Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  dicembre 27 Venerdì calendario

L’amore al tempo della guerra

!NN1

Davide Fent è tra gli scrittori italiani più sperimentali. Il suo raccontare, con le figure, il paesaggio, i dialoghi, il passo lieve e scandito della sua prosa, esprime sia un sentimento della vita sia un’idea di letteratura; e il ferreo rapporto che lega quel sentimento a quell’idea. Con Finché morte non ci separi (Youcanprint, pag. 226, euro 15) descrive in modo anche poetico, quanto la Prima Guerra Mondiale sia stata non solo un massacro, con tra le nostre truppe, più di 600 mila morti, 55 mila feriti, e più di 40 mila soldati che sono rientrati con problemi psichiatrici, ma anche lotta per la sopravvivenza e la dignità, e appunto purtroppo la morte che si elevava a paradigma non soltanto della storia di una generazione, ma di un modo altamente drammatico di intendere la vita e la fatalità delle sue scelte. Asolo, 1919. Un albergo diventa il palcoscenico su cui danzano le esistenze di uomini e donne, burattini i cui fili vengono mossi dalla Storia, quella Grande, della guerra. In qualche modo tutti loro sono il risultato di fattori in moto quasi perpetuo, così imponenti da far perdere il controllo. Un dipinto impietoso ma al contempo edificante, una visione parziale di un quadro molto più grande, che contiene al suo interno tutte le caratteristiche che appartengono all’intero. Si dipanano storie, ma anche pensieri puri, purezza data dall’innocenza degli uomini, che come formiche lavorano affinché la Terra giri, di fronte alla follia collettiva che prese il nome di I Guerra Mondiale. Davide Fent ci conduce nel carnaio dei corpi straziati, ma se prima c’erano carne e sangue, ora rimangono esistenze implose, frantumate, interrotte. La I Guerra Mondiale segnò la perdita dell’innocenza per gli uomini del ’900, e assistiamo aalla confusione mortifera di chi rimane, all’entusiasmo infantile di chi nella morte ritrova l’amore per la vita. Fent ha scelto di riunire l’azione in un albergo, unico approdo rimasto a esistenze che altrimenti finirebbero per aggirarsi senza meta sulla terra smossa dalle bombe, nel paesaggio sconvolto dalla ventata di violenza che ha sorpreso uomini e cose. In questo tentativo di ritrovare l’amore per la vita, si incontrano, e si parlano, anche coloro ai quali la logica della guerra aveva imposto, fino a poco prima, il ruolo di nemici. La sofferenza della guerra, insieme al sollievo che provano i sopravvissuti unisce i protagonisti principali entrambi ufficiali che portano dentro il male dell’Anima e anche ferite nel corpo. Da quelle lesioni, da quei segni tangibili lasciate dalla guerra che si aprono inediti spiragli, lasciando intravvedere scenari prima impensabili.