Il Sole 24 Ore, 19 dicembre 2019
Ex Ilva, il piano del Governo ha un costo di 3 miliardi
Con il negoziato sull’ex Ilva in stallo, la soluzione per far ripartire il confronto è nelle mani del premier Giuseppe Conte e del patron della multinazionale franco-indiana Lakshmi Mittal. Se i contatti avranno esito positivo, il governo è disposto a mettere sul piatto nel complesso 3 miliardi di euro, tra vecchie e nuove risorse. Di questi, circa 1 miliardo sarebbero necessari per l’ingresso nell’equity di AmInvestco Italy, con una partecipazione che, stando alle novità delle ultimissime ore, oscillerebbe tra il 30 e il 49%. Inoltre 900 milioni-1 miliardo servirebbero costituire una Newco mista per produrre il minerale di ferro preridotto con il gas necessario per alimentare i due forni elettrici che dal 2023, secondo il piano del governo, dovrebbero affiancare gli altiforni 4 e 5 consentendo una parziale decarbonizzazione con produzione annuale a 8 milioni di tonnellate. Trattandosi di una Newco aperta alla partecipazione di produttori di acciaio (si parla ancora di Arvedi), che potrebbe contare anche su finanziamenti europei per il green new deal, non sarebbero tutti soldi a carico del bilancio pubblico. A tutto ciò si aggiunge l’impegno per il “Cantiere Taranto” contenuto nel Dl, valutabile nell’ordine di 300 milioni nel primo triennio. L’esame del decreto da parte del consiglio dei ministri, previsto per domani, è slittato a inizio gennaio per problemi di copertura. Senza dimenticare la quota ancora da spendere del vecchio contrato istituzionale di sviluppo per Taranto: circa 700 milioni su 1 miliardo.
La squadra dei negoziatori di governo guidata da Francesco Caio e Marco Leonardi ritiene che a questo punto tutte le carte siano state scoperte, anche se la firma del Memorandum d’intesa entro stanotte appare assai complicata. Si tratta di capire se ArcelorMittal punti ad una soluzione esclusivamente giudiziaria dalla durata non prevedibile, o voglia mantenere aperto il dialogo anche in presenza delle inchieste delle due Procure. In vista dell’udienza di domani della Procura di Milano, per il ricorso presentato dall’amministrazione straordinaria contro il recesso contrattuale da parte della multinazionale, l’orientamento dei legali dei commissari è quello di presentarsi per chiedere una proroga, in modo da avere più tempo per trattare. Da parte dell’azienda, rappresentata da Ferdinando Emanuele e Giuseppe Scassellati, in assenza di un pre accordo l’intenzione è quella di discutere la causa. Tuttavia c’è da aspettarsi che, di fronte a una richiesta di rinvio da parte del ricorrente, il giudice conceda altro tempo, fino a gennaio.
Quando lo scenario sarà più chiaro, visto che è stata fissata per il 30 dicembre l’udienza del Riesame sul ricorso dell’Ilva in amministrazione straordinaria contro la chiusura dell’altoforno 2 disposta dal Tribunale di Taranto. Anche se le operazioni preliminari di spegnimento sono iniziate, l’impianto manterrà un livello minimo produttivo di 4.800 tonnellate al giorno fino all’ultima fase dello spegnimento. Quanto al decreto “Cantiere Taranto”, introduce un fondo da 50 milioni per «la riqualificazione, la mobilità e il reinserimento occupazionale» dei lavoratori ex Ilva: sono previsti sgravi triennali del 100% (nel limite massimo di 8.060 euro su base annua) ai datori di lavoro che li assumeranno da gennaio 2020 con contratto a tempo indeterminato. La misura, nelle stime della relazione tecnica, riguarderebbe 2.754 lavoratori percettori di Naspi che nel biennio 2020-2021 riceveranno l’assegno di ricollocazione. È in arrivo poi un supercommissario per la bonifica del nuovo “sito di interesse nazionale Taranto e Statte”; l’obiettivo è quello di razionalizzare le attività di risanamento ambientale che oggi vedono la compresenza di ben 5 soggetti, senza alcun strumento di coordinamento: ministero dell’Ambiente, autorità portuale, Regione Puglia, commissari Ilva e commissario del vecchio sito di interesse nazionale.