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 2019  dicembre 30 Lunedì calendario

Mercenari

La sera del 27 dicembre, la base militare irachena Kaywan (K-1), nel governatorato di Kirkuk, che ospita i militari della coalizione anti-Isis, è stata colpita da una serie di razzi: nell’attacco sono rimasti feriti diversi soldati americani e un contractor civile è morto. A diciotto anni dall’inizio della guerra in Afghanistan, e a 16 dall’intervento in Iraq, l’America continua a impiegare in Medioriente circa 50 mila contractor privati, 49.652 secondo i dati del Centcom, il comando militare responsabile della regione, la metà dei quali tra Afghanistan, Siria e Iraq. Di questi, solo 20 mila circa sono americani: le compagnie private tendono a ingaggiare personale locale perché costa meno. Dall’inizio degli anni 2000, l’uso di contractor privati è cresciuto ovunque nel mondo, in America, in Russia, in Cina, negli Emirati, in Africa. Cinesi e russi La Cina ha cominciato a ingaggiare contractor per proteggere gli investimenti della nuova Via della Seta che attraversa Paesi caratterizzati da instabilità politica o problemi di sicurezza. Ci sono circa 5 mila società di sicurezza private cinesi registrate, e circa 3 mila agenti privati di sicurezza cinesi in Stati come l’Iraq, il Sudan, il Pakistan. Parallelamente è cresciuto l’impiego nelle zone di conflitto di veri e propri mercenari, con conseguenze imprevedibili e rischi molto alti per i soldati regolari e per i civili. Le compagnie militari private hanno contratti regolari con i ministeri della Difesa e sono sottoposte alle leggi internazionali e locali: per l’omicidio di 17 civili inermi a Falluja in Iraq nel 2007 quattro operativi della Blackwater, il principale contractor del governo americano, sono stati condannati e la società ha dovuto cambiare le sue regole interne. Le aziende che gestiscono mercenari armati come la russa Wagner, vicina al Cremlino e ai servizi segreti militari russi, invece non rispondono a nessun governo e a nessun tribunale. «Costano meno, non impegnano formalmente uno Stato ma consentono a uno Stato di perseguire i propri obiettivi strategici, che è quello che sta facendo la Russia con la Wagner in Libia a sostegno di Haftar», dice Claudio Bertolotti, ricercatore dell’Ispi e direttore di Start Insight. Russi contro americani A febbraio dello scorso anno, uno scontro armato tra mercenari e truppe regolari ha rischiato di far esplodere un conflitto diretto tra Russia e Stati Uniti, in Siria. Per quattro ore, i militari americani hanno fronteggiato 500 mercenari russi della Wagner che avevano attaccato l’impianto petrolifero di Conoco, nei pressi di Deir al Zour. Decine di mercenari sono stati uccisi, ma non ci sono cifre ufficiali. La Wagner ha schierato mercenari in Siria, in Ucraina, ora in Libia, ha inviato consulenti e addestratori nella Repubblica Centrafricana. «Le aziende come Blackwater sono pittoresche rispetto al gruppo Wagner e ad altri mercenari contemporanei», ha scritto in un recente saggio per la National Defence University, Sean Mcfate, ex militare, docente alla Georgetown University e uno dei principali esperti internazionali di guerre private. «Non abbiamo un quadro giuridico o norme per affrontare con competenza questo problema». Il giro d’affari Nessuno sa veramente quanti miliardi di dollari girino nel mercato delle private military companies, meno ancora in quello dei mercenari: nel 2016 l’organizzazione britannica War on Want aveva stimato il giro d’affari tra i 200 e i 400 miliardi di dollari. Tra il 2007 e il 2012, per dare un’idea, l’America ha speso circa 160 miliardi di dollari in private security contractors, che sono più “convenienti” dei soldati regolari. L’agenzia indipendente The Congressional Budget Office ha calcolato «che un battaglione di fanteria in guerra costa 110 milioni di dollari all’anno, mentre un’unità militare privata 99 milioni».