La Stampa, 23 dicembre 2019
In morte del franco cfa
Nata nel 1945, come moneta comune delle colonie francesi in Africa, il franco Cfa era rimasto in funzione anche dopo l’indipendenza raggiunta dai Paesi dell’area, una sessantina d’anni fa. Sempre più criticato come il retaggio del colonialismo di Parigi, a sorpresa Emmanuel Macron, in visita ad Abidjan, ha annunciato al fianco del presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, il tramonto della valuta. La nuova valuta, che entrerà in circolazione nel 2020 (forse a luglio, ma non è stata fissata una scadenza precisa), sarà ribattezzata Eco. Resterà ancorata all’euro, ma gli otto Paesi che l’adotteranno non avranno più l’obbligo di depositare il 50% delle proprie riserve presso il Tesoro francese. E nessun rappresentante di Parigi siederà più nel consiglio d’ammnistrazione della Bceao, la banca centrale dei Paesi dell’Africa dell’Ovest interessati dal cambiamento. Come sottolineato da Ouattara «la fine del franco Cfa porrà fine a tutte le illazioni su questa moneta». Della questione, nel gennaio scorso, era impicciato addirittura il vicepremier Luigi Di Maio. Aveva dichiarato che, «se la Francia non avesse le colonie francesi che sta impoverendo, sarebbe la 15ª forza economica internazionale e invece è fra le prime per quello che sta combinando in Africa».
Giovedì sera, Macron, rivolgendosi a Ouattara, ha affermato: «Il franco Cfa cristallizza troppe critiche: i giovani africani ci rimproverano di continuare una relazione che giudicano postcoloniale». Da lì il via libera all’addio al Cfa. Il presidente ha aggiunto che «troppo spesso si percepisce la Francia come se avesse ancora sull’Africa uno sguardo egemonico e con gli orpelli di un colonialismo che è stato un errore profondo della nostra Repubblica».
I limiti di questa svolta? Si applica agli 8 Paesi francofoni dell’Africa occidentale (Uemoa), tra cui Costa d’Avorio e Senegal, economicamente quelli trainanti del gruppo, ma non alle ex colonie di Parigi nell’Africa centrale (Cemac), sei Stati in tutto, tra cui Camerun e Gabon, che contineranno a utilizzare il Cfa. Poi, almeno per il momento, la Banca centrale francese resta garante finanziaria per gli otto Paesi dell’Uemoa. E soprattutto l’Eco rimarrà ancorato alla moneta europea, come il Cfa (l’attuale parità è di un euro per 655,96 franchi Cfa). Questa caratteristica ha permesso ai Paesi che utilizzano la valuta di conservare una certa stabilità monetaria e un’inflazione sotto controllo. Ma il legame con l’euro ha rappresentato pure una zavorra per l’export rispetto al resto dell’Africa ed è un problema che si manterrà intatto con l’Eco. Non solo: Ouattara ha parlato in qualità di presidente in carica dell’Uemoa, ma non esiste un mandato specifico da parte dei capi di Stato degli altri Paesi, né si è svolto un dibattito parlamentare in Costa d’Avorio al riguardo. Eco, poi, è lo stesso nome della moneta comune che tutta la Cedeao, la Comunità economica dell’Africa dell’Ovest (quindici Paesi compresi gli otto dell’Uemoa, più altri, come la potentissima Nigeria, ex colonia britannica), voleva da tempo adottare. Nella speranza di Macron e Ouattara anche il resto della Cedeao potrebbe accodarsi. Ma non sarebbe stato meglio aspettare una decisione di tutta quella Comunità? E quei Paesi accetteranno il ruolo della Francia di garante finanziario dell’Eco?