la Repubblica, 19 dicembre 2019
sul matrimonio tra Fcs e Psa
TORINO – L’obiettivo è quello di arrivare a produrre nel 2025 quasi 6 milioni di auto utilizzando due sole piattaforme, quella small, delle utilitarie, e quella compact delle auto medie. Per tradurre con una metafora più comprensibile, due soli scheletri serviranno a realizzare i due terzi delle auto del nuovo gruppo. La rivoluzione che verrà sarà non solo auto elettriche e veicoli a guida autonoma. Sarà anche e soprattutto risparmio sui costi di base, quella lotta agli sprechi del capitale investito che Sergio Marchionne si augurava già nell’aprile del 2015.
Le due piattaforme, si è capito ieri, nasceranno probabilmente partendo da quelle attuali di Peugeot che già oggi possiede gli “scheletri” in grado di reggere sia un’auto a trazione elettrica, sia una tradizionale. Le auto che verranno saranno soprattutto urbane. Nelle slides illustrate agli analisti si nota come nel 2007 il numero di auto vendute nelle metropoli del mondo ha superato quelle utilizzate in campagna. Oggi circolano 4,2 miliardi di auto urbane contro i 3,4 di quelle delle campagne. Nel 2050 si prevede che nelle città circoleranno 6,2 miliardi di auto contro i 3,1 della provincia. Questo significa che le auto elettriche e a guida autonoma si diffonderanno soprattutto nelle aree più facilmente attrezzabili dai sensori e che saranno di taglia medio piccola. Questo impone di accelerare gli investimenti sulle nuove auto. E giustifica ampiamente la fusione. Nelle previsioni il nuovo gruppo dovrebbe essere in grado di spendere al momento della fusione circa 15 miliardi di euro per le auto del futuro (elettriche e autonome). Una cifra che lo collocherebbe al terzo posto dietro l’inarrivabile (per il momento) Volkswagen (27,4 miliardi), ma poco sotto la Toyota (19,2). Più in basso della capacità della nuova società di investire sull’auto del futuro ci sono il gruppo Renault-Nissan (14,1), la General Motors (14) e la Ford (13,5). Se la sopravvivenza dei costruttori di auto si misura nella loro capacità di investire sul futuro e sul cambiamento della mobilità, probabilmente sono questi sei quelli che hanno la strada spianata.
Nessuno ha ancora deciso il nome del nuovo gruppo. La somma delle due sigle avrebbe effetti impronunciabili (a meno di non proporre la sintesi Fpa). Una strada più coraggiosa sarebbe quella di trovarne uno completamente nuovo, in grado di segnare anche un cambiamento lasciando invece ai singoli brand il compito di custodire la tradizione. «I brand sono le nostre radici – ha detto ieri Tavares – sono la garanzia del nostro legame con i diversi territori che compongono l’eredità del nostro gruppo».
A partire dal 2021 il processo di unificazione dovrà consentire di raggiungere l’obiettivo per cui «tutte le auto di ambedue le società saranno offerte in versione elettrificata puntando sulla capacità dei due gruppi di fare ricerca nei propri centri di eccellenza». Questa sarà una discussione strategica nei prossimi mesi. Perché sarà proprio nel 2020 che si capirà quali centri di innovazione saranno mantenuti e quanti di questi saranno in Italia. Questo aspetto è decisivo per capire se nella Penisola l’auto del futuro verrà anche pensata o se verrà solo assemblata. Per salvare la ricerca automobilistica italiana la pressione del governo è decisiva. La Francia sta già facendo la sua parte: «La fusione è una buona notizia. Lo Stato ha vigilato e vigilerà per proteggere il sistema industriale francese», ha detto il ministro dell’Economia, Bruno Le Maire.
Dal punto di vista dei costi la fusione dovrebbe portare a risparmi annui di 3,7 miliardi di euro. Circa 1,5 deriveranno dalle riduzioni di spesa legate alla produzione (a partire proprio dalle piattaforme unificate). Altri 1,5 miliardi arriveranno dalle economie legate agli acquisti dai fornitori. Circa 700 milioni saranno la conseguenza dell’unificazione del marketing e della logistica. Dell’elenco non fanno parte le riduzioni di personale. I due gruppi hanno annunciato che non ci saranno chiusure di stabilimenti. Questo non significa automaticamente che non si taglieranno posti di lavoro ma al momento i vertici delle due società sul punto sono molto tranquillizzanti.