Corriere della Sera, 20 dicembre 2019
Berlusconi benedice un possibile governo tecnico guidato da Mario Draghi
Alla 26esima presentazione consecutiva da ospite d’onore del libro di Bruno Vespa – Perché l’Italia diventò fascista – Silvio Berlusconi è ancora in vena di regalare titoli. Perché, accolto da una sala non gremita ma dove i giovanissimi azzurri di Roma intonano cori per lui, benedice un possibile «governo tecnico» guidato da Mario Draghi; boccia l’iniziativa di Mara Carfagna di dar vita all’associazione Voce libera; chiede il ritorno del «finanziamento pubblico»; fa sapere che non cederà sulle Regioni che dovrebbero spettare a FI, Calabria e Campania. E per finire, sulla probabile sfida per la presidenza Usa tra Trump e Bloomberg: «Per chi voterei? Io non sono americano, quindi...».
Non poco per un leader che sa quanto il momento sia complicato per il suo partito, con gli «italiani che sono stati ingrati con me». E se al voto, dice l’ex premier, bisognerebbe andare «entro 6 mesi» – motivo per cui «tanti azzurri hanno firmato per il referendum che taglia i parlamentari» —, un modo per evitare una corsa disordinata c’è: «Accetterei un governo tecnico con Draghi, che potrebbe essere un premier capace di intervenire sulle emergenze del Paese».
È quindi un sì convinto all’ipotesi ventilata da Salvini, alleato che non può essere considerato pericoloso per la democrazia, ma non sempre preparatissimo, come sulla legge elettorale: «Non mi sembra abbia idee precise o abbia approfondito. Io invece sono per la conferma dell’attuale sistema, perché il proporzionale porterebbe all’ingovernabilità». Un problema quasi strutturale, come potrebbe diventarlo quello del finanziamento ai partiti: «Putin mi ha assicurato che nessuna azienda russa ha finanziato la Lega, ma può essere che qualche esponente di quel partito aspirasse a ciò, la politica costa. Per questo bisognerebbe tornare al finanziamento pubblico».
Ci sono poi le tante grane interne. A Berlusconi non è davvero andata giù l’iniziativa della «signora Carfagna» di fondare un’associazione: «Mi voleva come presidente onorario, ho detto no, è inutile far nascere associazioni che finiscono per rappresentare una corrente che rischia di dividere il partito». Insomma, è gelo. Come complicati sono i rapporti con gli alleati in vista delle Regionali: FI chiede la conferma degli accordi che prevedono presidenze azzurre per Calabria e Campania, e annuncia che i nomi sono già scelti: Iole Santelli (con il problema che rischia di correre anche contro il collega Occhiuto, bocciato dalla Lega ma pronto a candidarsi) e Stefano Caldoro. Ma la Lega si oppone pure a Fitto in Puglia, Regione destinata a FdI, che ha informalmente fatto sapere che potrebbe allora chiedere la Campania per Cirielli. Servirà un vertice, e in fretta.