la Repubblica, 29 dicembre 2019
La doppietta di Paris
Lo spavento è arrivato sul tardi, quando qualche tappo di spumante era già saltato e nessuno intorno alla sedia del leader, né il leader stesso, impegnato in interviste già definitive sul bis in ventiquattr’ore sulla Stelvio, su Bormio che lo farà, per scherzo, «sindaco, ma no, ma no, io sono uno abituato a fare, e a parlare poco», badava ormai più al numero 25, lo svizzero Urs Kryenbühl, piombato sull’arrivo con un ritardo di 8 centesimi dopo intermedi sempre in vantaggio. Finito dietro anche lui, come tutti gli altri, a Dominik Paris, re per la sesta volta (cinque in discesa, una in superG) della pista che, come disse Gianfranco Kasper, presidente della federazione internazionale dello sci, «è la Scala degli sport invernali». Eguagliato Didier Cuche, unico a vincere cinque discese sulla stessa pista, la Streif di Kitzbühel. Eguagliato, nello spirito, Hermann Maier, il leggendario Herminator, idolo di gioventù del nostro: «La sua cattiveria mi è sempre piaciuta e cerco di rovesciarla sempre in pista. E questo pubblico mi gasa tantissimo». Successo numero 18 in carriera (Gustav Thöni ora è a -6), il 14° in discesa libera (-11 dal record assoluto di Klammer), quarta vittoria consecutiva sulla Stelvio.
E ora, con il primo posto conquistato nella classifica generale di Coppa del mondo, 55 punti di vantaggio su Kilde e 70 su Kristoffersen, e in quella di specialità (+4 sullo svizzero Feuz) i riferimenti si fanno più alti, gli obiettivi più larghi. L’ultimo italiano in testa alla generale di Coppa era stato Alberto Tomba: allora, era il 1995, come oggi si era a Bormio, e fu l’apoteosi del bolognese. Anche Peter Fill si era ritrovato in testa alla classifica generale nella stagione 2006-2007, ma a inizio dicembre, dopo appena quattro gare disputate. Bormio, ieri, era la 13ª di un calendario che ne conta in tutto 44. Quasi un terzo delle gare è già alle spalle.
Chiuso nei suoi silenzi valligiani, con l’orecchino nero al lobo sinistro e un sorriso sempre più disteso e cattivo sotto l’elmetto bicolore della Red Bull che fu di Svindal e di Lindsey Vonn, Paris sta macinando di forza punti e limiti. È stato una pialla, ieri, sulla Stelvio fatta tutta, da cima a fondo, con il piede pigiato sulle solette, dritte e piatte, o taglienti come lame, su una neve compattata dal gelo notturno. «È andata bene, nonostante qualche errore, fino alla Carcentina non ho sciato al mio meglio, da lì in poi abbastanza bene». Misura le emozioni e le ambizioni, le centellina: «Il doppio pettorale rosso di leader delle due classifiche non vuol dire nulla, non abbiamo fatto nemmeno la metà delle gare. Invece tocca restare concentrati sulla combinata alpina».
Sarà oggi, il primo crash test al cristallo potenziale di Domme. La combinata, nella sua ultima versione, mette assieme una manche di superG e una di slalom. Domme dovrà andare a caccia di qualche punticino, ben sapendo che Kristoffersen ne piglierà probabilmente assai di più. E poi, archiviata Bormio, si vedrà e magari converrà chiedere qualche consiglio a Luc Alphand, unico discesista puro degl i ultimi trent’anni ad aver vinto la grande Coppa di cristallo (1997). Al termine della stagione mancano 6 discese, 5 superG, 3 combinate (compresa quella di Bormio), 10 slalom, 6 giganti e un parallelo. Qualche punto andrà messo assieme in gigante, anche se, nei due disputati in questa stagione, Paris non si è mai qualificato per la seconda manche. Fino a Wengen (gare dal 17 gennaio), Domme resterà a guardare, a gufare e a fare di conto: mai aveva avuto così tanti punti (sono 449 ora) prima della fine dell’anno. Mai, però, Paris ha messo assieme a fine stagione più di 950 punti (Coppa 2018-2019). Il punteggio più basso per un vincitore di Coppa, da 25 anni a questa parte, è il 1009 di Svindal (2009). Come si fa in Formula 1, si dovranno considerare poi piste favorevoli (Kitzbühel, Kvitfjell, Garmisch), quelle meno (Wengen, mai vinto) e le incognite (Yanqing e Cortina, mai affrontate). La Domme- mania inizia però a condizionare anche gli altri. Feuz, il terzo di ieri: «Ho provato a dare tutto, sapevo che aveva sciato alla grande, e quando è così non c’è molto da fare». Intanto dalla lotta si è forse sfilato per ko il quasi quarantenne Reichelt, spazzato via dalla Carcentina e finito contro le reti. Il lungo stop dovuto alla sua caduta ha condizionato il resto della gara e favorito, con vento e sole totalmente diversi, l’imprevedibile Kryenbühl, mai meglio che 13° in sei anni di onorata carriera, ma ieri a tanto così dal rovinare la festa a casa Paris. Una casa vasta e bianca, lunga quasi 3 km, percorribile, se ti chiami Domme, in un minuto, 55 secondi e 37 centesimi.