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 2019  dicembre 27 Venerdì calendario

Biografia di Denzel Washington


Denzel Washington, nato alla periferia di New York City il 28 dicembre 1954 (65 anni). Attore • «Il suo nome compare tra le 50 maggiori star di tutti i tempi, le 50 smartest people in Hollywood (i più intelligenti, i più “svegli”), quella degli uomini più sexy (viventi) e dei 100 più sexy della storia del cinema (defunti compresi). E si potrebbe continuare. Negli ultimi trent’anni Denzel Washington è apparso in ogni possibile graduatoria: con un cachet che continua ad aggirarsi sui 20 milioni di dollari a film […], sei nomination all’Oscar e due statuette incassate, la star cinquantottenne è uno degli attori (ma è anche produttore e regista) più ammirati e stimati di Hollywood» (Alessandra Venezia, iO Donna, 19/1/2013) • Sesto attore della storia a vincere l’Oscar sia come attore protagonista sia come non protagonista, dopo Jack Lemmon, Gene Hackman, Robert De Niro, Jack Nicholson, Kevin Spacey • «Personaggio positivo per eccellenza, politically correct e senza nessuna tentazione per il glamour [...]» (la Repubblica, 20/12/2004) • Tra i suoi film: Potere (Sidney Lumet, 1986); Glory – Uomini di gloria (Edward Zwick, 1989, Oscar e Golden Globe, entrambi al miglior attore non protagonista); Malcom X (Spike Lee, 1992, Orso d’argento al migliore attore); Molto rumore per nulla (Kenneth Branagh, 1993); Il rapporto Pelican (Alan J. Pakula, 1993); Philadelphia (Jonathan Demme, 1993); Allarme rosso (Tony Scott, 1995); Attacco al potere (Edward Zick, 1998); Il collezionista di ossa (Phillip Noyce, 1999); Hurricane – Il grido dell’innocenza (Norman Jewison, 1999, Golden Globe e Orso d’argento a Berlino come miglior attore); Il sapore della vittoria (Boaz Yakin, 2000); Training Day (Antoine Faqua, 2001, Oscar al miglior attore); The Manchurian Candidate (Jonathan Demme, 2004); Inside Man (Spike Lee, 2006); Déjà Vu (Tony Scott, 2006), American Gangster (Ridley Scott, 2007); The Equalizer – Il vendicatore (Antoine Fuqua, 2014) • «“Fare i kolossal mi diverte. In Unstoppable ho imparato a guidare un treno. In Codice Genesi sono stato addestrato dal più grande artista di arti marziali del mondo, Danny Inosanto, contemporaneo di Bruce Lee”. Lei si è definito un uomo ordinario che fa un lavoro straordinario. È falsa modestia o ci crede davvero?  “Sono stato benedetto dalla capacità di recitare, mi ha portato più lontano di quanto avrei mai sognato di arrivare. Non mi vedo come un uomo straordinario, la mia vita lo è”. È anche un esempio del sogno americano. Nato povero, ha iniziato a lavorare a 11 anni, è stato spazzino, barbiere, operaio, postino. I suoi amici d´infanzia sono morti di Aids e eroina. Lei invece ha vinto due Oscar. “Credo nei sogni. E che non siano limitati all’America. Ogni ragazzo, in Italia, Francia, Australia, dovrebbe avere il diritto di sognare, avere un progetto di vita, lavorare sodo per realizzarlo”» (Arianna Finos, la Repubblica, 22/10/2010).
Titoli di testa «In un certo senso lei è un mistero. Non fa sapere molto di se stesso... “E perché dovrei? Una volta Sidney Poitier mi disse: ‘Se ti vedono gratis per tutta la settimana, non pagheranno per andarti a vedere nel weekend, perché penseranno di averne già avuto abbastanza’. Il mio mestiere è fare l’attore, non la celebrità”» (Michael Hainey, GQ, 31/10/2012).
Vita Secondo dei tre figli di Denzel Senior e Lennis Washington. Vivono a Mount Vernon, la prima località che si incontra a nord di New York, subito dopo la fine del Bronx • «Papà predicatore pentecostale e mamma estetista» (la Repubblica) • «Tuo padre era un predicatore? “Nostro padre lavorava 15 ore al giorno, due o tre lavori diversi e alla domenica faceva il predicatore. Non lo vedevamo quasi mai; quella era la generazione che non vedeva mai il padre: via al mattino presto e tornava a casa tardi impegnato in mille cose per tirare su la famiglia”» (Armando Gallo, Oggi, 21/11/2010) • «È stata dura essere figlio di un sacerdote? “Da bambino non tanto, c’era soltanto il problema delle domeniche: non finivano mai, dovevi stare in chiesa tutto il giorno”» (Hainey) • «Sa, le cose che io facevo, tipo gli sport e il resto, non è che a lui importassero. Immagino per via del fatto che fosse un uomo di chiesa» • «Voleva che andassimo a lavorare» • «Quale è stato il suo primo lavoro? “Consegnavo giornali. Ma ho smesso alla svelta: si guadagnava troppo poco. A undici anni ho cominciato a lavorare da un barbiere e quello era stupendo, era come un teatro. C’erano un sacco di uomini adulti che dicevano cose da uomini adulti. E perlopiù mentivano. Io ascoltavo le loro bugie e imparavo come fare soldi. Giudicavo chiunque dalle scarpe che portava. Mi hanno insegnato a mentire, quindi mi hanno insegnato a recitare”» (Hainey)«Qual è il suo primo ricordo su un palcoscenico? “Avevo sette, otto anni, giù di lì. Partecipai a un talent show con un altro tipo, di nome Wayne Bridge, pace all’anima sua. Decidemmo di impersonare i Beatles e comprammo due chitarre finte, due parrucche e cantammo I want to hold your hand”. Qual è il primo film che si ricorda d’aver visto? King Kong. Ma non ero un appassionato di cinema, non ho mai pensato di diventare un attore”» • «Perché i suoi genitori hanno divorziato? “Lo chieda a uno di loro perché la gente si separa”. Non gliel’hanno mai detto? “No. Era un’altra generazione. Non ho mai fatto domande. Immagino fosse finito l’amore. Non me ne sono accorto, ma non facevo attenzione. Avevo solo 14 anni”. E quindi poi è stato lontano da suo padre? “Frequentavo una scuola privata. Mia madre venne a prendermi e disse: “Prendi le tue chiavi, non abitiamo più in quella casa”. Dai 14 ai 18 ho vissuto con lei, poi è diventata insostenibile. A quel punto sono andato a vivere con mio padre, ma lui mi ha cacciato di casa dicendo: “Sei pessimo” […] Si è sentito deluso? “Non proprio. I miei amici non ce l’avevano nemmeno un padre. Almeno io ne ho avuto uno”. Ha ereditato qualcosa da lui? “Direi solo da mia madre. È una donna tostissima. Ha 88 anni [era il 2012, ndr]”» (Hainey) • «Si arrabbiò con suo padre quando i suoi genitori divorziarono? “Il fatto è che lui aveva due o tre lavori. E così non è che lo vedessi molto.. Resta il fatto che non lo vedevo. Neanche mia madre, se è per quello. Lavoravano, molto. Poi sono cresciuto, ho cominciato ad andare in giro. A quel punto i tuoi genitori è come se sparissero. E un attimo dopo ti trovi all’università”» • Da giovane non è uno stinco di santo. «Quando ero un ragazzo, l’eroina ha influito nella vita di tutti, specialmente quelli della mia generazione. Due dei miei migliori amici sono morti a causa dell’eroina» • «Un giorno mi cacciarono dal college e mi rispedirono a casa per sei mesi» • «“Nostra madre ci inculcò la necessità di studiare” […] È vero che volevi fare il giornalista? “È vero. E sono anche arrivato a diplomarmi a 23 anni. Ma due anni prima, nella sosta estiva, mi innamorai del palcoscenico e quando tornai all’università di Fordham mi iscrissi anche al corso di Arte drammatica”. Fu quando fosti scoperto per l’interpretazione di Otello? “Esatto. È importante quando qualcuno ti incoraggia verso la strada giusta. Nel mio caso fui fortunato perché l’attore José Ferrer mi vide e assieme a un giornalista del Boston Globe mi dissero che dovevo assolutamente continuare a fare l’attore perché avevo talento» (Gallo) • «La mia vita cambiò. Nell’arco di un anno – era l’autunno del 1974 – passai da voti infimi in tante materie a recitare nell’Imperatore Jones di Eugene O’Neill. Se non avessi fallito così miseramente in quei corsi, non sarei qui oggi a parlare con lei» (Venezia) • «Così ho lasciato perdere il giornalismo e sono andato a misurarmi con gli studenti di Arte drammatica al Conservatorio teatrale di San Francisco”» (Gallo) • «Prima di diventare un attore, quasi tutto quello che facevo aveva a che fare con i bambini, sai, ho lavorato per un circolo ricreativo e altre associazioni per la gioventù» (dal sito Wuz - il social dei libri) • «Recitare era la mia vocazione. L’anno in cui cominciai […] c’era una donna nel salone di bellezza di mia madre, diciamo una specie di veggente, che continuava a guardarmi nello specchio. Alla fine ha preso un pezzo di carta e ci ha scritto “profezia” in alto. Ha detto. “Viaggerai per il mondo, predicherai davanti a milioni di persone […] Quel pezzo di carta ce l’ho ancora» (a Xan Brooks, The Guardian, 24/2/2013) • A San Francisco «si mantiene lavorando come commesso. Trascorso un anno, ricevuto un attestato, lascia la scuola di recitazione per trovare un lavoro da attore a tempo pieno, e nel 1982, dopo aver recitato una breve parte nel film TV Wilma, viene scelto dalla NBC per il serial televisivo medico St. Elsewhere. Nel 1981 intanto arriva anche l’esordio cinematografico, con il film Il pollo si mangia con le mani, con George Segal» (dal sito cinematografo.it) • «Recitare fu la sua salvezza, spiega lui, fu la prima cosa che provava in cui riusciva bene. “Mi piaceva quel mondo e ero pure bravo”. Coma mai la sua carriera si rivelò così fruttuosa? Destino, fortuna, talento, o una combinazione dei tre. “Ho passato sei mesi nel 1982 in cui non riuscivo a trovare lavoro. Avevo fatto un film dal titolo Il pollo si mangia con le mani, poi uno spettacolo, poi questi sei mesi dove non succedeva niente. Cominciavo […] a pensare: ‘Recitare non fa per me’. Poi trovai uno spettacolo su Malcom X, off-off-Broadway, a New York. Da allora non sono più stato disoccupato” […] “Ho fatto un film a Londra, a metà anni Ottanta, Dio salvi la regina, e c’era questa scena dove dovevamo bere […] E così io e un altro giovane attore facciamo: ‘Dai, facciamolo per davvero’. Abbiam bevuto dello scotch e pensavamo di recitare molto bene. Invece il direttore ci ha detto ‘Ma che avete voi due?’ […] mi ha insegnato una lezione. Quella è stata l’ultima volta che ho bevuto per lavorare. Non funziona, non c’è niente da fare”» (a Brooks) • «Lavorai come un pazzo per ottenere una nomination in un grande film, non mi arrivò nulla. Fu allora che imparai a non portare rancore, ad aspettare, a respirare» (Claudia Catalli, GQ, 19/3/2019) • «Feci un film impegnato. Si intitolava Grido di libertà. Il martirio di uno dei più grandi eroi dell’apartheid del Sudafrica, Steven Biko. Ci credevo molto perché denunciava la violenza che stava massacrando il Sudafrica. Un grande film, diretto da Richard Attenborough, che mi diede la prima nomination all’Oscar eppure al botteghino non ebbe fortuna. Me ne stavo lagnando con un amico medico e lui mi disse: “Denzel, io vedo pazienti tutto il santo giorno. Alcuni stanno molto male e a volte ne perdo anche qualcuno… Se una sera vado al cinema voglio vedere un po’ di vita e non la morte. Mi devi dare un raggio di sole, non una tragedia; perché la migliore terapia o medicina è una bella risata”. E non aveva tutti i torti. Ogni tanto anche un bel film dove puoi mangiare un pacco di pop corn invece delle unghie ti può far bene» • Proprio con Grido di libertà, nel 1987, riceve la prima candidatura all’Oscar. Lo vince due anni dopo con Uomini di gloria • «La mamma di Denzel […] il giorno dopo l’Oscar gli disse “a me non importa chi sei, porta fuori la spazzatura”, e ora lui ride e rincara “perché il concetto per lei è ‘sono tua madre e quindi tu fai quel che dico io, con o senza Oscar’”» (Arianna Finos, la Repubblica, 18/11/2014) • E così arriva il successo. «Da attore lavora in film popolari, da regista punta all’impegno sociale: Antwone Fisher era sulla storia vera del recupero sociale di un marinaio difficile, The great debaters sulla vita del poeta e professore nero Melvin Tolson. “Sono orgoglioso di queste mie due creature”» • Ormai può permettersi di scegliere solo film che gli piacciono. «Sono arrivato ad un’età in cui se un ruolo non mi appassiona passo rapidamente oltre» • «[...] Per essere uno che sognava di fare teatro a Broadway e di trovare un lavoro a 600 dollari la settimana mi ritengo fortunato. Da giovane sognavo una Porsche, ma quando finalmente me la sono potuta permettere mi sono sentito troppo vecchio. Penso ancora che tutto sia provvisorio, che un giorno perderò quello che ho e che dovrò mettermi a cercare un vero lavoro [...]» (’La Stampa” 12/3/2006) • «Suo padre è morto mentre lei girava Malcolm X... “Avevo preso un aereo per New York per incontrare Spike Lee. All’atterraggio trovo mio fratello e penso: ‘La mamma è morta’. Ma lui dice: ‘Papa ha avuto un infarto’. Non ho mai versato una lacrima per lui. Sembra la frase di un libro o di una canzone, ma non ho pianto nemmeno al funerale. Tra noi non c’era un vero legame”» • «L’educazione di mio padre è stata fondamentale. E, sì, ho pensato per un periodo a una carriera da pastore. Ma mi sento un po’ prete anche facendo il mio lavoro. Io, benedetto da denaro e celebrità, cerco di ispirare gli altri e condividere parte di quel che possiedo» (Finos).
Famiglia «Lei è una star di successo da anni, e da anni ha la stessa moglie... “Non posso avere entrambe le cose?” (ride). Sì, ma ci spieghi come le riesce “No (ride), queste cose le tengo per me”» (Venezia) • «Sposato dal 1983 con Paulette Pearson» (Venezia) • «Prima che dicesse sì, le ho dovuto chiedere di sposarmi per tre volte» (a Andrea Cangioli, Grazia, 18/10/2013) • «Sulla famiglia prendo esempio dall´Italia: […] Vent’anni fa [anni 90, ndr] io e mia moglie abbiamo stretto amicizia con una coppia, Salvatore Russo, il ristoratore dello Chez Black di Positano e sua moglie Titina. Abbiamo imparato dalla loro armonia, da come hanno cresciuto i loro figli: Gianfranco, star delle soap, e Peppe. Sogniamo di invecchiare uniti come loro» (alla Finos) • «Ho quattro figli di cui sono orgoglioso». Sono John David (n. 1984), giocatore di football e attore, che ha debuttato in Malcom X con il padre quando aveva otto anni e ha recitato anche in BlacKKKlansman di Spike Lee; Katia (n. 1986), produttrice; e i gemelli Olivia e Malcom (n. 1991), lei attrice, lui regista • «Si danno tutti da fare, insomma: fa effetto vederli così cresciuti, lontano da casa, a vivere ognuno le proprie vite» • «Quello di padre è il mio ruolo preferito».
Amici «Segue ancora la regola di non frequentare gli altri attori o chi lavora nel mondo dello spettacolo? “Non è una regola, però non vado in giro a cercare nuove conoscenze. Ho molti amici di lunga data e pochi sono attori: uno ha un ristorante, uno è un ex giocatore di football, un altro lavorava nell’industria discografica”» • «Forse non sono un leccaculo, forse non sono un pettegolo. Di sicuro non andrò mai a una festa giusto per trovare lavoro. E poi, c’è da dire che quando hai dei figli, gli amici diventano altri genitori» • «Una star tutta casa, chiesa e lavoro? Lei è davvero un’eccezione a Hollywood... “Si parla tanto di Hollywood, ma credetemi: non so neanche che cosa sia”».
Politica «Per alcune cose sono un progressista, per altre un conservatore. Siamo tutti troppo schematici: di qui o di là. È ridicolo. Io non sono totalmente di destra o di sinistra. Ma chi lo è? E soprattutto, perché dovrebbe esserlo?» (a Hainey) • Però sostenne Obama. «Quando ero ragazzino non c’era nessun afroamericano a cui guardare. C’era Martin Luther King, ma non era il presidente. Grazie a Obama oggi chiunque negli Stati Uniti, bianco o nero che sia, sa di poter diventare qualsiasi cosa» (alla Finos) • «Diciamo che non sarai mai il Governatore della California o cose del genere... “Se non avessi fatto l’attore non ci sarei nemmeno stato in California!”».
Trucchi «Quando ero giovane qualsiasi parte mi procurava angoscia: se dovevo interpretare un personaggio che era al gelo per 23 giorni, mi mettevo a congelare per 23 giorni. Adesso, invece, so già cosa vuol dire soffrire il freddo intenso, così posso sorvolare su certi slanci realistici» (Venezia).
Successo «Senza la fatica non è niente. Bisogna concentrarsi sul lavoro, lasciar perdere la critica, gli incassi, i premi» (alla Catelli).
Soldi Patrimonio stimato: 110 milioni di euro.
Droga «Le è mai capitato di dover faticare per staccarsi da un vizietto pericoloso? “Solo con un paio di ragazze” (ride)» (Venezia)
Sex symbol «La gente vede in me quel che vuole, ma quello che vede non sono io. Magari tra un po’ diranno "era sexy" e avranno diritto di dirlo. Ma io non so che significa essere un sex symbol, sono un essere umano, non mi esercito ad essere sexy».
Curiosità È alto 1 metro e 85, pesa 90 chili • La sua mano destra ha il mignolo storto di 45 gradi • «Da sempre trascorro le vacanze in barca a Portofino, Forte dei Marmi, Positano, Amalfi, la Sardegna» (alla Finos) • Ammette di andare d’accordo con Mark Wahlberg, suo vicino di casa • Pratica pugilato e legge la Bibbia tutti i giorni. «Ho letto da qualche parte che lei una volta ha detto di essere stato invaso dallo Spirito Santo. “È successo trent’anni fa, nella chiesa dove vado tuttora. Il sacerdote stava predicando e io mi sono detto: ‘Lasciati andare’. E ho avuto questa tremenda esperienza fisica e spirituale. Mi ha spaventato. Piangevo, sudavo, avevo le guance in fiamme. È stato troppo intenso. Stavo quasi per impazzire. Chiamai mia madre e lei mi disse che lo Spirito Santo era entrato in me. E io risposi: ‘Significa che non potrò più bere vino?’”» (Hainey) • Nel 1995 ha donato 2 milioni e mezzo di dollari per la costruzione di una cattedrale pentecostale vicino alla sua casa di Los Angeles, tempio frequentato da Magic Johnson e Steve Wonder, oltre che da lui stesso • «Ci parlerebbe delle sue iniziative umanitarie? “Ho costruito chiese, scuole, club per ragazzi e ragazze (“Boys & Girls Clubs of America”, organizzazione che istituisce programmi dopo-scuola per i giovani, ndr). Ho donato milioni di dollari, ma non mi va di parlarne; credo si debba dare un esempio, ma mai farsi sviolinate. Tutti abbiamo qualcosa da offrire: lei ha un suo potere con la penna, io con la recitazione. Ma non sono un attivista politico, non ho bisogno di espormi e farmi vedere ovunque. Ma lavorare sodo, questo sì» (Venezia) • «“Forse un giorno diventerò miliardario fondando un posto per disintossicarsi dalla dipendenza dal cellulare. Non mi rubi l’idea, ok?”. Promesso. Ne deduco che lei non usa social network… “No. Uso internet solo per fare ricerche, mi affascina il processo di contenuti immediati. Ma sono triste se non spaventato dalla dipendenza che tutti hanno da questi aggeggi infernali: vai al ristorante e nessuno si guarda più negli occhi, tutti a fissare il cellulare, e così al parco, e così per strada. Nessuno si parla. Al massimo si scambiano opinioni sullo scatto più bello del piatto che hanno scelto. Chi solleva gli occhi dallo schermo? Chi?” (Catelli) • «Tyler Perry, potente produttore, ci ha detto che lei è una delle poche persone che lo mettono in soggezione. C’è qualcuno che invece intimidisce lei? “Ho paura solo dell’Onnipotente, di nessun altro. Non lo dico per fare lo spaccone, sono davvero fatto così. Possono anche menarmi (ride) ma...” Quale attore potrebbe intimidirla? “Vuole dire quale attore potrebbe mettermi in agitazione? Meryl Streep forse mi renderebbe un po’ nervoso... E se penso a qualcuno che rispetto molto, certamente mi viene in mente Daniel Day Lewis”. Se si rivede sullo schermo cosa prova?  “Lo trovo doloroso e... quello sì, mi dà anche un po’ di soggezione” (Venezia)»
Titoli di coda «Lavorerebbe con autori come Matteo Garrone e Paolo Sorrentino? “Mi piacerebbe molto, sul serio. Dica di spedirmi le loro sceneggiature. Le aspetto”» (Finos).