La Stampa, 22 dicembre 2019
Venerdì sera è cominciata la guerra spaziale
L’era delle guerre stellari è cominciata ufficialmente venerdì sera, quando il presidente Trump ha firmato la legge che costituisce la Space Force. La nuova forza armata è ancora tutta da definire, ma il capo della Casa Bianca non ha dubbi sulla sua missione: «Un sacco di cose avverranno nello spazio, perché è il nuovo teatro di combattimento del mondo. La superiorità dell’America è assolutamente vitale. Ora siamo i leader, ma non abbastanza. Tra breve però saremo avanti a tutti».
Durante la cerimonia alla Joint Base Andrews, tenuta due giorni dopo l’impeachment e poco prima di partire per le vacanze natalizie a Mar a Lago, Trump ha firmato una legge finanziaria da 1,4 trilioni di dollari che era indispensabile per evitare un nuovo shutdown delle attività statali. Il testo include 738 miliardi destinati al Pentagono, di cui 40 per la creazione della Space Force, invece dei 72,4 chiesti in origine. La sesta forza si aggiunge alle cinque già esistenti, cioè Army, Air Force, Navy, Marine Corps e Coast Guard, ed è la prima a nascere dal 1947. Il Pentagono aveva già costituito lo US Space Command, guidato dal generale John Raymond all’interno della Air Force. Questo diventa ora il primo nucleo della Space Force, con lo stesso comandante e circa 16.000 uomini, che però al momento restano parte dell’aeronautica militare. Per dare un’idea delle proporzioni, l’Army ha 480.000 soldati e 181 miliardi di finanziamenti. Nei prossimi mesi bisognerà definire tutto, dalle divise all’inno, ma le attività della nuova forza saranno concentrate soprattutto nelle attuali basi di Peterson, Buckley e Schriever in Colorado, Vandenberg in California e Patrick in Florida. La missione sarà conservare e rafforzare il dominio americano nello spazio, «migliorando ed evolvendo la capacità di combattere» in questo teatro. Secondo un piano pubblicato dal Pentagono nei mesi scorsi, al momento l’obiettivo non è schierare truppe tra le stelle, ma «accelerare la tecnologia», creare un’agenzia per lo sviluppo delle capacità della prossima generazione, e costituire un gruppo di esperti addestrati come «professionisti del combattimento nello spazio». I compiti immediati saranno difensivi, come proteggere da eventuali attacchi i satelliti su cui si basano sistemi vitali tipo il gps, le comunicazioni, l’allarme e il contrasto di aggressioni missilistiche. Cina e Russia però stanno costruendo armi spaziali, vettori ipersonici e altre minacce, che potrebbero davvero aprire la porta alle guerre stellari.
L’ex capo del Pentagono Mattis era scettico, perché riteneva sufficiente lo Space Command creato all’interno dell’Air Force e non voleva costruire una nuova burocrazia. Il suo successore Esper si è invece allineato con Trump: «La prossima grande guerra potrebbe cominciare nello spazio e noi dobbiamo essere pronti».
Elon Musk, fondatore di Space X che già collabora con la Nasa, ha salutato la novità così: «Starfleet begins», con un chiaro riferimento alla flotta di Star Trek. La nuova forza armata infatti apre grandi opportunità per i privati e lo sviluppo di tecnologie con potenziali usi civili, anche se le guerre stellari non dovessero mai scoppiare. La corsa al riarmo però è ormai avviata, fa parte della sfida strategica epocale con Cina e Russia, e da venerdì investe pure lo spazio.