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 2019  dicembre 29 Domenica calendario

Il dodici mesi del 2020 visti da Michele Serra

GENNAIO
La sardina scende in pista anche a Nola e Pegognaga inseguita dal cronista che le chiede “chi ti paga?”. Il politico le spiega cosa deve dire e fare se davvero vuole dare al Paese un’altra piega.
Il dietrologo non crede ai raduni sull’asfalto: sa che in separata sede danno ordini dall’alto.
La sardina, sorridente, non capisce le domande si defila in Piazza Grande e scompare tra la gente.
FEBBRAIO
Il governo giallorosso lavorando a più non posso dopo mesi di riunioni prende zero decisioni.
È un segnale di coerenza con il punto di partenza: sopravvivere in attesa che cominci la discesa.
Che si salvi l’Italsider producendo cioccolata (la fondente), che a cascata Alitalia sia la leader, che le banche siano sane e la crisi solo un bluff: entro poche settimane si dissolva con un puff.
MARZO
"Gli italiani, gli italiani!
gli italiani, gli italiani!
gli italiani, gli italiani!”.
È un discorso di Salvini riportato per intero.
C’è una quota di pensiero che stordisce. È da Mazzini che mancava un oratore di altrettanta densità.
A ispirare quel vigore son le mamme ed i papà che aiutati dalle nonne partoriscono i bambini e presidiano i confini coi rosari e le Madonne.
APRILE
Per la canapa leggera la condanna più severa: il bigotto e il demagogo la trascinano sul rogo.
Non c’è un’erba che si salva: non l’assenzio, non la malva la bardana, il giusquiamo e le bacche di ogni ramo.
Anche il fiore di gaggìa è imputato di eresia.
Verso l’ora del tramonto Bellarmino ha chiuso il conto. La morale è risaputa: quando è inutile lottare l’importante è conservare qualche foglia di cicuta.
MAGGIO
Non si fa la plastic tax perché ammoscia il fatturato. Niente tassa sul pescato da Trieste ad Arbatax.
Tolta l’Iva sui maiali a tutela del settore.
Detassati anche i messali come chiede Monsignore.
Basta imposte sull’avena: dimagriscono i cavalli.
Tolto il bollo sugli imballi, Amazòn si rasserena.
Fatta salva ogni ragione resta solo una questione: come uscire dall’andazzo se nessuno paga un cazzo?
GIUGNO
Nuovo crac per una banca: Popolare di Viggiù.
Ieri c’era ma oggi manca un miliardo, su per giù.
Controllata dagli amici degli amici di laggiù era nata con gli auspici della gente di Viggiù.
Ci investivano i quattrini le nonnine e gli sposini: garantito un incremento del quattordici per cento.
È il complotto mondialista, come scrive il blog leghista? No, è normale fesseria nata intorno a casa mia.
LUGLIO
Il termometro s’impenna nelle piazze calcinate.
Nelle zone più assolate fa bollire la cotenna.
Dice il Papa che la Terra dovevamo meritarla e ci toccherà rifarla senza più l’effetto serra.
Lo conferma anche la scienza: si dovrebbe fare senza le caldaie a carbonella e gli spruzzi per l’ascella.
"Sono tutti iettatori” spiega Feltri ai suoi lettori.
Per combattere il sudore alza il condizionatore.
AGOSTO
Hanno fame ed hanno sete i clienti del Papeete mentre aspettano, ma invano che ritorni il Capitano.
Non ritorna. E la battigia sembra vuota, sembra grigia.
Scende la malinconia sul barile di sangria.
Tatuaggi bellicosi fatti solo l’anno scorso già sbiadiscono sul dorso tra pruriti e dermatosi.
Verso sera un po’ di vento suggerisce movimento.
Si va a piedi, coi bambini, fino al Lido Mussolini.
SETTEMBRE
Abbandona i litorali la movida che rintrona.
Si riforma lungo i viali di città, zona per zona.
Le ragazze, molto belle hanno ancora sulla pelle il colore dell’estate.
È di moda bere il mate.
C’è una app che, se si vuole, localizza il guacamole.
Non funziona, ma se clicchi vendi i dati agli sceicchi.
Cellulari illuminati per cercare nella posta uno straccio di risposta ai curricula inviati.
OTTOBRE
Il Salvini si immortala mentre mangia una salsiccia.
Non appena se la cala la camicia gli si arriccia sulla pancia: è quasi obeso.
Se la prende con lo staff che gli fa prendere peso.
Oramai sembra Falstàff.
Prontamente i consiglieri gli consigliano una dieta.
Si fa un selfie, volentieri, mentre assaggia un po’ di bieta. Ma è bocciato dai sondaggi, perde centomila clic.
Quelle erbette, quei foraggi sono da radical chic.
NOVEMBRE
A Venezia l’acqua alta sale fino al campanile mentre il Mose si ribalta come un fragile pontile. Scrive arguto il polemista che la fine era prevista, scrive mesto lo scrittore che Venezia è nel suo cuore. Il turista da Florian se ne frega, fiol d’un can.
Basta selfie coi piccioni, li faremo coi salmoni.
Un cinese sopra il tetto quando passa il vaporetto fa brillare nella mano finti vetri di Burano.
DICEMBRE
Il presepe populista non prevede bambinello: c’è un neonato culturista che fa il gesto dell’ombrello.
Italiani i pastorelli, italiani anche i cammelli.
Non ci sono i tre Re Magi pare a causa dei naufragi.
La Madonna è una Meloni con il volto addolorato perché neanche un immigrato si è levato dai coglioni.
San Giuseppe, eccolo là: con la felpa troppo stretta sta per dir la sua frasetta sulle mamme ed i papà.