Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  dicembre 19 Giovedì calendario

HAFTAR È UN ANNO CHE ''È ALLE PORTE DI TRIPOLI''. FORSE SI È ROTTO IL CITOFONO - IL GENERALISSIMO CHE SEMBRA SEMPRE A UN PASSO DAL PRENDERSI LA LIBIA, IN REALTÀ HA ARMAMENTI SCASSATI E UN ESERCITO DI QUATTRO GATTI, MA GIOCA SULLA DEBOLEZZA DEL GOVERNO DI SERRAJ, E NEL FRATTEMPO SI È DOTATO DI MERCENARI RUSSI. IL MOSCIO FRONTE OCCIDENTALE CHE DOVREBBE DIFENDERE TRIPOLI INVECE SI È FATTO SPODESTARE DALLA TURCHIA -

Con l'inizio dell'offensiva di Khalifa Haftar su Tripoli, il 4 aprile, lo scenario libico si è ulteriormente affollato: la Russia, che aveva già inviato al generale della Cirenaica mezzi ed equipaggiamenti almeno due anni fa, ha dispiegato un piccolo esercito di mercenari del Gruppo Wagner, mentre la Turchia ha rafforzato la presenza al fianco del governo di Serraj con la fornitura di armi e blindati e poi con la consegna di droni Bayraktar Tb2.

A stimare la presenza russa in Libia, sempre smentita ufficialmente dal Cremlino, è Ruslan Leviyev, fondatore del Conflict Intelligence Team (Cit), specializzato nella copertura, sulla base dell'analisi di open-source, dei conflitti che vedono la presenza o il sostegno della Russia. "Basandoci sull'esperienza di altri Paesi dove sono stati impiegati e sul materiale che abbiamo raccolto online possiamo parlare di almeno 100 mercenari del gruppo Wagner", spiega all'Agi Leviyev.

Si tratta per lo più di ex militari ed ex agenti di polizia, quasi tutti con esperienza di combattimento in Donbass, sottolinea l'attivista. Chiamata dai suoi membri semplicemente 'Compagnia', Wagner è una società di contractor riconducibile ad Evgheni Prigozhin, conosciuto anche come lo chef di Putin per il suo business nel catering e la sua vicinanza al presidente russo.

Secondo il fondatore di Cti, gli oltre 1.400 mercenari russi di cui ha riferito di recente l'agenzia Bloomberg sono un numero "esagerato", perchè la Wagner "non ha una tale disponibilità di uomini da poterne inviare in un altro Paese oltre mille in poco tempo". Ma sul campo sono impiegati anche mezzi ed equipaggiamenti militari, "inviati almeno due anni fa": camion corazzati Ural (gli stessi in possesso della 'Compagnia' in Repubblica Centroafricana e Sudan); jet Sukhoi-22; artiglieria e armi leggere.

Il sostegno militare turco a Serraj avviene in violazione all'embargo deciso dall'Onu. Una violazione che il presidente Recep Tayyip Erdogan non ha mai nascosto, giustificandola come una risposta al sostegno militare ad Haftar di Paesi come Giordania, Egitto ed Emirati Arabi.

Dal punto di vista militare, l'esercito turco non ha però la capacità di sostenere un'operazione militare così lontana dal proprio territorio, così come dal punto di vista diplomatico è improbabile che Erdogan invii un contingente militare, in particolare dopo la recente offensiva in Siria. A questo punto, potrebbe entrare in gioco la compagnia militare privata Sadat, etichettata da alcuni come "l'esercito ombra di Erdogan" in Libia, dove è attiva già dal 2012 (stesso anno in cui è stata fondata).

Si tratta di gruppi di contractor formati da ex militari, con la benedizione dei servizi segreti turchi (Mit). Alla testa di Sadat è Adnan Tanriverdi, comandante in pensione dell'esercito, che ha specificato che la compagnia "fornisce sostegno e addestramento militare in 22 Paesi del mondo islamico e dell'Asia Centrale". Sadat è stata impegnata in operazioni spesso clandestine, come l'addestramento delle milizie siriane da opporre al regime di Bashar al-Assad.

L'intervento di Sadat nei Paesi coinvolti nelle "primavere arabe" è servito a Erdogan per spingere nell'orbita turca realtà in profondo cambiamento, come appunto quella libica, molto spesso attraverso la raccolta di informazioni e interventi diretti circoscritti. Un attore che, sommato al sostegno militare, potrebbe cambiare il peso degli schieramenti in campo, e che al presidente turco serve per ridurre al minimo il rischio che la Libia finisca nelle mani di Haftar e quindi dell'Egitto. Per Erdogan, che attende il collega Putin l'8 gennaio a Istanbul, potrebbe essere comunque più conveniente trovare un accordo con Mosca, schierata sul fronte opposto, come già avvenuto in Siria