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 2019  dicembre 31 Martedì calendario

Ritratto di Svante Thunberg, il papà di Greta

Forse la grandezza di Greta è da cercare nella normalità del padre, Svante Thunberg che in un’intervista alla BBC ha raccontato come ha vissuto l’evoluzione di sua figlia da bambina problematica a icona della salvezza del pianeta. Per le sue due figlie ha un sogno «normale»: vederle felici. Quindi, dimenticatevi la versione al maschile di Anna Magnani in «Bellissima», il film di Luchino Visconti che racconta di una madre tigre che spinge la figlia bambina verso la fama.
Svante è un padre «delfino» travolto anche lui dall’effetto Greta. Orgoglioso di lei per avere smosso le coscienze sul tema ecologico. Preoccupato per le fake news e l’odio che suscitano. Con la speranza che riprenda la sua vita da adolescente tornando sui banchi di scuola. Angosciato quando ha visto la sua bambina cadere nella depressione: rifiutava di parlare e anche di mangiare. «Il peggior incubo per un genitore». Quattro lunghi anni. Per aiutarla i genitori hanno deciso di trascorrere più tempo con lei: «Ho due figlie e sono tutto ciò che conta per me». Fino alla svolta, quando l’ha vista impegnata nella causa ambientale davanti al Parlamento svedese e trascinare con lei i coetanei del resto del mondo con i «Fridays for future». E poi anche le altre generazioni. All’inizio, in verità, «pappa» (papà) Svante pensava «fosse una cattiva idea» soprattutto perché questo comportava saltare la scuola. E quando è andato con lei a New York attraversando in barca l’Oceano giura di averlo fatto «non per salvare il clima» ma per salvare sua figlia. La gioia per Greta che acquista forza e ritrova la voglia di vivere più che gioia per una figlia che sta diventando una star mondiale. Nessuna pressione, nessuna aspettativa, nessuna protezione eccessiva verso questa ragazzina che ha dato il giusto significato all’aggettivo «diversa» (come sinonimo di «ricchezza») anche prima della diagnosi della sindrome di Asperger che le permette di «vedere le cose fuori dagli schemi».
«Quando avrà 17 anni potrà viaggiare da sola», dice Svante. Perchè in Svezia è normale lasciare andare i figli, permettergli di inseguire i sogni e anche di sbagliare. «Sarà grandioso». Normale anche in questo, nel non accorgersi che Greta è già andata «via». Non sarà possibile recuperare il tempo e vederla di nuovo sui banchi di scuola.