il Fatto Quotidiano, 29 dicembre 2019
Chi ha assassinato la Pop di Bari?
Tra le molte cose che un giornale può essere c’è pure questa, la cui definizione dobbiamo a Umberto Eco: “Il bollettino di un gruppo di potere che fa un discorso ad altri gruppi di potere”. Tenendo presente questo, vorremmo dunque far notare com’è cambiato da una settimana a questa parte il racconto attorno alle difficoltà della Popolare di Bari. Nei giorni del commissariamento (13 dicembre) si era partiti all’ingrosso da questa prospettiva: “Prestiti facili e buco Tercas” (CorSera 15 dicembre); “Quando Bankitalia autorizzò l’operazione che portò al crac” (Repubblica, 16 dicembre); “L’ombra della corruzione sul caso Tercas” (Sole 24 Ore, 22 dicembre). Riassumendo: l’acquisizione della Cassa di Teramo da parte di Bari, caldeggiata da Banca d’Italia, aveva affossato i conti dell’istituto, sulla cui gestione non proprio ottimale a quel punto la Vigilanza ha dovuto chiudere un occhio. Dal 23 dicembre, però, tutto è cambiato. Il governatore Ignazio Visco ha beatificato tanto le opere che le omissioni di Bankitalia sul CorSera, mentre su Repubblica faceva la sua comparsa il nuovo colpevole unico: la famiglia Jacobini, dalla fondazione a oggi sempre al centro della vita della banca. “Così Jacobini svuotò la cassa” (Repubblica, 23 dicembre); “La girandola di ville e immobili degli Jacobini” (Corsera, ieri). Ora, a noi degli Jacobini interessa il giusto, ma ci pare proprio che un gruppo di potere domiciliato a via Nazionale stia facendo un discorso ai gruppi di potere basati tra Palazzo Chigi, Montecitorio e Palazzo Madama.