la Repubblica, 27 dicembre 2019
In Francia i sindacati organizzano collette per salvare gli stipendi degli operai in sciopero
Intellettuali, videogamer, pensionati e militanti di sinistra varano in Francia l’operazione “salva- stipendio” per i lavoratori in sciopero da 22 giorni contro la riforma delle pensioni di Emmanuel Macron. Oggi è giorno di paga. E molti dei protagonisti della mobilitazione troveranno in busta un’amara sorpresa: «Una perdita di 60-100 euro per ogni giorno d’astensione dall’impiego», sintetizza il portavoce del sindacato Cgt Cédric Robert. Una voragine ancor più dolorosa in un periodo finanziariamente impegnativo come quello di Natale. Ammortizzata in parte dalla tredicesima, e smussata in queste ore dalla gara di solidarietà nel Paese per aprire un paracadute al crollo del reddito di chi partecipa alla protesta.
I lavoratori più fortunati del fronte anti-Macron sono gli iscritti al Cfdt. Il più grande sindacato francese ha messo assieme negli ultimi decenni grazie alle quote di sottoscrizione una “Cassa nazionale d’azione sindacale” forte di 126 milioni di euro di fondi, destinata a finanziare chi sciopera ad oltranza per difendere i suoi diritti. Ne possono usufruire gli iscritti da almeno sei mesi e il rimborso – 7,3 euro all’ora di lavoro persa – è tutt’altro che simbolico. La Cfdt però è favorevole alla riforma Macron ed è scesa in piazza solo in occasione dell’ultimo sciopero generale contro l’innalzamento a 64 anni dell’ “età di equilibrio” cui si può andare in pensione.
Le altre sigle sindacali, quelle che hanno mobilitato la loro base da inizio dicembre, non dispongono di ammortizzatori sociali di questo tipo. Force Ouvrière ha un fondo scioperi “di modesta entità”, ammette il numero uno Yves Ferrier, in grado di riconoscere – dopo 3 giorni di sciopero – un indennizzo di 12 euro al giorno. La Cgt non ha fondi ad hoc. Ma la sua base ha lanciato collette online per sostenere i colleghi in sciopero. La dirigenza storce il naso ("si tratta di processi che mancano di trasparenza”, si è lamentato Laurent Brun, numero uno dei ferrovieri). Ma piovono offerte: l’appello su “Le Pot Commun” – aperto durante le proteste contro la riforma del lavoro nel 2016 e rimasto con solo 124mila euro di cassa a inizio dicembre – ha messo assieme da allora più di un milione di euro, tra cui 100mila versati con gli incassi di una partita “solidale” organizzata da alcuni famosi videogamer su Twitch e 2.250 da un singolo pensionato del settore. Oltre 50 personalità tra cui la scrittrice Annie Ernaux, alcuni noti comici, il sociologo Jean Marc Salmon e l’ex giocatore del Milan Vikash Dhorasoo hanno lanciato su Mediapart un appello alla solidarietà finanziaria. Piccole collette sono organizzate a livello locale – con raccolte vicine ai 100mila euro – o ai banchetti alle manifestazioni. I liberisti duri e puri insinuano che l’operazione “salva stipendio” sia paradossalmente finanziata in parte con gli 85 milioni che lo Stato gira a sindacati ogni anno per “favorire il dialogo sociale”. Accusa infondata visto che questa somma affluisce in un fondo cogestito con gli imprenditori. Chi sciopera dovrà quindi accontentarsi di quest’onda di solidarietà volontaria per provare a far quadrare i conti di dicembre. Sperando che i risultati della protesta arrivino prima dell’allarme rosso sull’estratto-conto in banca.