Corriere della Sera, 30 dicembre 2019
I novant’anni di Mario Carraro
Padova Allo scadere di ogni anno, fedele a una promessa fatta, Mario Carraro cambia la foto del suo profilo Facebook. «Con i segni del tempo che passa, fin quando almeno mi sembrerà di non sfiorare il masochismo... – scrive con ironia nel post che accompagna la nuova immagine —. Insomma, dovrei rimpiangere i vent’anni, ma per ora trovo del buono anche nei novanta...». Già, novanta. Classe 1929, quella di Martin Luther King, di Emanuele Severino e, aggiunge lui, di Sergio Romano, «del quale sono grande estimatore». Sopra e sotto il post, nella bacheca dell’ultimo mese, riflessioni quotidiane su quanto accade nel mondo, dalla cronaca alla politica alla finanza, corredati dalla sintesi degli articoli più interessanti del New York Times, dell’Economist e di varie testate italiane. «Ringrazio Internet che mi porta ogni tipo di giornale al mattino…».
Per capirne di più siamo andati a trovarlo. Ma sarebbe meglio dire siamo riusciti ad andarlo a trovare perché per incontrare Carraro bisogna infilarsi fra un impegno e l’altro nella sua storica casa padovana. Premessa: nonostante il probabile primato di novantenne più social d’Italia, parlare di lui rispetto a Facebook può essere depistante. Si tratta infatti del Mario Carraro fondatore del gruppo Carraro, leader mondiale nella produzione di trattori e sistemi di trasmissione per macchine agricole, 3200 dipendenti, 9 stabilimenti in tre continenti. È il decano degli industriali veneti, pioniere dell’innovazione tecnologica e appassionato di letteratura, cinema e musica, che coltiva sfruttando ogni strumento tecnologico. Con Massimo Cacciari è stato anche protagonista di una stagione immaginifica della politica che partorì l’idea di uno sviluppo federalista da sinistra: il movimento del Nordest.
Eccolo, dunque, aprirci la porta di questa insospettabile abitazione neoclassica del centro città. Maglione casual, gli occhiali delle foto, un saluto sbrigativo: «Si accomodi lì che arrivo, scusi ma sono appena tornato dalla piscina...». Cinque minuti e torna con l’iPad. «Piano che striscia il tavolo con quel portatile». Carraro non ti guarda. Ti studia. «Lei ha l’età giusta per leggere Montaigne, le può servire». Accende il computer, clicca e apre la mazzetta dei giornali digitali. «Ce l’ha questo? Instapaper, utilissimo, guardi qua..., puoi selezionare, compattare, inviare...».
La giornata tipo di Carraro prevede la sveglia alle sei del mattino. «Fortunatamente non ho bisogno di dormire molto, è sempre stato così per me. E poi non amo la vita mondana, non l’ho mai amata, sono Cavaliere del Lavoro ma non frequento le loro cene e non sono iscritto ai noti club…». Lui ama informarsi e informare postando foto e commenti per lanciare il dibattito in rete. Come quello sugli studi di matematica che vede primeggiare l’Oriente o quello sugli scontri a Bagdad o su una desolata scuola media in Venezuela. «Ho 1330 follower e circa 5 mila amici, a volte mi fermano per strada...».
Letti i giornali tocca alla piscina, naturalmente privata. «Mille metri, 40 vasche tre volte alla settimana, d’estate tutti i giorni. I sei mesi “estivi” all’aperto, anche con acqua freddina, e i sei “invernali” al chiuso. Mentre nuoto posso pensare ad altre cose, appuntamenti, programmi. Non è facile sa, si fa fatica alla mia età. Ma il dottore mi ha detto che fa bene e ho raccolto». Pranzo fisso alle 12 con la moglie, 64 anni di matrimonio e tre figli, ai quali ha passato il testimone. Il pomeriggio è dedicato soprattutto ai libri. «Uso Kindle, fantastico... non capisco la diffidenza degli amici per questa applicazione che ti consente di sottolineare, organizzare, archiviare le tue note… e non pesa».
Alla fine di ogni anno cambio la foto del mio profilo online. Dovrei rimpiange-re i vent’anni, ma per ora trovo del buono anche nella mia età. Ringrazio internet, che mi porta ogni tipo di giornale al mattino
Ma non lo scopriamo noi il Carraro tecnologico. Fu lui un precursore della posta elettronica Ibm in azienda. E sempre lui è stato il primo capitano d’industria italiano a chiamare negli anni ‘90 il direttore generale di Yahoo a parlare a dirigenti e quadri del futuro di Internet. «Tu stai dando troppa importanza a questa cosa», gli dicevano i colleghi di Confindustria Veneto che all’epoca presiedeva. «Penso che oggi l’Italia stia scontando la sufficienza con la quale si affrontava internet allora».
Sempre in quegli anni non si fece sfuggire i primi libri su Amazon. «Da noi non c’era ancora ma si potevano acquistare in America. Bezos li vendeva con lo sconto del 40%. Prendevo anche Dvd, tutti in lingua originale».
Squilla il telefono, risponde. «Vengo, vengo». Riprende il filo del discorso e si blocca su un nome che non gli viene. «Purtroppo oltre all’udito sto perdendo i nomi ma sono ancora forte coi numeri», e mentre lo dice ti parla del professor Giavazzi, di Martin Wolf, di Lucrezia Reichlin... «L’amico Giavazzi nel Duemila parlava dell’esigenza di chiudere Confindustria. È ancora lì».
Ora segue con interesse il movimento delle Sardine, che appoggia. «Uno dei vantaggi dell’età è la libertà e io a questi ragazzi do un consiglio libero: andate avanti ma da soli, non fate entrare i grandi. Dovete rimanere freschi come le sardine appena pescate. Anni fa a Malaga, ristorante in riva al mare, mi spiegarono che le sardine hanno 24 qualità, ma ne perdono una all’ora. Voi le avete, fate presto, non perdetele. Se vogliamo un’Italia nuova serve qualcosa di fresco, di incontaminato. Ci vuole qualcosa di rivoluzionario, accompagnato da uno sviluppo forte della scuola a partire dalle elementari. Perché c’è il 5G che avanza, c’è l’intelligenza artificiale, c’è il resto del mondo che corre e noi siamo indietro, dobbiamo recuperare. Forza ragazzi, per non finire con Nanni Moretti in un “girotondo”. Potete essere voi a salvare questo nostro Paese, che amo nonostante tutto»
Si scalda, gesticola, scuote la testa. Un vulcano. Il segreto di questo ragazzino di 90 anni? «Forse la fortuna». Un consiglio ai giovani? «Informatevi più che potete e abbiate sempre l’umiltà di ascoltare per prendere il meglio da tutti. Io l’ho imparato da Montaigne. Attenzione, umiltà non significa modestia». Risuona il telefono. «Ora devo proprio correre». Lo aspettano gli Amici della musica. «Il direttore Juvarra prende il sigillo della città, devo esserci».
Chiude le app, si alza veloce, sgambetta verso la porta. Con una mano tiene l’iPad, con l’altra saluta. Deve correre.