la Repubblica, 1 gennaio 2020
La lettera di Paolo Genovese ai genitori di Gaia e Camilla
ROMA – Quattro giorni fa il regista Paolo Genovese aveva chiesto alle famiglie di Gaia e Camilla la possibilità di incontrarle. Lo aveva fatto in punta di piedi, dopo essersi consigliato con l’avvocato che assiste il figlio Pietro, Gianluca Tognozzi. Era un modo per far sentire la sua vicinanza ai genitori delle due studentesse di 16 anni romane travolte dal suv del figlio ventenne la notte del 22 dicembre mentre, mano nella mano, attraversavano corso Francia. «Il regista avrebbe voluto un incontro, ma emotivamente non era il momento adatto, abbiamo risposto che una lettera sarebbe stata la benvenuta», aveva spiegato il penalista Cesare Piraino, difensore dei genitori di Camilla Romagnoli.
Così ieri, negli studi degli avvocati che assistono le giovani sono arrivate due lettere. Mittente: Paolo Genovese. «Non l’abbiamo ancora aperta – ha spiegato Piraino – è arrivata in studio, lo confermo, ma verrà recapitata nei prossimi giorni. La famiglia ha accolto favorevolmente la notizia». Stessa risposta dall’avvocato Giulia Bongiorno della famiglia di Gaia Von Freymann: «A tempo debito saranno forniti dettagli, ora ancora non possiamo parlare». Persino il difensore di Genovese, su espressa richiesta del regista, non lascia trapelare nulla sul contenuto delle missive. «È un gesto di dolore troppo privato, troppo intimo per poter essere raccontato».
Persone vicine al regista sanno che quelle due missive, identiche, sono il frutto della sofferenza di un uomo, di un padre che non intende sottrarsi ad alcuna responsabilità. Né, scrivendo, cerca clemenza, sconti di pena, trovare una conciliazione giudiziaria. Per come lo conoscono le persone del suo entourage familiare, Paolo Genovese ha solo una cosa a cuore: far sentire alle mamme e ai papà delle quasi coetanee del figlio che il loro dolore è condiviso.
Genovese non si aspetta che nulla cambi a livello processuale: la freddezza di atti e consulenze e perizie che entreranno a far parte del dibattimento non hanno nulla a che vedere con questa lettera che mai verrà inviata alla procura per finire in un fascicolo. La guerra giudiziaria per arrivare a condanna e risarcimenti danni seguirà il suo corso in un’aula. Fuori da lì la pace e il perdono possono aiutare, forse, tutti a sopportare un gigantesco dolore che soltanto il tempo lenirà. È solo questo il senso delle lettere.