Corriere della Sera, 27 dicembre 2019
La pessima abitudine di dare troppi compiti per le vacanze
La pessima abitudine di fare e disfare, cioè il vizio di rinunciare quasi per partito preso a ciò che ha stabilito il precedente governo, ha impedito a Lorenzo Fioramonti almeno di confermare quel poco di buono che aveva fatto (o detto) il suo predecessore Marco Bussetti esattamente un anno fa. Nel poco di buono auspicato dal ministro del precedente governo, c’era l’appello, rivolto ai docenti, a moderare il carico dei compiti e a ricordarsi che le vacanze sono vacanze anche per i ragazzi.
P urtroppo, però, dodici mesi dopo, il buon proposito è rimasto lettera morta e i compiti natalizi continuano a incidere in modo imbarazzante sulle famiglie al punto da rendere complicato ogni sacrosanto programma alternativo, almeno per chi voglia prendere sul serio la tabella delle incombenze. Imbarazzante, per esempio, per un genitore come il sottoscritto, padre di una ragazzina di 13 anni: per il quale il normale senso del dovere da trasmettere alla figlia (i compiti si fanno) contrasta con l’evidenza del carico eccessivo, super eccessivo, a volte intollerabile. E ciò accade già nel weekend, ma soprattutto – estate a parte – accade nelle due settimane festive come quelle in corso. Ecco dunque l’esempio su cui sarebbe bene che riflettesse il prossimo ministro dell’Istruzione, chiunque egli sia, pentastellato ortodosso o scissionista, zingaret-tiano o renziano, articolouno o due o tre, augurandogli di arrivare sano e salvo fino alle prossime vacanze scolastiche (pasquali o estive). Senza immaginare di vietarli tout court per legge come fanno in certi Paesi, basterebbe evitare che si giungesse al colmo di avere una figlia di terza media che in 17 giorni liberi (si fa per dire) debba sbrigare una mole oggettivamente esagerata, per non dire oppressiva, di compiti assegnati da singoli prof ignari del diritto al riposo di cui dovrebbe godere ogni adolescente che si rispetti. Ecco qua un elenco molto realistico di compiti segnati in agenda per l’immediato dopo vacanze, compiti spesso più interessanti e fantasiosi di quelli che toccavano ai genitori ma incredibilmente accresciuti per numero, quasi una valanga: per geografia studiare una dozzina di pagine sulle risorse energetiche; scrivere almeno una mezza pagina di diario al giorno; per matematica risolvere 15 espressioni algebriche e sei problemi sul cerchio; leggere vari brani antologici di letteratura italiana con rispettivi 12 esercizi di comprensione; studiare 2 capitoli sul primo ‘900 per la verifica di Storia; eseguire 14 esercizi di grammatica inglese; studiare il capitolo sulla musica afro-americana per la verifica di musica; realizzare una ricerchina sull’arte floreale di fine ‘800; compilare il questionario di francese sull’energia nucleare e sempre per francese scrivere tre lettere a destinatari immaginari; studiare i casi, la prima declinazione, il verbo essere e una trentina di vocaboli per la (prima) verifica di latino; ripassare la vita di Manzoni e il capitolo sul Romanticismo; disegnare la tavola di assonometria e di proiezioni ortogonali per tecnologia. Ora, il super elenco natalizio sembra fatto apposta per istigare l’alunno a: 1) fregarsene e non fare quasi nulla; 2) lasciarsi prendere dall’ansia per fare tutto; 3) trovare escamotage per tirare a campare (WhatsApp può servire); 4) in ogni caso odiare la scuola. E i genitori di un alunno moderatamente diligente a riflettere: chi glielo dice che sarebbe bello dedicare un pomeriggio a visitare una mostra o un museo? O a leggere un libro?