il Fatto Quotidiano, 21 dicembre 2019
È cangiante. Inafferrabile. Appare, ride, imita, piange, ancora ride, poi scompare, cambia personaggio e torna
È cangiante. Inafferrabile. Appare, ride, imita, piange, ancora ride, poi scompare, cambia personaggio e torna. È Paola Minaccioni, 48 anni da Roma, ogni mattina è una dei protagonisti de Il ruggito del coniglio, più una serie infinita di film, serie tv, teatro (nel nuovo anno sarà protagonista di una pièce di Özpetek) e ora ha girato anche il suo primo corto da regista. Quando parla è comica anche a sua insaputa, è diretta, non si nasconde, né bluffa, e come lo chef Fulvio Pierangelini sembra amare l’imprevedibilità delle imperfezioni, “perché ormai ci siamo omologati, siamo tutti simpatici e carini”.
Quindi…
Mancano le grandi personalità, non c’è più il Carmelo Bene che litiga con Vittorio Gassman; oggi verrebbero cacciati dal sistema.
Come mai?
Viviamo al tempo dei social: quanta gente triste si fotografa su Instagram? Sono sempre felici o forzatamente felici, e allo stesso tempo il mondo si è appiattito e diventato più commerciale (ci ripensa). Non è un caso se Carmelo Bene arrivava dal teatro…
E allora?
A quel tempo partivi dal palco e finivi in tv, quindi avevi una tua struttura, ti eri formato; oggi è il contrario e sei costretto a rifugiarti nella comfort zone e a seguire la corrente.
Chi voleva conoscere da piccola?
La Marchesini: la imitavo già a scuola; anni dopo ho provato a conoscerla, ma niente.
Al cinema ci sono pochi ruoli femminili.
È che sono sempre gli stessi: mogli, amanti, donne abbandonate, e nella stessa fascia d’età. Tutto questo si amplifica se sei un comico.
Come lei.
Se uno viene da un talent si possono aprire le porte anche di un ruolo drammatico: non ci sono pregiudizi.
Invece se si è comici…
Tutto fermo, poi se uno è nato e cresciuto in strada, allora la credibilità è “zero”.
Lei, da dove?
Don Bosco, periferia.
E mamma sindacalista.
Della Cgil, attivista, mi portava alle manifestazioni: sono abbonata a quelle per l’aborto, i diritti degli omosessuali, o il sociale; eravamo buffe.
Per cosa?
Mamma da questo punto di vista era avanti, poi dentro casa mi spingeva a sposarmi per trovare una sistemazione, ed è una delle grandi contraddizioni di questa società basata su una falsa credenza.
Tradotto?
Dati alla mano non mi sembra che il matrimonio sia la panacea dell’esistenza.
Cattolica?
No! Quando la domenica mattina io e mia sorella tentavamo di andare a Messa, ci bloccava sulla porta: “Se volete fare un’opera buona, datemi una mano in casa”.
Donna pratica.
Da brava romana ci ha concesso i comandamenti (in realtà sono i “sacramenti”).
Insomma questi “comandamenti”?
La comunione l’ho fatta con mia sorella che è più grande di me di due anni, “così mi tolgo il pensiero in una volta sola” la spiegazione di mamma; poi per prepararmi alla cresima mi ha spedito a un corso prematrimoniale. A 11 anni.
È un pezzo comico…
Per la cresima ci ha vestito identiche, con gonne improbabili color grigio a quadrettini rossi; materiale per la psicoanalisi.
Suo padre è stato lo storico massaggiatore della Roma.
E ha girato il mondo…
A scuola i ragazzi le chiedevano di suo padre?
Più che altro biglietti, magliette, allenamenti, e non capivo l’enfasi, c’ero nata, per me era normale.
Non erano idoli?
Era la quotidianità, come Roberto Pruzzo che ci ha regalato il cane.
Quindi, il primo pubblico.
L’imitazione dei professori, mentre il vero esordio è stato in una manifestazione di fine estate, con annesso un piccolo complesso: c’era il concorso per la miss del paese, e invece di chiedermi di partecipare, mi vollero per lo sketch.
Cattivoni.
Io su un palco e mille persone davanti: dall’emozione non sentivo le ginocchia.
Però le hanno dato della bruttarella.
Sempre sentita così, e quando ti ci senti, lo sei.
Oggi è considerata sexy.
Nella vita privata sono sempre stata libera, e questo perché ho avuto la fortuna di scoprire la sessualità da grande, quando avevo la giusta testa.
I registi con i quali ha lavorato, l’hanno coinvolta in altri progetti.
Con Ferzan è nato un idillio, ma anche con Milani e Ponti è andata bene.
Nel cinema ci sono cricche?
Eccome, sono tutti gruppi o clan e hanno il difetto di non far entrare nessuno; poi sono normali le preferenze.
Ruolo da protagonista?
Eh, lo sto aspettando; cosa devo fare? Il botox?
È più difficile strappare una risata di una lacrima.
L’attore comico non può recitare, deve essere immediato e sul palco non puoi pensare alla battuta, altrimenti la rendi inefficace; mentre nelle parti drammatiche non è necessaria la perenne connessione con il pubblico.
E qui da chi ha imparato?
È stato importante lavorare con Lillo e Greg: prima di loro sono stata con una compagnia importante, una di quelle dove anche le micro-pause venivano calibrate.
E allora…
Con Lillo e Greg mi sono immersa nell’opposto: a prima vista sono dei cialtroni pazzeschi, non provavano, e non capivo; poi però li ho visti sul palco e sapevano esattamente cosa dire e come, con un’efficacia rara. Sbalorditivi.
Cosa legge?
Da quando ci sono i social leggo pochissimo.
Ah, li usa?
Porca miseria, ne sono attratta da morire, poi li studio, li guardo, partecipo; ah, sto leggendo Olocaustico di Caviglia, e questa estate solo testi di psicologia.
Come mai?
Storia d’amore finita ed è nato uno spettacolo comico.
Prova invidia?
Tanto, e non voglio togliere agli altri, però mi piacerebbe venir coinvolta di più.