la Repubblica, 23 dicembre 2019
Un pedone ucciso ogni 14 ore E la metà muore sulle strisce
In Italia si muore sempre di più per incidenti stradali, con dati ben al di sopra della media europea. Si muore sulle autostrade, sulle arterie extraurbane, sotto casa e in particolare a piedi. Il 30 per cento delle vittime della strada nella Capitale in questo anno erano pedoni: «Ma il 2019 si chiuderà come l’anno nero dei pedoni in tutto il Paese», dice Silvana Paci, responsabile della polizia locale di Rimini e presidente nazionale dell’Anvu, l’associazione di categoria. Perché chi cammina a piedi è più a rischio? «Perché chi guida in auto spesso ha fatto uso di alcol, va veloce ed è distratto», continua Paci.
I numeri sono impressionanti. Lo scorso anno, secondo i dati dell’associazione Asaps, sulle strade è morto un pedone ogni 14 ore: 612, con un trend crescente rispetto sia all’anno precedente (più 2 per cento) sia al 2016 (più 7,4 per cento). I pedoni feriti sono stati 20.700, la gran parte over 64. I primi dati dell’anno in corso non sono incoraggianti: Aci e Istat registrano un aumento di incidenti mortali in genere del 25 per cento nei primi sei mesi del 2019.
A Roma i vigili urbani hanno appena fatto il bilancio degli incidenti nel 2019 nella Capitale: su 120 morti oltre un terzo (43) erano pedoni, persone che stavano attraversando la strada sulle strisce in oltre il 50 per cento dei casi. Dopo Roma la città più pericolosa è Milano (24 morti nel 2018 seguita) da Torino con 12, Genova e Napoli 10, Bologna 9, Palermo 7 e Catania 4.
Le cause della strage di pedoni sono diverse, dalla scarsa segnaletica stradale ai guidatori distratti dai cellulari: «Anche gli autovelox “visibili” non aiutano, perché spesso dopo aver superato quelli segnalati gli automobilisti hanno la tendenza ad accelerare», dice Paci. Un’altra causa è la distrazione dei pedoni: «Purtroppo molti vengono investiti perché mentre attraversano la strada guardano i cellulari o ascoltano musica con le cuffiette senza guardare attorno», dice Daniele Zarrillo, presidente dell’Aneis, l’associazione nazionale di esperti d’infortunistica stradale.
Ma non solo. Il dieci per cento degli incidenti mortali è stato causato lo scorso anno da guidatori ubriachi o che avevano assunto sostanze stupefacenti. Secondo i dati consegnati da Silvia Bruzzone dell’Istat all’Istituto superiore di sanità «gli incidenti alcol-correlati sono stati il 7,8 per cento del totale e quelli droga-correlati il 2,9 per cento». Complessivamente lo scorso anno le contravvenzioni per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe fatte da polizia municipale, polizia e carabinieri sono state oltre 47 mila: un dato in crescita rispetto agli anni precedenti del 4,4 per cento. E non certo perché si fanno più controlli, considerando la scarsezza di mezzi e uomini soprattutto tra le polizie locali. Non a caso in commissione Trasporti alla Camera è allo studio una legge per dare più risorse alle polizie municipali per fare maggiori controlli notturni in particolare nelle zone della movida e anche per offrire pacchetti di sconti ai giovani su taxi e bus urbani, in modo da disincentivare l’utilizzo di mezzi privati. Le associazioni chiedono però anche maggiori investimenti sull’informazione: «Più volte abbiamo sottolineato la necessità di campagne di sensibilizzazione idonee», dice il presidente dell’osservatorio pedoni Asaps, Giordano Biserni.
Di certo c’è che le strade italiane sono tra le meno sicure d’Europa. In Italia l’ultimo dato Eurostat registra 55 vittime della strada ogni milione di abitanti, contro una media Ue che è di 49 morti. Tutti i grandi paesi sono più sicuri: il Regno Unito registra 28 morti sulla strada ogni milione di abitanti, la Germania 38 morti, la Spagna 39 e la Francia 51.