frase mutavit calceos) rivelavano un cambiamento di rango, come fra senatori e patrizi. Secondo il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, il catalogo di questa mostra segnerà l’inizio di un grande interesse per una nuova scienza: la «calceologia». Lo dice con la razionalità dell’uomo tedesco che da sempre sceglie belle scarpe italiane.