la Repubblica, 29 dicembre 2019
Chi guadagna sullo sciopero in Francia
PARIGI – «Una stagione nera come questa Parigi non la viveva da tempo». Alla concierge dell’hotel Académie, due passi dalla chiesa di Saint Germain des Prés, più che Natale sembra Quaresima. Da 24 giorni gli scioperi contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron hanno trasformato gli spostamenti nella Ville Lumière in un incubo. «E da allora non solo le prenotazioni negli alberghi si sono fermate, ma piovono le disdette», racconta amaro Franck Delvau, presidente dell’associazione albergatori e ristoratori della capitale transalpina.
I numeri sono pietre: le presenze negli hotel in città – stima Delvau «sono in calo del 30% rispetto allo stesso periodo del 2018». Le immagini dei Tgv fermi in stazione, del traffico della metro paralizzato e degli ingorghi comenciniani sulla Boulevard Péripherique hanno fatto il giro del mondo e molti turisti fai-da-te, approfittando delle disdette gratuite garantite dalle piattaforme di prenotazione online, hanno cancellato la trasferta parigina. Una débacle che ha costretto le grandi catene di hotel e i rappresentanti della ristorazione a presentarsi già due volte con il cappello in mano dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire chiedendo sgravi fiscali e aiuti per gestire l’emergenza- scioperi.
L’odissea quotidiana dei turisti a Parigi non lascia comunque sul terreno solo macerie. Anzi. Mentre hotel e ristoranti piangono miseria e le Sncf (le ferrovie transalpine) stimano in 400 milioni il buco aperto in bilancio dalle proteste, ci sono altri protagonisti dell’industria delle vacanze locale che tifano con cinismo perché il braccio di ferro tra governo e lavoratori duri il più a lungo possibile. Vélib, per dire, il servizio di noleggio biciclette della capitale, sta vivendo in queste settimane un periodo d’oro. Le linee metro sono quasi tutte ferme. I pochi bus in circolazione affrontano ad ogni fermata l’assalto all’arma bianca di decine di persone che cercano di salire su vetture già strapiene. I numeri per le prenotazioni dei taxi suonano a vuoto. E alla fine non solo i turisti ma pure i parigini hanno fatto di necessità virtù, riscoprendosi per necessità ciclisti: i noleggi delle 16mila due ruote in affitto in città sono saliti da inizio dicembre da una media di 6 a 13 al giorno, con punte di 165mila affitti totali nei giorni di punta, il doppio del normale. E la percorrenza media di un singolo viaggio è salita da 2,4 a 3,6 km. Stesso discorso vale per gli ormai onnipresenti monopattini elettrici: Lime ha registrato dall’inizio dello sciopero un aumento del 530% delle iscrizioni al servizio con punte di utilizzo giornaliero aumentate del 75% a quota 53mila viaggi. Non tutti gestiti da esperti visto l’aumento da 36 a 60 al giorno degli incidenti su mezzi a due ruote.
L’elenco dei beneficiari dell’effetto scioperi comprende tutti i servizi di trasporto alternativi a quelli bloccati dalla serrata sindacale. Flixbus, approfittando della scarsità di Tgv in circolazione, ha aggiunto 400 pullman alla sua flotta francese e registrato un aumento del 50% dei passeggeri. Due milioni di persone hanno approfittato in queste settimane del servizio di “autostop digitale” offerto da Blablacar, il doppio del 2018. Uber ha registrato un picco del +260% della domanda giornaliera appena prima di Natale. Una pioggia d’oro destinata a continuare almeno ancora per qualche giorno, visto che – malgrado il calo del numero degli aderenti allo sciopero – i disagi restano e muoversi a Parigi (specie da e per gli aeroporti) è ancora un’odissea.
Gli scioperi contro le pensioni, dati alla mano, rischiano di costare a Parigi molto più delle proteste dei gilets jaunes. Nei primi sei mesi del 2019 – malgrado le manifestazioni nel week-end – i pernottamenti in città sono calati solo dell’1% a quota 17,3 milioni (gli italiani sono i quinti visitatori dopo americani, inglesi, spagnoli e tedeschi). Il bilancio del secondo semestre, a causa di questo Natale nero, sarà di sicuro di gran lunga peggiore.