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 2019  dicembre 30 Lunedì calendario

Biografia di Sir Anthony Hopkins


Sir Anthony Hopkins, nato nel villaggio di Margam, sobborgo di Port Talbot, sulla costa meridionale del Galles, il 31 dicembre 1937 (82 anni). Attore. Ha lavorato per il cinema, il teatro e la televisione • «Il più grande attore britannico di tutti i tempi. L’indimenticabile interprete del Silenzio degli innocenti e di Quel che resta del giorno, due ruoli che lo hanno imposto come una superstar internazionale» (la Repubblica, 18/8/2005) • Tra i suoi film: The Elephant Man (David Lynch, 1980); Il silenzio degli innocenti (Jonathan Demme, 1991, Oscar al migliore attore) e gli altri due episodi della serie di Hannibal Lecter (il sequel Hannibal, del 2001, e il prequel Red Dragon, del 2002); Dracula di Bram Stoker (Francis Ford Coppola, 1992); Quel che resta del giorno (James Ivory, 1993, David di Donatello al miglior attore straniero); Gli intrighi del potere - Nixon (Oliver Stone, 1995); Amistad (Steven Spielberg, 1997); La maschera di Zorro (Martin Campbell, 1998); Vi presento Joe Black (Martin Brest, 1998); Bad company – Protocollo di Praga (Joel Schumacher, 2002); La macchia umana (Robert Brenton, 2003); Alexander (Oliver Stone, 2004); Il caso Thomas Crawford (Gregor Hoblit, 2007); Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni (Woody Allen, 2010); Thor (Kenneth Branagh, 2011) e gli altri due episodi della serie, in cui lui è Odino, Thor: The Dark World (2013) e Thor: Ragnarok (2017); Noah (Darren Aronofsky, 2014); Transformers – L’ultimo cavaliere (Michael Bay, 2017); I due papi (Fernando Meirelles, 2019) • Ha recitato in diciassette episodi della serie tv Westworld (2016-2018) e ha prestato la propria voce come narratore nel Grinch (Ron Howard, 2000) • «Icona di sé stesso e attore su cui si sono sempre incentrate grandi produzioni hollywoodiane» (Serafino Murri, Enciclopedia del Cinema, 2003) • «Di formazione teatrale, si è poi distinto nel cinema per l’espressività di un volto dai lineamenti nobili e arcigni e per la raffinatezza della sua arte, unite ad una assoluta padronanza dei mezzi espressivi che - attraverso il controllo delle emozioni - gli permette di tratteggiare con sorprendente efficacia personalità distorte o represse» (Treccani) • Dal 2000 ha preso la cittadinanza americana. Oltre all’Oscar per Hannibal Lecter, ha vinto un Golden Globe alla carriera, due premi Emmy, tre premi Bafta • «I cattivi possono anche essere affascinanti. Non hanno dubbi né incertezze, sono delle macchine, e credo sia una questione di indole. Lecter (Hannibal), Mefistofele, Faust, Riccardo III, sono personaggi che non hanno dubbi e suppongo che una certa parte di noi vorrebbe segretamente essere come loro, impassibile di fronte alle passioni umane e alla coscienza. Ci sono persone così nel mondo, gente che non ha né coscienza né sentimenti. Non che ci piacciano, ma ne siamo comunque affascinati. In tutti noi c’è un lato oscuro e potenzialmente pericoloso. Viviamo in una società violenta, l’uomo è un animale violento. Crudele. Ci piace aver paura» • «Recitare non è un mistero. Vogliono farne un mistero ma non lo è affatto. Impara le battute, vai sul set e fa il tuo lavoro. Bada che abbiamo mandato l’assegno al tuo agente. Suonerà cinico, ma non ne posso più di attori che parlano di recitazione e di registi che parlano di regia. È un film, è intrattenimento, niente di più».
Titoli di testa «A vederlo con i suoi bei capelli bianchi, un po’ lunghi sulle orecchie, la sua facciona grande e decisamente bonaria, la voce pacata, i modi gentili, è davvero difficile immaginare come possa vestire i panni del più famoso cannibale della storia del cinema» (Ernesto Assante, la Repubblica, 16/10/2002).
Vita Nato nella notte di Capodanno, figlio unico di Richard Arthur e Muriel Hopkins. Lui panettiere figlio di panettieri, lei casalinga • «Vengo da una generazione in cui gli uomini non erano bravi a dare o ricevere amore» (a Miranda Sawyer, The Guardian, 26/5/2018) • «Mi mostra una foto sul suo telefono. È lui, all’età di tre anni, con suo padre, sono su una spiaggia vicino a Aberavon. Suo padre sorride. Hopkins sembra un angioletto, ha i riccioli d’oro, non si capisce bene se stia per scoppiare a ridere o a piangere. “Avevo appena inghiottito una pastiglia per la tosse”» • «Da piccolo non mi si filava nessuno, il giorno del mio compleanno, l’ultimo giorno dell’anno! Cioè, ricevevo qualche regalo, sì, ma la festa non era per me, era altrove. Un destino comune a tutti quelli nati proprio in quel giorno infausto. Ma ci ho fatto il callo» • «Il nonno, una figura imponente e un temperamento focoso, intimoriva il piccolo Anthony, che crebbe taciturno in quella particolare atmosfera d’ironia, desolazione e humour nero che avvolgeva il Galles durante la seconda guerra mondiale» (Cinzia Sgheri, 27/4/2008) • Racconta Anthony di suo padre: «Non era crudele, ma aveva quella freddezza che molti della nostra generazione hanno sentito nei padri». «Mio padre non mi ha mai incoraggiato a far nulla. Un giorno mi chiese “Vuoi fare il fornaio?”. “No”. “Meno male, non saresti capace di farlo”» • Della madre, invece, dice che ha segnato la sua vita: «mi ha iniziato alla recitazione con i suoi sogni» • A quattro anni lo portano a vedere Biancaneve, il suo primo film in assoluto è Bambi: «Quando scoppia l’incendio, volevo andarmene dal cinema» • «Da ragazzo non avevo idee su cosa fare, volevo diventare pianista, comporre musica… Ero un essere assolutamente inutile, mio padre faceva il pane e viveva tra casa e lavoro, al forno. “Stai diritto, aiuta tua madre”, mi intimava e io invece suonavo il piano» (a iO Donna, 18/5/2019) • Anthony è dislessico, gli altri ragazzi lo prendono in giro. «Sono cresciuto pensando di essere stupido» • «Negli anni passati alla Cowbridge Grammar School, si rivelò un pessimo studente. Era chiuso e introverso» (la Repubblica, 18/8/2005) • «“Laurence Olivier [il grande attore inglese, ndr] diceva che devi avere l’istinto del killer. Non vuol dire che devi essere un mostro, ma che devi avere dentro un qualcosa e non scendere a compromessi, che devi buttarti vincendo la paura. La paura c’è comunque, quindi tanto vale affrontarla. Se pensi che non sei bravo abbastanza o che sei appena adeguato, questo sarà tutto quello che riuscirai a esprimere. Devi credere in te stesso, devi volere di più. Mi viene in mente una storia che riguarda Richard Burton, che era di Port Talbot, la stessa cittadina dove sono nato io. Un giorno passò davanti alla nostra panetteria sulla sua Jaguar grigia. Eravamo nel 1955, e già vedere una Jaguar era un qualcosa di speciale...”. E poi? Che accadde? “E poi Burton era a casa di sua sorella e io presi il coraggio e andai a chiedergli un autografo. Venne una signora alla porta e mi chiese: ‘ma tu sei il figlio di Dick Hopkins?’ ‘Sì, del panettiere’, dissi io. Poco dopo ero davanti a lui, con quei suoi incredibili occhi blu, che si stava radendo. Mi chiese se parlavo gallese, gli dissi di no e lui osservò che allora non ero un vero gallese. Poi stavo tornando al negozio e vedo di nuovo la Jaguar che passa. Sia lui che Sybill, la moglie, mi fecero un cenno di saluto. E fu lì, in quel momento, che decisi che avrei fatto qualcosa, che sarei uscito dal limite di sentirmi inadeguato. E che mi sarei vendicato di tutti i compagni che mi prendevano in giro e che, detto tra di noi, sono tutti morti nel frattempo» (Lorenzo Soria, L’Espresso, 4/10/2016) • «A diciassette anni si unì a un gruppo di giovani attori e questo segnò l’inizio di una luminosa carriera» (la Repubblica, 18/8/2005) • «Si iscrive prima alla Royal Welsh College of Music and Drama di Cardiff, nel 1957 e poi, nel 1963, alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra, seguendo ovviamente […] le sue attitudini artistiche» (dal Mymovies.it) • «Se pensa ai momenti più difficili della sua carriera cosa le viene in mente? “Penso con cupa nostalgia agli anni 50 quando calcavo il palco a Londra, e pure agli anni 60, ai lunghi, umidi e tetri mercoledì pomeriggio in Waterloo Road, a sostenere piccole parti. Quello fu di sicuro il punto più basso della mia carriera» (a iO Donna) • Hopkins va in tournée per le città del nord dell’Inghilterra, incontra «meravigliosi, vecchi attori di varietà, ormai sfasciati e dediti all’alcol», all’inizio lo fanno lavorare dietro le quinte. Gli insegnano che il sipario va tirato su lentamente per i drammi e in fretta per le commedie • Nel 1965 «il maestoso re del teatro inglese, Laurence Olivier, lo invita a entrare nella compagnia del National Theatre, colpito dalle sue doti di interprete dalla memoria feroce e dalla determinazione taurina» (da Mymovies) • «La Royal Academy of Dramatic Art o il National Theatre, cui mi unii nel 1965 sotto la direzione di Laurence Olivier, era piena di geni: Maggie Smith, Derek Jacobi, Richard Burton. E i registi... quei registi esigenti e snob che mi mettevano in soggezione e mi facevano sentire che non avevo il pedigree giusto. Temevo la disapprovazione. La rabbia cresceva. Volevo ammazzare tutti, specie i registi» (Bizio) • È un giovane impaziente. «Mi davano solo ruoli muti, portavo messaggi o Dio solo sa cosa. Il che mi seccava, volevo fare carriera. E così sono andato dal regista e ho detto: “Con chi devo andare a letto per avere una parte decente qui?”. Ero lì solo da tre settimane!» (alla Sawyer) • «[...] è stato Macbeth, Coriolano, Prospero, Re Lear, Hitler, Nixon... e ha inseguito Chris Rock con la pistola, senza dimenticarsi di recitare il suo poeta prediletto, Dylan Thomas, e la malinconia di Zio Vanja» (Giovanna Grassi, Corriere della Sera, 11/1/2006) • «Nel 1967, appare nel suo primo film per la televisione A Flea in Her Ear di Georges Feydeau, […] Alcolista cronico, passa, oltre che da una bottiglia all’altra, anche da una donna all’altra: nel 1968 sposa l’attrice Petronella Barker, dalla quale avrà la sua unica figlia, la musicista Abigail Hopkins». Dura poco, i due divorziano dopo pochi anni • «Negli anni successivi si dedica poco al cinema e alla televisione e continua a calcare il palcoscenico, lottando continuamente con la passione per l’alcool» • «Essere alcolizzato è un grande dono, ovunque io vada, mi porto dietro l’abisso. Hai una rabbia vulcanica, ed è come benzina. Benzina per missili. Certo, può anche farti a pezzi e ucciderti. Io, poco per volta, ho imparato che non bisogna per forza piacere a tutti. Non ho più quell’atteggiamento. Sono impaziente, ma provo a non giudicare. Provo a vivere e a lasciar vivere. Non litigo con nessuno, non propino le mie opinioni. Penso che, facendo così, la rabbia finisce per trasformarsi in propellente» (alla Sawyer) • «H. ha successivamente prestato l’intensità della sua maschera fisica e la potenza e sottigliezza della sua arte a numerosi personaggi televisivi […] e soprattutto cinematografici, spesso caratterizzati dall’ambiguità nascosta, di volta in volta aggressivi, riservati, perversi» (Treccani) • «Ebbi la fortuna di venir scritturato per un film americano, Il leone d’inverno: fu Peter O’ Toole a raccomandarmi ai produttori» (alla Bizio) • «Arrivai qui per un film, come un gallese cresciuto sui palcoscenici del West End e, quando mi dissero che al mio tavolo, in una serata mondana, ci sarebbero stati Clint Eastwood e Lauren Bacall, sgranai gli occhi sentendomi dentro un film» (alla Grassi) • «Recitavo Riccardo Cuor di Leone, mentre Katharine Hepburn era Eleonora d’Aquitania. Un giorno, sul set, la grande Katherine mi guardò dritta negli occhi e mi parlò: “Mr. Hopkins, posso darle un consiglio? Non reciti, la smetta di recitare troppo. Si limiti a pronunciare le battute. Ha una bella presenza, una bella voce, una bella testa, belle spalle, si fidi del suo istinto. Osservi Spencer o Humphrey Bogart: guardi come recitano senza recitare, così, senza sforzo, tutta spontaneità. E sono i più bravi”. Fu il consiglio migliore che abbia mai ricevuto sulla recitazione […] Da allora mi sono sempre attenuto a questa lezione e la divulgo ai giovani» (alla Bizio) • Negli anni Settanta fa Gli anni dell’avventura (1973), Quell’ultimo ponte (1977) e Magic - Magia (1978). Poi, nel 1980, fa il dottore in Elephant Man • Nel 1975 decide di smettere di bere. Si è svegliato in Arizona dopo una serata iniziata a Los Angeles, e non si ricorda come è finito lì • «Anche gli eccessi insegnano a vivere» (a Giovanna Grassi) • «Ma non gli va molto di parlarne e a fine anni Novanta disse, intervistato dal Guardian: “Non per dirti cosa scrivere, eh, ma non facciamone il tema dell’intervista”» (Il Post) • Nel 1991 gli offrono di fare il cannibale Hannibal Lecter nel Silenzio degli Innocenti. Il regista aveva proposto la parte anche a Sean Connery, ma lui se ne era detto disgustato. Hopkins dice che per il modo di parlare di Hannibal si è ispirato proprio a Katherine Hepburn: «..quel suo gorgheggiare tagliente; pensavo sempre a lei quando mi preparavo per Lecter. Oltre al fatto di non sbattere mai le ciglia quando Lecter parla, caratteristica di certi psicopatici da me scoperta visionando delle interviste a Charles Manson» (alla Bizio). Il ruolo femminile, invece, va a Jodie Foster. «Curiosamente […] Foster e Hopkins si parlarono solo alla prima riunione, durante la lettura integrale della sceneggiatura. Foster anni dopo ha ricordato sul set di non aver mai rivolto parola a Hopkins, se non concluse le riprese, nell’ultimo giorno insieme, quando gli disse: “Scusami, ero terrorizzata da te”. Se lei era spaventata dal personaggio di Hannibal Lecter, Hopkins […] lo era stato dall’atteggiamento di lei e rispose: “Io ero terrorizzato da te!”. Vinsero entrambi l’Oscar […] e quella di Hopkins rimane la seconda performance più corta per durata (24’52”) ad aver vinto» (Alessandro Beretta, Corriere della Sera) • «Non credo di essere troppo legato al personaggio di Hannibal, ho fatto molte altre cose che la gente ha seguito e apprezzato e questo è soltanto il più celebre dei miei ruoli. Mi ha cambiato? No, sono un attore, il mio mestiere è interpretare personaggi diversi tra loro. Di certo Hannibal ha cambiato il mio destino di attore, ma non mi sento limitato dall’identificazione con il personaggio» (ad Assante) • Dopo il successo del film, la regina Elisabetta lo nomina cavaliere • «Lavorare è facile, leggerei anche l’elenco telefonico, a pagamento. La mia tecnica è semplice, leggo una battuta anche 400 volte e quando ho il pieno controllo inizio a recitare» (a Arianna Finos, la Repubblica, 8/3/2011) • Nel 2019, per fare Benedetto XVI, deve imparare l’accento tedesco, l’accento italiano e l’accento latino. «Come si accosta a un ruolo del genere? “[…] Alla fine, sarebbe come chiedere a un millepiedi: ‘Come fai a camminare?’ Che ne so…”».
Disturbi Ha la sindrome di Asperger, leggero disturbo dello spettro autistico.
Matrimoni Prima con l’attrice Petronella Barker, quattro anni meno di lui (dal 1966 al 1972). Poi con l’assistente di produzione Jennifer Lynton, dieci anni meno di lui (dal 1973 al 2002). Infine con l’attrice colombiana Stella Arroyave, vent’anni meno di lui (dal 2003) • «Da lei ho imparato a prendere la vita come viene. Ogni giorno si sveglia felice, è positiva su tutto quello che succede» (a Armando Gallo, Oggi, 17/3/2010)
Figli Una, l’attrice e cantante Abigail Hopkins (n. 1968), con cui è in pessimi rapporti • «L’ho accettato anni fa. La scelta è sua, deve poter vivere la sua vita» • «È qualcosa di gelido. Perché la vita è gelida. Le auguro ogni bene ma non voglio più sprecare il tempo a preoccuparmi di lei».
Colleghi Dice che l’unico attore moderno a ricordargli la bravura di Laurence Olivier è Russel Crowe • «Nel mio ambiente, se mi guardo attorno, tutti pensano di essere chissà chi. A me viene da bisbigliare loro all’orecchio: “Sei solo un clown, un attore, non hai alcuna importanza, a nessuno interessa cosa pensi”. Vede, a noi attori – per esempio a quelli che distruggono la camera di un hotel, con la scusa di essere delle star – direi: “Apri bene gli occhi. Lo sai? Non sei proprio nessuno” Questo garantirebbe un senso di liberazione enorme: quando non sei nessuno, ogni cosa è un gran bel gioco. Tanto, prima o poi, chiunque di noi morirà» (a iO Donna).
Amici «Non sono uno che ha mai stretto amicizia con altri attori: mi piace lavorare con loro, ma il rapporto finisce lì. Sono un cane sciolto, come attore» (alla Bizio).
Soldi Solo per il terzo episodio della saga di Hannibal Lecter ha guadagnato sessanta miliardi di lire.
Usa «È diventato americano anni fa: “Californiano - precisa - perché ho una psicologia da pioniere degli spazi, delle sfide, della natura, della libertà della mente e, anche se sto per interpretare Hemingway, Jack Kerouac è stato uno degli scrittori della mia vita”» (Grassi).
Curiosità È alto 1 metro e 74, pesa 70 chili • Viaggia in classe turistica perché «atterra alla stessa ora della prima classe» • «Mi piace leggere, fare ginnastica, camminare. Il giardinaggio. Suonare il piano, compongo musica. Scrivo musica, leggo molto, sono un tipo tranquillo, pressoché vegetariano» (la Repubblica, 29/2/2001) • Gli piace anche fare passeggiate, guidare l’automobile, sorseggiare una tazza di tè • La sua serie tv preferita è Breaking Bad • Non gli piacciono i croissant al cioccolato • Ha composto un valzer (ascoltalo qui) • «Il cibo non m’interessa. Vado dove mi dicono che si mangia bene ma non m’importa più di tanto. Sono un contadino, non un gourmet» • «Lei cosa guarda in tv? “Non la guardo affatto”. E come si informa? “Non ne ho bisogno, le notizie mi arrivano comunque. È come l’obesità, è come quando ti dicono che se mangi cibo spazzatura ingrasserai e morirai. Allo stesso modo le informazioni ti avvelenano il cervello, la tua psicologia, ti rendono cinico e infelice”» (Tiziano Marino, Il Messaggero, 21/12/2019) • Si fa chiamare Tony, ha un gatto e dipinge quadri espressionisti • «Credo che noi esseri umani siamo il risultato di una entità superiore. Questa è, in fondo, una forma di fede...» • «Una volta ero ateo, o agnostico, di recente ho capito che non so nulla ed è una sensazione meravigliosa. Nel 1984 stavo facendo una miniserie su Mussolini con Bob Hoskins a Roma […] e sono andato a prendere un caffè in Piazza di Spagna con un prete che avevo incontrato in Vaticano. Lui mi ha visto pensieroso e mi ha chiesto: qual è il tuo problema? Vuoi trovare Dio? Non lo so, gli ho risposto. E lui mi ha detto: non ti preoccupare, un giorno tornerai a Roma e sarai sorpreso. Ed eccomi qui, tanti anni dopo: un vecchio che interpreta il papa» (a Silvia Bizio, la Repubblica, 22/11/2019) • «Ha un consiglio di vita molto semplice: “Tira dritto, non mollare mai”. Dice anche di avere nel cellulare una sua foto di quando era giovane e confuso e, ogni tanto, di guardarla per dire “ok, ragazzo, ce l’hai fatta”» (Il Post) • «Mi resta proprio la passione per gli esseri umani, che va molto al di là della mia fama di uomo con un carattere difficile» • È l’attore preferito di Luca Zingaretti, uno dei due preferiti di Silvio Berlusconi (l’altro è Jim Carrey) • «Jago di Shakespeare che inganna e uccide Otello è il più grande cattivo di tutti i tempi».
Bilanci «Mi sento pienamente realizzato» • «Quest’anno celebrerò il mio compleanno come sempre: andando a letto alle dieci di sera!»
Titoli di coda «Oggi, quando guardo fuori dalla finestra, a Malibù, mi chiedo come diavolo sia arrivato qui. Com’è successo? Lei capisce bene che non posso passare il tempo a sentirmi incompreso o risentito. In più, sono un Asperger, faccio impazzire mia moglie con mille domande, non la seguo mai quando vuole andare a ballare o al ristorante… Però vivo e lascio vivere» (a iO Donna).