La Stampa, 29 dicembre 2019
Madri che cullano figli troppo forte
Non ce l’ha fatta il piccolo di cinque mesi in coma da sabato scorso dopo essere stato scosso violentemente dalla mamma, esasperata dal suo pianto. La notizia del decesso si è appresa solo ieri, ma la morte cerebrale è stata certificata venerdì dall’ospedale di Padova, dove il bambino era ricoverato da una settimana nella terapia intensiva del reparto di pediatria. Subito è stato avviato l’iter per il trapianto di cuore e fegato del piccolo che, a seguito del violento scuotimento, ha subito lesioni cerebrali irreversibili.
È stata la madre stessa, che ha 29 anni, a chiamare il 118 all’alba di sabato 21 dicembre, ammettendo di aver scosso con forza il piccolo che non prendeva sonno da oltre due ore. «Non dormiva, l’ho cullato troppo forte, non ricordo di averlo scosso, ha smesso di piangere e l’ho rimesso a letto. E mi sono accorta che non respirava più», è il racconto fornito dalla donna ai carabinieri. Il suo legale parla di gesti compiuti in stato di completa incoscienza, che avrebbe trasformato l’amore in rabbia incontrollata. Ora il capo di imputazione a suo carico, da lesioni gravissime, dovrebbe diventare omicidio colposo.
Le indagini chiariranno, ma si tratta di un dramma con tanti, troppi precedenti. I pediatri la chiamano “Sindrome del bambino scosso” (Sbs), spesso per reazione a un pianto esasperato, compiuta da chi, non di rado, vive condizioni di disagio sociale o familiare. O da donne impreparate all’esperienza della maternità. Dati certi non ce ne sono, ma le stime parlano di un caso ogni 10mila bambini di età inferiore a un anno. E in un caso su quattro gli esiti sono mortali. Tradotto significa che ogni anno in Italia oltre 130 piccoli sono vittime della sindrome e che 30 di loro non sopravvivono al trauma. Solo al Regina Margherita di Torino sono sei i casi diagnosticati lo scorso anno. Numeri che probabilmente sono solo la punta di un iceberg, perché la sindrome da scuotimento non è facile da diagnosticare e molte vittime da un medico non ci finiscono proprio. Rischiando così, nel migliore dei casi, di subire danni neurologici e psicologici.
La onlus “Terre des Hommes”, insieme ai maggiori ospedali pediatrici italiani, ha lanciato lo scorso anno la campagna di prevenzione e informazione Non scuoterlo, ricordando che le conseguenze della Sbs possono essere: disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione, della memoria e del linguaggio, disabilità fisiche, danni alla vista o cecità, disabilità uditive, paralisi cerebrale, epilessia, ritardo psicomotorio e ritardo mentale. Le conseguenze dipendono dalla gravità dell’abuso. Si stima che solo nel 15% dei casi non ci siano ripercussioni sulla salute del bimbo.
Lo scuotimento è particolarmente pericoloso nei primi sei mesi di vita, quando il neonato non ha ancora sviluppato i muscoli del collo e il cervello si muove liberamente nel cranio, subendo lesioni spesso gravissime. «Non c’è bisogno di essere genitori violenti per incorrere in questo grave errore, il fatto è che manca informazione e sensibilizzazione al problema», spiega il prof. Alberto Villani, presidente della Società italiana pediatria. Che nel suo sito ricorda come bastino 3 o 4 scosse al secondo ripetute più volte per creare danni a volte irreparabili. Se il pianto diventa esasperante, suggerisce la Sip, «meglio lasciare il bambino in un posto sicuro e allontanarsi fino a quando non si è riacquistato equilibrio. O chiedere aiuto a qualche parente o amico». —