Diodato Pirone per “il Messaggero”, 19 dicembre 2019
IL MATRIMONIO FCA-PEUGEOT PUO' FARE MALE SOPRATTUTTO IN ITALIA - I RISCHI MAGGIORI SONO PER GLI STABILIMENTI CHE PRODUCONO I MOTORI (TERMOLI IN MOLISE, PRATOLA SERRA IN IRPINIA E CENTO IN EMILIA) VISTO CHE LE DUE CASE PRODUCONO MOLTI PROPULSORI SIMILI, SPECIALMENTE QUELLI PER LE VETTURE DI PICCOLA DIMENSIONE COME LE PANDA E LA 208 - FCA GUDAGNA NEGLI USA, E' IN PAREGGIO IN EUROPA, E' IN PASSIVO IN ITALIA... -
Nella fusione Fca-Peugeot una cosa sola è certa: non è l'unione delle due società e nemmeno la presenza fra gli azionisti del tetragono Stato francese a minacciare il posto di lavoro dei 55.000 dipendenti italiani del Lingotto. Per capirlo dobbiamo partire da alcuni dati di fatto. L'attuale Fca guadagna un sacco di soldi in America (margine del 10% nello scorso trimestre) e in Brasile (margine del 6%) ma in Europa è sostanzialmente in pareggio e in Italia è in passivo.
La fotografia del bilancio 2018 di Fca è chiarissima: i quasi 90.000 dipendenti Usa hanno prodotto oltre 4 miliardi di utile lordo mentre gli altri 100.000 (55.000 dei quali italiani) hanno generato solo un miliardo di profitti. Il quadro è variegato: alcuni stabilimenti italiani di assemblaggio (in particolare quelli di Mirafiori, Grugliasco e Cassino) lavorano solo al 50% delle loro capacità produttiva, mentre altri (quello dei furgoni Ducato in Abruzzo) lavorano anche di sabato e per i cambi a Termoli sono stati chiesti turni straordinari per la vigilia di Natale e per quella di Capodanno.
Dunque non la fusione ma la debolezza attuale di alcune fabbriche è il vero nemico da battere, ricordandosi sempre che i plant Fiat hanno visto situazioni ben peggiori perché nel 2004, quando arrivò Sergio Marchionne a Torino, riuscivano a perdere 3 milioni al giorno. In questo contesto la fusione con i francesi comporta, come vedremo, grandi rischi ma anche opportunità enormi.
LE OPPORTUNITÀ Queste ultime sono chiarissime: un gruppo che fattura 170 miliardi e prevede 11 miliardi di utili ha le spalle sufficientemente larghe per tornare ad investire massicciamente nei marchi premium e del lusso come Maserati e Alfa Romeo che sono l'asso nella manica delle fabbriche italiane.
Sul piano dei rischi il comparto che corre i pericoli maggiori è quello dei motori. Fca e Peugeot producono molti propulsori simili, specialmente quelli per le vetture di piccola dimensione come le Panda e la 208. Fiat in Europa ha quattro stabilimenti di motori, uno in Polonia a Bielsko Biala che è considerato efficientissimo avendo conquistato il livello oro nella classifica del World Class Manufacturing, il sistema produttivo che misura la qualità (a partire dall'assenza di infortuni) di tutti gli oltre 100 stabilimenti mondiali del Lingotto. In Italia si fabbricano motori a benzina nella grande fabbrica molisana di Termoli, e diesel a Pratola Serra, in Campania, e a Cento in Emilia.
Peugeot concentra la sua produzione motoristica a Tremery e Douvrin in Francia. Fca e Psa assieme vendono in Europa circa 4 milioni di vetture e dunque sei fabbriche di motori non sono di per sé eccessive. Il problema è che l'intero settore sta abbandonando il gioiello diesel per abbracciare propulsori elettrici che hanno 200 componenti contro i 7/800 dei primi. Costruire un motore elettrico è un gioco da ragazzi rispetto all'assemblaggio di un propulsore endotermico e dunque il settore motoristico fusione o non fusione - è destinato a bruciare moltissimi posti di lavoro nei prossimi 10 anni. Un altro comparto da tenere d'occhio è quello della ricerca.
Uno dei grandi meriti dell'amministratore delegato di Peugeot, Carlos Tavares, è stato quello di risanare con ferocia la casa francese e poi la Opel per poi investire molto sia in nuovi telai flessibili adatti a vetture normali e elettriche sia nell'elettrificazione della gamma.
Gli investimenti in ricerca della Fca europea (che vale un terzo di Peugeot) sono stati molto più modesti negli anni scorsi e si sono concentrati soprattutto sull'ottimo telaio Giorgio che ha reso le Alfa Romeo competitive con la migliore concorrenza tedesca. Insomma, il Centro di Ricerca Fca di Orbassano, vicino Torino, un tempo fra i più importanti d'Europa ha assoluto bisogno di ritrovare una missione d'alto profilo che bisognerà concordare con i francesi se l'Italia vuole svolgere un ruolo nella filiera dell'elettrico.
Terzo punto critico è il destino di un gioiello come Comau, l'azienda torinese dei robot. Si tratta di una delle rare eccellenze tecnologiche italiane. Per ora Fca e Psa hanno deciso di tenersela, nel senso che se in futuro dovesse essere venduta il ricavato sarebbe suddiviso fra entrambi i soci. Un classico caso nel quale un governo attento allo sviluppo industriale del Paese dovrebbe accendere un faro.