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 2019  dicembre 30 Lunedì calendario

Un’orchestra di strumenti di ghiaccio

Stradivari andava da Cremona ai boschi di Paneveggio per trovare il legno ideale per i suoi violini. Dal New Mexico Tim Linhart è salito ai tremila metri del ghiacciaio Presena perché lì c’è la materia con cui fabbrica i suoi strumenti: il ghiaccio.
Sopra il passo del Tonale, a cavaliere della val di Sole e la Valcamonica, sta costruendo sedici tra violini, viole, violoncelli, contrabbassi è chitarre: è l’orchestra dell’Ice Music Festival, che in cinquanta concerti dal 4 gennaio al 29 marzo accompagnerà artisti jazz, folk, pop e classici quali la Bandabardò (per l’inaugurazione), Elio delle Storie Tese, il violinista Massimo Quarta o il «puparo» Mimmo Cuticchio. «Non scolpisco blocchi di ghiaccio, lavoro come un vero liutaio, semplicemente le superfici con cui creo le casse armoniche di violini e violoncelli sono di ghiaccio e non di legno. Scavo le “effe” con un uncino da dentista». Sembra impossibile lavorare con lastre di ghiaccio di pochi millimetri, «invece ho anche iniziato a inserirvi milioni di bollicine d’aria perché siano più flessibili e suonino meglio». Scultore, liutaio e «un po’ dottor Frankenstein! Ogni cosa nel mondo è fatta d’acqua, se c’è acqua c’è vita e quando l’acqua si ghiaccia la vita si ferma; ma con l’orchestra sono riuscito a dare vita al ghiaccio».
L’apprendista stregone del ghiaccio ha trovato la formula magica dopo un lungo percorso: «Vengo dal New Mexico, ma adoro il freddo e l’inverno; ne ho trascorsi 22 in una località sciistica del Colorado dove ho imparato a usare neve e ghiaccio per creare angeli e putti musicanti, renne danzanti e Pegaso alati. Poi per caso un amico liutaio mi chiese di costruire un violino gigante tutto di ghiaccio tranne le corde; le tirai troppo e il violino esplose».
Il progetto
È stato scavato
nella neve un locale
da 200 spettatori per evitare lo scioglimento
Fu un punto non solo di rottura ma di non ritorno: «Quel suono mi rendeva inspiegabilmente felice, poi capii: questi strumenti sono fatti di acqua esattamente come noi, semplicemente in loro è ghiacciata mentre in noi è allo stato fluido. Questa connessione fisica apre le porte a una connessione spirituale, e il fine del mio lavoro è innalzare lo spirito di chi ascolta». Per vincere le leggi di natura, Linhart ha dovuto creare anche un suo mondo magico dove questi strumenti possano vivere: «Il pubblico o l’alito del musicista creano calore e possono sciogliere lo strumento. In un Ice Hotel svedese avevo costruito un organo di ghiaccio a 57 canne per festeggiare il compleanno della regina, ma con le luci e la folla che vi si radunò attorno la temperatura salì a 12 gradi e l’organo si sciolse in un amen. Per questo ho progettato anche l’Ice Dome, dotato di un palco centrale da cui salgono le due scalinate dove si siedono fino a 200 spettatori: è tutto di neve e ghiaccio, così né la gente né l’illuminazione alterano la temperatura». Aveva realizzato anche una versione trasportabile: «Una bolla di plastica refrigerata e ventilata in cui Giovanni Sollima suonava il suo concerto per violoncello di ghiaccio e orchestra, che stava ovviamente fuori. Siamo arrivati fino a Palermo, poi lì abbiamo gettato il violoncello in mare. All’inizio galleggiava come Mosé nel suo cesto, poi pezzo dopo pezzo iniziò a sciogliersi e affondare come il Titanic, fino a quando rimasero in superficie dei pezzetti di ghiaccio che poi scomparvero del tutto. La grande acqua aveva accettato il sacrificio dell’acqua diventata musica. Mi spogliai, mi misi a nuotare e mi sentii come battezzato, benedetto da quelle acque».