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 2019  dicembre 20 Venerdì calendario

I ladri del Natale che fregano alberi, presepi, dolci e luminarie

I ladri del Natale. Piccoli furtarelli per lo più, alcune solo bravate. Ma davvero a dicembre siamo tutti più buoni? No, perché a scorrere la lista degli alberi spariti, dei presepi trafugati e delle luminarie razziate, qualche dubbio viene. Esempio: a Nova Milanese, in Brianza, qualche ladro “guastafeste” più maleducato degli altri ha sottratto cento panettoni e pandori a una pizzeria, la PizzAut, che non è mica solo una pizzeria. È un locale che dà lavoro a una decina di ragazzi autistici: gli ingordi mariuoli sono entrati nel box del proprietario e hanno spazzato via dolci in massiccia quantità. Lasciando i suoi dipendenti all’asciutto e un po’ frastornati. Chi se l’aspettava? Per fortuna che, per qualche deficiente con la manina lesta, ci sono decine di brave persone che si sono commosse e hanno lanciato la campagna «compra anche tu un panettone che non c’è». Ché a Natale si sa, basta il pensiero. È andata peggio ai gestori di un super di Ravenna che, la settimana scorsa, si sono ritrovati la porta forzata e gli scaffali ripuliti. Tanti auguri. A loro i 5mila euro di danni tra panettoni e prosciutti (anche in confezione regalo) finiti chissà dove non li ridà più nessuno. Però le furberie natalizie non riguardano solo la tavola. A Napoli c’è la corsa all’albero. Nel senso che Comune e negozianti lo comprano e lo addobbano, ma di notte i «guaglioni» lo scippano. Manco fosse una rosetta facile da trasportare. O forse il «divertimento» sta proprio lì, nella sfida. È successo a quello di piazza Forcella, con tanto di testimoni: la notte di lunedì alcuni residenti hanno visto due motori sfrecciare via, in sella sbucava l’abete delle feste. Nella stessa notte altri ladruncoli di quartiere hanno provato a sradicare un altro pino davanti al teatro Trianon. Non ci sono riusciti per un soffio, però che pena. Giusto per capire l’antifona: i commercianti partenopei che hanno un esercizio in Galleria Umberto sono talmente usi a questa «tradizione» da elfi-taccheggiatori che il loro, di albero, che poi sarebbe pure quello più famoso sotto il Vesuvio, lo hanno ribattezzato «Rubacchio». Sono più le volte che non l’hanno visto di quelle che l’hanno trovato addobbato. Il primo lo hanno rubato a Posillipo, a novembre, dei ladri preveggenti che conoscevano il calendario dell’avvento e volevano arrivare preparati: erano tre adolescenti. E si sa, le cattive abitudini fanno presto a espandersi: dopo l’Immacolata è toccato all’abete di Senago (Milano) e all’albero di una bottega di Acireale, in Sicilia (lì i «grich» di turno sono stati pizzicati dalle telecamere). Ancora: a Mondovì Breo (Cuneo), mercoledì notte più che la slitta di Babbo Natale si è fermata la macchina di qualche malintenzionato che ha, nell’ordine: staccato e spazzolato le lucine di Natale da una mezza dozzina di vetrine, sradicato un piccolo pino e non pago ha spaccato le decorazioni di una via intera nel tentativo (questo non riuscito) di mettere le mani su altri abeti agghindati. Alla faccia delle buone intenzioni per l’anno nuovo. Ad Ancona dei topi di appartamento si sono spazzolati anche le strenne e una serie di regali già inscatolati e posizionati accanto al camino. Un bel pacco per i legittimi proprietari, non c’è che dire. A Capalbio (Grosseto) ci ha dovuto mettere la faccia il sindaco per chiedere ai poco simpatici manigoldi che gli hanno sottratto le decorazioni di fare marcia indietro: tra i più piccoli era un concerto di facce lunghe e visi tristi. A Vasto (Chieti) la polizia ha fermato due quarantenni che stavano sottraendo luminarie e oggetti artistici a decine di abitazioni: che poi è il colmo, mettersi nei guai con la giustizia per una spacconata simile. A Eboli non risparmiano nemmeno Gesù: una signora ha denunciato su Facebook di essere stata vittima del furto di un presepe. «Ridatemelo dopo le feste, ma ridatemelo: era di mia madre che purtroppo ci ha lasciato l’anno scorso, ci tengo». Possibile arrivare a tanto? Certo non è mai morto nessuno per una stella in meno tra il vischio di casa: ma in fatto di «spirito del Natale presente» non è che brilliamo. Oggi ci guarderebbe storto anche Dickens.