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 2019  dicembre 19 Giovedì calendario

I turisti non vogliono più andare a Venezia. Hanno paura dell’acqua alta


VENEZIA – La città che scoppia di turisti ora si mette a inseguirli. L’onda lunga dell’acqua alta dello scorso 12 novembre quando la marea ha raggiunto i 187 centimetri, la più alta nella storia della città dopo i 194 del 1966, ha spazzato anche le presenze alberghiere. Camminare per le calli in questi giorni non è più quello sport estremo praticato da veneziani e pendolari. Niente slalom tra le comitive al Ponte di Rialto. E agli imbarcaderi dei vaporetti, a San Marco e Santa Lucia non ci sono più file. Nelle ultime due settimane di novembre e a inizio dicembre le disdette hanno superato il 40 per cento. Ma a preoccupare di più è lo stallo delle prenotazioni per il periodo natalizio, e per i primi mesi del 2020. Fino al Carnevale. «È un disastro. I turisti non sanno come funziona la marea e pensano che Venezia vada sotto ogni volta», dice il direttore dell’Ava Claudio Scarpa, l’associazione degli albergatori, mentre sta raccogliendo i dati che presenterà domani a Roma alla stampa internazionale, per spiegare che Venezia non è una città sommersa. Incontro alla vigilia di un’altra alta marea eccezionale: 140-145 centimetri all’alba di sabato, con l’allagamento del 60 per cento della città.
Dopo la notte terribile del 12 novembre la città si è rialzata ma negli occhi di molti ci sono ancora le immagini dei vaporetti scaraventati sulle rive, le gondole accatastate davanti a San Marco, rimbalzate sui network di tutto il mondo. Ieri il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, al Senato, si è detto «scioccato» dalla situazione a Venezia e «per l’impatto del cambiamento climatico su questa perla». Anche dall’aeroporto Marco Polo fanno sapere di aver registrato nell’ultimo mese una flessione del 20 per cento della presenze giornaliere. I tre miliardi di euro prodotti dal turismo ogni anno rischiano di dimezzarsi. Nel leggere i dati sull’acqua alta è facile per un turista cadere nell’errore e pensare che una previsione di marea a 90 centimetri voglia dire camminare tra le calli in quasi un metro d’acqua. Mentre, con questa quota, riferita al valore dello zero mareografico di Punta della Salute, la città se la cava con pochi centimetri a Piazza San Marco e nell’area Marciana. «Per questo serve più informazione», dicono le categorie. Per promuovere il ritorno dei turisti gli albergatori hanno anche realizzato un video, diffuso attraverso i social, per raccontare il ritorno alla normalità di albergatori, commercianti e artigiani. «Please, book book Venice, per favore prenotate prenotate a Venezia perché siamo completamente operativi», è l’appello lanciato da Gabriele Marchiori, General Manager dell’hotel Monaco&Grand Canal.
Mezzi vuoti i caffè di San Marco. Claudio Vernier è il presidente dell’associazione della Piazza che riunisce duecento soci tra attività e privati. E dal suo “Todaro” spiega: «È stato un momento drammatico, ma ci siamo quasi tutti ripresi. Non ho mai visto così pochi turisti». Gli incassi sono dimezzati. Vernier combatte l’overtourism, ma qui il rischio è che a rimetterci «siano le attività commerciali e artigianali più piccole, quelle di chi ancora vive qui, e che stanno pagando lo strascico dell’acqua alta». Arrigo Cipriani, patron dell’Harry’s Bar, è infuriato: «Tutta colpa di una narrazione catastrofica. L’ultima marea era eccezionale, ma l’acqua alta c’è sempre stata. Certo, anche noi l’avevamo dentro l’Harry’s, ma il mio locale non è mai stato chiuso. Poi, è vero, sono stati spesi quasi 6 miliardi per un’opera che non funzionerà. Ma Venezia resisterà e i turisti torneranno».