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 2019  dicembre 22 Domenica calendario

Il caffè come arma diplomatica

Il sistema rappresentativo delle democrazie liberali (quando funziona) è di natura darwiniana. Alla lunga almeno, i politici che riescono a soddisfare le attese degli elettori tendono a prosperare, quelli che non ci arrivano, no. Ci sono anche delle istituzioni (i partiti, le burocrazie pubbliche) che in parte esistono per proteggere i singoli operatori politici dalla «eccessiva» volontà popolare. Sono più portati a percepire la propria missione come quella di «amministrare» piuttosto che a interloquire. È quando i partiti e le amministrazioni si fondono che nascono i guai.
Può capitare che la massa voglia molto qualcosa che alla casta unificata di comando non sembra sensata. Non trova interlocutori, come per i tedeschi dell’Est e il loro caffè… La crisi del caffè della Repubblica democratica tedesca esplose nel 1977 quando la Rdt non riuscì più a coprire la domanda interna della bevanda che è un po’ la «benzina umana» dei climi europei più freddi. La raccolta brasiliana dell’anno precedente era stata scarsa e i prezzi erano schizzati in alto. Il caffè, notoriamente, non si coltiva in Germania e doveva per forza essere acquistato all’estero. Ciò avrebbe obbligato le autorità a trovare della valuta pregiata occidentale per pagarlo. I produttori non erano disposti ad accettare in pagamento il non molto stimato ostmark, non facilmente convertibile. Le priorità politiche comunque erano altre e, secondo chi amministrava per il bene comune, certamente la popolazione si sarebbe accontentata di meno…
Lo stato lanciò in sostituzione dei «simil-caffè», come il famigerato Kaffee Mix, un prodotto succedaneo che «allungava» una quantità modesta di vero caffè con, tra le altre cose, la farina di piselli tostata. Si stima che fino al 25% del caffè consumato nella Germania Est tra il 1975 e il 1977 provenisse dai pacchi dono inviati dai parenti dall’altra parte del Muro. Non solo era una sfortunata sottolineatura della diversa qualità della vita nelle due Germanie, ma le regole della cortesia richiedevano che il dono fosse ricambiato, specialmente con i famosi Christstollen di Dresda, una torta di Natale parente del panettone. Solo che anche questi dolci si preparavano con ingredienti pregiati d’importazione: mandorle, uva passa e canditi. Infatti, si minacciò, brevemente, di vietare per legge di regalare gli Stollen...
Cresceva intanto l’irritazione popolare per la mancanza del caffè, e, a un certo punto, perfino della cicoria. Le schifezze imbevibili che si tentava di imporre acquisirono il nomignolo di «Erichs Krönung», un riferimento al leader della Rdt, Erich Honecker, e al marchio di caffè tedesco occidentale Jacobs Krönung. Il caffè cominciò a rappresentare una sorta di pericoloso «sogno dell’Ovest». Quando finalmente l’apparato di stato della Rdt cedette, lo fece su due direttive, entrambe ricche di esiti inattesi: prima implementando un meccanismo di cambio merce con l’Etiopia, barattando grandi volumi di armi tedesche con la Derg (l’aggressiva dittatura militare etiope dell’epoca) in cambio del caffè che lì abbondava. La risultante destabilizzazione del Corno d’Africa si sente ancora oggi.
Il secondo passo, improbabile, fu di incoraggiare la coltivazione del caffè nel Vietnam, a quei tempi coinvolto in una guerra con gli americani. Il paese, allora un esportatore molto modesto di caffè, è oggi il secondo produttore al mondo dopo il Brasile.