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 2019  dicembre 27 Venerdì calendario

Raffaele Jerusalmi spiega perché questo 2019 è un anno record per Piazza Affari

Anno record a Piazza Affari «Brexit? Incognita dal 2021»
Probabilmente il 2019 sarà ricordato per il gruppo Borsa italiana come il miglior anno di sempre in termini di risultati di bilancio. Il listino, con 41 nuove ammissioni, si è allungato al massimo storico di 375 società quotate (di cui 241 sul mercato principale e 133 sull’Aim Italia) e le 35 Ipo realizzate nell’anno rappresentano il secondo miglior risultato dopo il record del 2000. Cosa che non guasta, la capitalizzazione di Borsa è aumentata di circa il 20% e oggi, con 646 miliardi, è pari al 36,5% del Pil. Ma il 2020 si apre con un’incognita che è anche una certezza: sarà l’anno della Brexit. Ormai non ci sono molti dubbi. Cosa cambia per Borsa italiana che è nel gruppo London Stock Exchange?
«Nel breve non succederà niente – osserva però l’ad di Borsa italiana Raffaele Jerusalmi -. I regolatori hanno già preso accordi per un periodo transitorio che arriva a fine 2020. Poi sarà da chiedersi se il regime di equivalenza oggi garantito da una normativa omogenea a livello europeo potrà conciliarsi con la normativa di un Paese che diventa extra-europeo. La realtà però è che è impossibile anche fare scenari, perché lo scenario è fatto da tanti microdettagli che devono ancora essere discussi».
La Borsa con le sue strutture è stata inserita tra gli asset strategici dell’Italia ai fini del golden power. Secondo pareri legali tuttavia la Brexit non sarebbe un trigger in grado di attivare la procedura.
Non conosco bene la normativa del golden power, ma effettivamente non mi sembra così semplice da applicare in questi termini. Il punto è piuttosto come si coniuga la regolamentazione di un Paese europeo con quella di un Paese extracomunitario.
L’acquisizione di Refinitiv da parte dell’Lseg, secondo i tecnici, con tutta probabilità dovrà invece essere notificata ai fini del golden power. Che impatto avrà su Borsa italiana un’operazione che sposta il baricentro dalle Borse al business dati?
Avrà un impatto limitato perché la gran parte delle sinergie sarà sul lato dei dati di mercato, che per l’Italia è un business marginale: riguarderà più le attività negli Usa e a Londra. Con l’acquisizione ci sarà l’apporto di due nuove piattaforme di capital market, una è quella sul trading di valute e l’altra è quella di Tradeweb nel reddito fisso, ma quest’ultima è una società quotata negli Usa con azionisti terzi, difficile perciò che sia integrata nel gruppo. Su Tradeweb, comunque, non sono state annunciate sinergie.
Mts però è parzialmente in sovrapposizione con l’attività di Tradeweb. Di solito le sinergie si fanno sulle piattaforme di negoziazione e il contratto di Sia con Mts scade il prossimo anno.
L’integrazione di Mts con Tradeweb al momento non è prevista. Del resto anche Mts ha azionisti di minoranza. Quanto a Sia, da quando Borsa italiana fa parte del gruppo London Stock Exchange, sono già stati fatti molti rinnovi. Non vedo cambiamenti all’orizzonte a riguardo. Certo, come gruppo, c’è sempre interesse ad appropriarsi sempre di più delle tecnologie. Ma possiamo anche accordarci per un outsourcing di tecnologie, per esempio potremmo comprare da Sia la proprietà intellettuale come abbiamo fatto in passato con la nostra piattaforma dei derivati. Ad ogni modo parliamo quasi quotidianamente con loro, quindi sono certo che troveremo le migliori soluzioni.
Recentemente con il ceo di Lseg David Schwimmer siete stati da Banca d’Italia e Consob e successivamente anche a incontrare il ministro del Tesoro Roberto Gualtieri e il direttore generale Alessandro Rivera. Cosa vi siete detti?
Abbiamo incontrato le Autorità per illustrare l’operazione Refinitiv e le implicazioni per l’Italia. Ma, appunto, nel medio termine non riteniamo che ve ne siano.
Quale è il motivo di questi incontri?
Borsa italiana è considerata un asset strategico per gli interessi nazionali. È logico che in presenza di eventi straordinari come la Brexit o di operazioni come Refinitiv, che cambiano la struttura e l’azionariato del gruppo, il Governo voglia essere informato se ci sono aspetti che possono avere riflesso sulle attività in Italia. Comunque è già da un paio d’anni che siamo dentro questo cono di luce. C’è molta attenzione da parte del Governo, sia per la posizione geopolitica di strutture che operano all’interno dell’area euro sia perché si tratta di realtà eccellenti. Questo sarà di stimolo a investire ancora di più in Italia e ad avviare altre iniziative locali.
Tentazioni sovraniste?
Non direi, c’è sicuramente una maggior consapevolezza rispetto al passato della strategicità delle infrastrutture finanziarie come quelle del gruppo Borsa italiana. La digitalizzazione rende tutto più facile, ma complica i processi di difesa nazionale: tutte le strutture rischiano di diventare più vulnerabili. E i cambiamenti di proprietà in generale sono percepiti come passaggi delicati.
Cosa cambia con l’acquisizione di Refinitiv nell’azionariato?
Il fondo di private equity Blackstone con la famiglia che possedeva Thomson Reuters diventeranno il primo azionista, con diritti di voto limitati al 30%. Cambia insomma un po’ la struttura rispetto alla formula precedente che era sostanzialmente quella di una public company.
In dipendenza dall’operazione Refinitiv ci saranno vendite di asset?
La risposta dell’Lseg è no, che non ce n’è bisogno. Poi un passaggio importante sarà quello del vaglio Antitrust, anche se non mi sembrano esserci criticità a riguardo.
Euronext è tornata a guardarsi intorno, a cominciare da Madrid che è corteggiata anche da Zurigo.
Madrid ha annunciato con Six, che gestisce le Borse svizzere, un’operazione amichevole e concordata con il management. Euronext ha pochi margini per inserirsi perché una sua eventuale offerta verrebbe recepita come ostile.
Ora perciò Euronext potrebbe puntare direttamente su Piazza Affari. In particolare, in un’ottica di integrazione europea, la federazione delle Borse centrata su Parigi, pare interessata alle pmi, al mercato delle piccole e piccolissime imprese Aim e al progetto Elite che mira ad accompagnare le aziende sul mercato dei capitali.
Sia in occasioni pubbliche, che in incontri riservati, Euronext si è detta più volte interessata a far entrare Borsa italiana nel suo circuito, ma Borsa italiana non è in vendita. Due sono i messaggi chiari che arrivano da Londra: Borsa italiana è un asset strategico per il gruppo London Stock Exchange e si vuole continuare a investire in Italia, l’altro messaggio è che non c’è bisogno di vendere niente dato che la posizione finanziaria del Gruppo è assolutamente sostenibile.
Quale è lo scenario di evoluzione dell’industria delle Borse? Aggregazioni tra Borse o operazioni di trasformazione come quella dell’Lseg con Refinitiv?
La semplice fusione tra Borse non sembra più essere l’unica direzione di sviluppo del mercato, anche perché diverse operazioni sono fallite (vedi il caso Deutsche Boerse-Lseg che più volte hanno tentato di mettersi insieme senza riuscirci, ndr). Ice (proprietaria del Nyse) e noi siamo più orientati a considerare aggregazioni con società nel campo dei dati. Il settore potrebbe evolvere anche seguendo un modello misto. In ogni caso credo che in un orizzonte di 3-5 anni sia verosimile che resteranno solo tre-quattro-cinque player a livello globale, però “ibridi”, cioè non più solo Borse tradizionali.