la Repubblica, 31 dicembre 2019
Tutti contro Amadeus per colpa di Rula Jebreal
Un titolo come “Rivolta sovranista contro Amadeus” sarebbe da antologia della satira, invece è diventato realtà e la questione rischia di rallegrare ulteriormente, o deprimere idem, il Capodanno di molti. La vicenda è social-nota, parte da un’indiscrezione del sito Dagospia: e vede Amadeus, direttore artistico e conduttore del prossimo Sanremo, che incontra in un hotel di Milano Rula Jebreal, giornalista con lontano passato santoriano nei talk, palestinese con cittadinanza israeliana, attivista su vari fronti progressisti e bersaglio, nei talk medesimi, di epici attacchi da politici di destra. L’idea: farla diventare una delle dieci ragazze che posson bastare ad affiancare via via Amadeus nelle serate del Festival. La Jebreal, si dice, la prende bene e la cosa diventa possibile (in realtà pare che sia stato tutto piuttosto casuale, a partire dall’incontro tra i due e tutto, soprattutto, ancora da decidere). Ma il boccone è diventato subito ghiottissimo: prima i quotidiani di destra che hanno rilanciato l’indiscrezione, subito dopo le prime bordate social contro la giornalista. Accusata di varie nefandezze passate, tipo aver scritto un articolo per il Guardian nel quale definiva fascista l’Italia e razzisti gli italiani, o di aver rilanciato fake news antirazziste, o di essere assai antipatica fino all’accusa fatale: non c’entra niente con la musica – che se fosse dirimente avrebbe decimato negli anni l’intera rappresentanza di ospiti. La battaglia si è ovviamente trasferita sui social dove restano, memorabili, le parole accusatorie di tipi come Daniele Capezzone e altri sodali appunto sovranisti. Più i moltissimi seguaci anonimi, che hanno però risvegliato la contraerea di chi la pensa all’opposto: e lo scontro – come sempre a somma zero – è andato avanti a lungo e non ha l’aria di finire presto. In più, i consiglieri Rai di Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno espresso pesanti perplessità. Tutta pubblicità per Sanremo? Forse. Qualcosa fa pensare che Amadeus una bufera simile se la sarebbe evitata volentieri (come ne uscirà, ora?). Mentre all’orizzonte compare l’inquietante ipotesi di veder rilanciato il Sanremo come specchio del paese, stavolta spaccato a metà e dedito all’invettiva berciante, perenne e quotidiana a parti contrapposte.