la Repubblica, 27 dicembre 2019
Ibra torna al Milan per 6 mesi (e 4 milioni)
(Ri)habemus Zlatan. La serie A riabbraccia il gigante Ibrahimovic, 7 anni dopo. Il suo ritorno è imminente: nei primi giorni di gennaio, finite le vacanze, sarà a Milanello. Per nulla spaventati dall’anagrafe dell’eroe, i tifosi già sognano: il trentottenne Golia si caricherà sulle spalle il minuscolo Milan di questi tempi grami – un Davide senza fionda, 16 gol segnati in 17 giornate (4 rigori e un’autorete), con un terzino come migliore attaccante (Hernandez, 4 gol) – e lo isserà, dall’undicesimo posto e dalle miserie del 5-0 di Bergamo, fino all’Europa League. Hanno ridimensionato le aspettative: attribuirgli virtù talmente taumaturgiche da garantire la rimonta per la zona Champions, che dista 14 punti, sarebbe una mancanza di rispetto per l’eroe stesso. Il trascinatore dell’ultimo scudetto, datato 2011, ha giocato e vissuto, durante la decadenza del club, a Parigi, Manchester e Los Angeles. Campione cosmopolita e svedese di radici slave, non soffriva certo di saudade per i grattacieli di Milano: affezionarsi troppo a una maglia (ne ha cambiate 9 in 20 stagioni) sarebbe stata una deviazione sentimentale, lungo un percorso in cui mai era tornato sui suoi passi.
Ibra era, piuttosto, a caccia di una nuova sfida, mentre in Svezia impazza la furia iconoclasta dei tifosi del Malmoe, la squadra della città natale in cui debuttò nel 1999: non gli perdonano di essere diventato socio dei rivali dell’Hammarby e sfregiano di continuo la sua statua, che il cantante Alexander Bard propone di trasportare a Stoccolma. Il riapprodo al Milan allontana la sottile tentazione del ritiro: è il modo per chiudere una grande carriera su un palcoscenico meno malinconico del campionato cinese o della Premier League col Watford. La sfida più tentatrice, in verità, era un’altra: non il Bologna del suo amico Mihajlovic, ma il Napoli. «Tornerò in Italia, in una squadra che deve rinnovare la sua storia», confessò a novembre a GQ e adesso è chiaro che quel profilo coincideva proprio col Napoli. Poi sono spuntate le note beghe tra i giocatori e De Laurentiis e l’esonero di Ancelotti: l’affare è sfumato.
Maldini e Boban hanno convinto con una certa difficoltà il candidato, visti i risultati della squadra: propongono un contratto su misura al procuratore Raiola (6 mesi a 4 milioni di euro netti, più eventuale estensione di un anno a 7 milioni, vincolata al numero delle presenze e dei gol) e la prospettiva di un ruolo centrale, avallato dall’allenatore Pioli. Zlatan è ancora in vacanza con la famiglia in Svezia, ma a Casa Milan nessuno dubita che fugherà sia i dubbi sulla tenuta fisica, dopo 2 mesi e mezzo di inattività, sia quelli sull’efficacia in campo, dopo l’infortunio al crociato nel 2016 col Manchester United e le 2 stagioni tra i resistibili difensori della Mls. Ibra ha divorziato dalla Nazionale svedese e non ha potuto trascinare i Galaxy alla conquista del titolo. Però in America ha imperversato (30 gol in 29 presenze, un paio dei quali spopolano su youtube), fino a pronunciare l’epitaffio: «Se me ne vado io, nessuno si ricorderà della Mls». Il Milan inizia da lui il mercato, segnato dai casi di Piatek e Paquetà (70 milioni spesi un anno fa e già sacrificabili, il brasiliano è corteggiato dal Psg di Leonardo) e dalla questione del rinnovo a Donnarumma. Il 2020 potrebbe essere l’anno del debutto del figlio e nipote d’arte Daniel Maldini e del sistema a 2 punte, ma soprattutto del cambio di proprietà: è attesa la risposta di Paul Singer, titolare del fondo Elliott, all’offerta da 975 milioni del re del lusso Bernard Arnault. Le anticipazioni di Repubblica stanno trovando conferma: l’inizio del declino del Milan è coinciso con la partenza di Ibra per Parigi ed è Parigi che si propone per la rinascita.