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 2019  dicembre 20 Venerdì calendario

Lo strano caso dello scudo di Garibaldi: ritrovato nella casa di un architetto

Nel 2000 si perdono le sue tracce, sparisce letteralmente nel nulla anche perché quella scomparsa potrebbe addirittura non essere stata mai denunciata dagli uffici del Museo Nazionale del Risorgimento nel Vittoriano. Non se ne sono mai accorti prima? «Una stranezza nella stranezza», la definiscono i carabinieri dal reparto operativo della Tutela patrimonio culturale. Eppure lo scudo di Garibaldi, un manufatto scolpito in bronzo risalente al 1878, appartenuto all’Eroe dei due mondi, donatogli dal popolo siciliano in segno di riconoscenza dopo lo sbarco dei Mille a Marsala, pesa la bellezza di oltre cinquanta chili per un diametro perfetto di quasi un metro e venti centimetri. Insomma, difficile da mettere in borsa o sotto il cappotto per farlo uscire dai corridoi dell’Altare della Patria. Ci deve essere stata ben altra operazione, con un probabile basista nel museo (il condizionale resta ancora doveroso). Un oblio finito ieri, quando i militari hanno annunciato il suo ritrovamento e recupero.
Spiccava come pezzo di arredo nell’appartamento di un architetto romano. Ma cosa è successo nel 2000? Venne denunciata la scomparsa? Come è finito nell’abitazione dell’architetto? «Quello che possiamo dire è che lo scudo di Garibaldi è un bene inalienabile, patrimonio dello Stato, e quindi non poteva certo stare nelle mani di un privato». Su tutta la storia, insomma, ci sono accertamenti in corso e in questa fase si possono avanzare solo ipotesi.
L’INDAGINE A RITROSO
Partiamo dalla fine: come sono arrivati i carabinieri ad intercettare la scultura policroma oggi? L’opera, realizzata da Antonio Ximenes, padre del più noto Ettore, non è certo un pezzo sconosciuto per gli appassionati di storia (non fosse altro per l’esuberante apparato decorativo a rilievo, dalla testa ritratto di Garibaldi all’incisione dei nomi di tutti i Mille di Marsala). È stato esposto in diverse mostre sul Risorgimento e citato nei cataloghi. La segnalazione strategica è arrivata ai carabinieri della Stazione di Roma-Gianicolense: zona legata alla memoria delle imprese di Garibaldi a Roma e «che ha fatto proliferare sul territorio autorevoli associazioni garibaldine molto sensibili sull’argomento». Insomma, persone che «conoscono la materia». L’informazione che ci fosse a Roma un particolare scudo garibaldino a casa di un privato ha fatto scattare l’operazione investigativa, guidata dal nucleo Tpc. L’architetto romano («che non abita al Gianicolo», precisano i militari) non ha potuto che riconsegnare l’opera, che ha un valore stimato di svariate centinaia di migliaia di euro. Quando i carabinieri si sono trovati di fronte all’opera, ne hanno subito riconosciuto il valore: Garibaldi la donò alla città di Roma, e dai Musei Capitolini passò poi al Vittoriano. Da qui, l’indagine ne ha ripercorso la storia, ricostruito i passaggi chiave, fino al gap del 2000, quando la scultura si volatilizzò dal museo. Un basista organizzò il furto? L’operazione fu così ben congegnata che nessuno se n’è accorto per diverso tempo? Forse la sparizione non venne denunciata, forse ci si dimenticò proprio dell’opera. Magari l’opera trafugata è passata in varie mani, cambiando diversi proprietari e magari non è escluso che l’ultimo, l’architetto romano, stesse per rivenderlo a sua volta («d’altronde, aveva solo questo pezzo d’antiquariato a casa e quindi non è esattamente un collezionista»). Sono solo ipotesi. Quello che è sicuro è che lo scudo di Garibaldi sarà riconsegnato al Museo del Risorgimento all’inizio del 2020.