https://www.lettera43.it/famiglie-italiane-single-istat/, 30 dicembre 2019
Le famiglie italiane sono sempre più piccole
Le famiglie italiane si moltiplicano, ma sono sempre più piccole. Perché molti giovani che vanno a vivere da soli lo fanno senza un partner e senza generare dei figli.
UN TERZO DEI NUCLEI È COMPOSTO DA UNA SOLA PERSONA
Gli ultimi dati demografici Istat raccontano che i nuclei hanno raggiunto quota 25 milioni 700 mila. Ma il numero medio dei componenti è passato da 2,7 (periodo 1997-1998) a 2,3 (periodo 2017-2018), soprattutto per l’aumento dei single. Nel giro di 20 anni le cosiddette famiglie unipersonali sono cresciute di oltre 10 punti percentuali: dal 21,5% al 33%. E corrispondono ormai a un terzo del totale.
OLTRE IL 60% DELLE FAMIGLIE È FORMATO DA UNO O DUE COMPONENTI
Entrando nei dettagli, nel biennio 2017-2018 le famiglie sono aumentate di 200 mila unità rispetto al biennio precedente e di oltre quattro milioni rispetto a 20 anni fa. Il boom di quelle unipersonali è andato in parallelo alla diminuzione delle famiglie numerose, con cinque e più componenti, che oggi raggiungono appena il 5,3%. Complessivamente, le famiglie di uno o due componenti rappresentano oltre il 60% del totale, mentre quelle di almeno quattro componenti sono appena il 20,4%.
POCO PIÙ DEL 60% DEI GIOVANI VIVE CON I GENITORI
Tra le tipologie familiari, a registrare l’incremento maggiore sono le famiglie senza nucleo, quelle cioè in cui componenti non formano alcuna relazione di coppia o di tipo genitore-figlio, e che per la quasi totalità sono costituite da persone che vivono da sole. Le coppie con figli, che rappresentano la tipologia familiare più numerosa, ma anche quella che ha fatto registrare la maggior diminuzione negli ultimi anni, sono il 33,2% del totale; le coppie senza figli sono il 20,1% e una su dieci è un nucleo monogenitore, prevalentemente di madri sole (8,1%). Per quanto riguarda poi i giovani tra i 18 e i 34 anni, poco più del 60% vive ancora con uno o entrambi i genitori.
MAI COSÌ POCHE NASCITE
Non sorprende quindi che il 2018 abbia segnato un nuovo minimo storico delle nascite dall’Unità d’Italia: appena 439.747. Il numero dei decessi, al contrario, è diminuito a 633.133. Allo stesso tempo continua a salire l’aspettativa di vita media alla nascita, che si attesta su 80,8 anni per gli uomini e su 85,2 anni per le donne. Siamo, in altre parole, «uno dei Paesi più vecchi al mondo, con 173,1 persone con 65 anni e oltre ogni cento persone con meno di 15 anni al primo gennaio 2019».
GLI STIPENDI TORNANO A CRESCERE
Qualche buona notizia arriva invece dal fronte economico. Nel 2018 gli stipendi sono tornati a salire: una crescita che mancava da quasi un decennio, ma che è dovuta principalmente agli aumenti nel settore pubblico. Le retribuzioni contrattuali orarie segnano globalmente un incremento dell’1,5%, e il contributo maggiore deriva dagli aumenti retributivi per la quasi totalità dei dipendenti pubblici (+2,6%), dopo il blocco che andava avanti dal 2010.
DISEGUAGLIANZE PIÙ FORTI NELLE CITTÀ PIÙ RICCHE
All’aumentare del reddito familiare, tuttavia, si acuiscono anche le diseguaglianze. I comuni al centro delle aree metropolitane più grandfi registrano sia il più alto reddito netto medio familiare, sia il più alto rapporto di diseguaglianze. Andamento opposto per i comuni fino a 50 mila abitanti, che si caratterizzano per avere il reddito più basso accompagnato dalle diseguaglianze più ridotte. La regola non vale però per il Nord-Est, caratterizzato dal reddito netto medio familiare più elevato: 41.019 euro, rispetto ai 36.293 dei residenti in Italia. Qui però si osserva una diseguaglianza dei redditi più bassa rispetto ad altre zone.