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 2019  dicembre 20 Venerdì calendario

Il discorso della regina Elisabetta


Il Regno Unito lascia l’Unione Europea e la Scozia vuole lasciare il Regno Unito. La premier Nicola Sturgeon ieri ha scelto proprio il giorno dell’inaugurazione del nuovo Parlamento con il discorso della Regina per presentare un disegno di legge che darebbe a Edimburgo invece che a Londra il potere di indire altri referendum sull’indipendenza. La legge del 1998 che ha concesso autonomia alla Scozia va modificata per ampliare i poteri riservati al Governo di Holyrood, secondo la Sturgeon, anche se il premier britannico Boris Johnson ha già messo in chiaro di non avere alcuna intenzione di acconsentire alla richiesta.
La Sturgeon ha inviato ieri a Downing Street un documento di 40 pagine che presenta le ragioni per un secondo referendum sull’indipendenza. «È un principio democratico fondamentale che le decisioni sul futuro costituzionale della Scozia siano prese da chi vive in Scozia», ha detto, chiedendo il via libera di Londra prima di Natale per poter andare alle urne nel 2020.
Sia Johnson che Sturgeon sono reduci da un grande successo elettorale alle politiche della settimana scorsa: il partito conservatore ha ottenuto una maggioranza di 80 seggi a Westminster, mentre il partito nazionalista scozzese (Snp) ha conquistato 48 deputati su un totale di 59 a Holyrood. I conservatori invece hanno perso 7 dei 13 seggi che avevano in Scozia.
Il messaggio della Sturgeon è che gli scozzesi hanno il diritto di decidere se restare o meno parte del Regno Unito ora che Brexit è una certezza. Due terzi degli scozzesi avevano votato a favore di restare nella Ue nel referendum del 2016, e quindi secondo la premier non è giusto che la Scozia sia «trascinata fuori dall’Europa contro la sua volontà».
Il Governo britannico ritiene che il risultato del referendum del 2014, quando gli scozzesi avevano votato a favore di restare parte del Regno Unito con il 55% contro il 45% per l’indipendenza, vada rispettato. Per l’Snp invece Brexit ha cambiato completamente le carte in tavola.
Brexit in tempi rapidi è la priorità assoluta del Governo, ha detto ieri la Regina nel suo discorso di apertura del Parlamento, il secondo in due mesi. La Gran Bretagna uscirà dalla Ue entro il 31 gennaio 2020 come previsto e concluderà il periodo di transizione il 31 dicembre, escludendo per legge un rinvio. L’accordo di recesso concordato con la Ue verrà ripresentato in Parlamento già oggi per assicurare un’approvazione definitiva entro gennaio.
Johnson ha definito il programma di Governo «il più radicale da decenni», con un’inversione di rotta dopo un decennio di austerità e forti aumenti della spesa pubblica, soprattutto per le scuole e il Servizio sanitario nazionale. Il Governo ha promesso anche investimenti in progetti infrastrutturali per «ripagare la fiducia» degli elettori del Nord, storica roccaforte laburista, che la settimana scorsa avevano votato Tory.
La lunga lista di intenzioni letta ieri dalla Regina rivela l’ambizione del Governo con oltre 30 nuovi disegni di legge. Verranno riesaminate e riviste la politica estera, della difesa e della sicurezza e entrerà in vigore un nuovo sistema di immigrazione “a punti” mentre finirà la libera circolazione per i cittadini europei.
Sul fronte interno il partito conservatore promette condanne più severe per i criminali, la fine del “rilascio facile” di carcerati e una riforma del sistema giudiziario.