la Repubblica, 21 dicembre 2019
ArcelorMittal e governo hanno tempo fino al 7 febbraio per mettersi d’accordo. Primi passi di una nuova intesa
L’accordo arriva sul gong finale. Il futuro dell’ex Ilva è di nuovo tutto da scrivere. Lo dimostra l’intesa raggiunta tra governo, tramite i commissari ex Ilva, e ArcelorMittal, nell’ultimo giorno utile, quando al tribunale di Milano era in programma la discussione del recesso dal contratto d’affitto dell’acciaieria di Taranto da parte di ArcelorMittal, annunciato a novembre scorso.
Si passa così dal probabile addio allo stabilimento a un possibile rilancio. Davanti al giudice civile di Milano Claudio Marangoni, l’ad di ArcelorMittal Lucia Morselli e i tre commissari dell’ex Ilva (Francesco Ardito, Alessandro Danovi e Antonio Lupo) si presentano con un protocollo d’intesa che di fatto toglie dal tavolo il contenzioso fra le parti e getta le basi per la negoziazione. E così, in presenza di una richiesta di entrambe le parti di rinviare l’udienza al 31 gennaio, il giudice ha deciso spostare tutto al 7 febbraio prossimo. Un modo per garantire al governo e alla multinazionale di approfondire i dettagli di quell’intesa che punta a rilanciare il più grande polo siderurgico d’Europa sotto l’aspetto produttivo e ambientale, con un piano industriale che viene definito “nuovo accordo verde”. Le parti si sono date tempo fino al 31 gennaio prossimo per approfondire l’intesa contenuta in quattro pagine scritte in inglese e raggiungere un accordo vincolante: «Siamo abbastanza soddisfatti, perché questo è solo un preaccordo – dichiara il direttore generale dell’Ilva in amministrazione straordinaria, Claudio Sforza – Ora c’è un percorso da fare». Sulla stessa linea il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: «Un primo importante passo avanti per la soluzione positiva di una vicenda che riguarda oltre 10 mila lavoratori, che coinvolge il tessuto economico e civile della città di Taranto, che deve assicurare la tutela della salute di lavoratori e cittadini e garantire la tenuta del sistema industriale italiano».
Di tutt’altro tono però le reazioni dei sindacati: «È stato un percorso di inaudita gravità che non ha visto il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali – ha attaccato il segretario della Uilm Rocco Palombella – per quanto ci riguarda esiste un solo piano ambientale e industriale. Sono quelli previsti dall’accordo del 6 settembre 2018». Arriva in suo aiuto il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli: «Non si potrà proporre un cambio di piano industriale senza un accordo sindacale», il ministro ha garantito il mantenimento degli attuali livelli di occupazione e ha ribadito che ci sarà l’ingresso dello Stato nel capitale dell’acciaieria. Intanto, se da una parte il governo prepara le misure per il Cantiere Taranto (50 milioni per i lavoratori in cassa integrazione e interventi per la riconversione), all’ombra del siderurgico si attende un’altra scadenza, quella del 30 dicembre, giorno in cui al tribunale di Taranto si terrà il riesame in merito al ricorso dell’ex Ilva contro lo stop all’Altoforno 2 (sequestrato e dissequestrato più volte in seguito all’incidente del 2015 che causò la morte dell’operaio Alessandro Morricella). Una circostanza sottolineata dai vertici di ArcelorMittal, visto che l’ad Lucia Morselli già fa sapere che l’azienda non potrà mantenere gli impegni sulla capacità produttiva proprio a causa dello stop sull’Afo2.