La Stampa, 22 dicembre 2019
Il primo giorno di Roberto Rosso in carcere
Reparto “Nuovi giunti” carcere Lorusso – Cotugno. Roberto Rosso, il consigliere regionale del Piemonte arrestato per voto di scambio con esponenti della ’ndrangheta, è ancora lì. Lui, abituato a una vita in movimento, al telefono che non tace mai, ieri ha incontrato il suo avvocato, Giorgio Piazzese per un breve colloquio. Poi si è avvalso della facoltà di non rispondere all’udienza di convalida del fermo. Ha mangiato, poco. E ha cercato di capire le regole del carcere, quelle scritte e quelle che ti consentono di vivere meglio.
Chi lo ha visto, l’altro giorno poche ore dopo il fermo avvenuto all’alba, racconta di un uomo stordito: «Come tutti quelli che entrano in carcere per la prima volta. Come chi ha condotto una vita normale fino al giorno prima». Provato. Non parla della sua vicenda processuale. Ma se gli domandano come sta crolla. Alterna il pianto a ritate quasi isteriche. «Cattolicissimo», dicono. Ha pregato. Non ha fatto amicizia con gli altri detenuti, è rimasto in disparte. E non è da lui, che ha sempre saputo fare l’istrione. Toccare le corde giuste. Lui, che in campagna elettorale partecipava come ospite ai congressi dei sindacati di polizia, invocando certezza nella pena, parlando di «pugno duro» e raccogliendo applausi e pacche sulle spalle, oggi tace.
Se sia pronto a farsi interrogare dai pm che hanno condotto l’indagine ancora non sa. Non è escluso. Ma prima dovrà parlarne con il suo avvocato. Anche perché contro di lui i pm Toso e Abbatecola hanno una montagna di elementi. Ci sono le telefonate intercettate nelle quali sono evidenti i contatti tra gli esponenti del mondo ’ndraghetista e il parlamentare. Ci sono le immagini degli incontri. Le fotografie scattate dagli investigatori del Gico della Finanza, e ci sono le ricostruzioni.
L’imprenditore
Anche Mario Burlò, l’imprenditore di Moncalieri arrestato nell’ambito della stessa operazione (ma per reati differenti) all’udienza di convalida di ieri ha scelto la strada di non rispondere alle domande dei giudici. Detenuto nel carcere di Asti si farà interrogare – annunciano i sui legali, Domenico Peila e Maurizio Basile – nei prossimi giorni. Dirà la sua verità su entrambi i filoni di indagine. Quello sulle compensazioni Iva e quello sui rapporti “pericolosi”. «Già ora il nostro assistito può fornire una spiegazione su ciascuna delle vicende che lo vedono coinvolto» dicono gli avvocati. E spiegano: «Da Burlò andavano in tanti a bussare e proporre affari o chiedere sponsorizzazioni. Se era un affare, se gli interessava gli accordi andavano avanti». E quel «tanti» sottintende il fatto che nel suo ufficio – nel tempo – sono passati non solo vip.
L’intervento della Gdf e il sequestro dei conti delle sue società inchioda l’attività del gruppo. Blocca gli stipendi dei dipendenti (oltre 60 amministrativi soltanto a Torino) e circa 2000 in tutta Italia. Ed è per questo che già nella giornata di domani il tribunale provvederà a nominare un amministratore. C’è da dare continuità all’azienda, al di là degli sviluppi che questa storia avrà.