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 2019  dicembre 18 Mercoledì calendario

NILDE IOTTI ERA BRAVA A LETTO? FULVIO ABBATE: “NEL 1979, AL ’MALE’ SALUTARONO L’ELEZIONE DELL’EX COMPAGNA DI TOGLIATTI ALLA PRESIDENZA DELLA CAMERA CON UNA VIGNETTA DI REISER, FIRMA DI “CHARLIE HEBDO” - ECCO LA TAVOLA CHE OFFRIAMO ALL’ATTENZIONE DI TUTTE LE PERSONE DOTATE DI SENSO DELL’IRONIA LIBERATORIA. UN DISEGNO CHE CUSTODISCE LA RISATA CHE SEPPELLIRÀ SENALDI E SOCI, E FORSE ANCHE CONCITA DE GREGORIO…”

La Iotti e l’amore, di più, Nilde e il sesso… Sono trascorsi alcuni giorni dalla querelle venuta su dopo che la Rai ha dedicato una docu-fiction proprio a Nilde Iotti, la prima donna che abbia ricoperto l’incarico di presidente della Camera dei deputati, dirigente comunista. Tutto muove da “Libero”, che in un articolo ne ha tratteggiato la parabola pubblica indicando in lei una “bella emiliana prosperosa, brava in cucina e a letto. Il massimo che in Emilia si chieda a una donna”.

Parole forse sessiste, da conversazione maschile, tra sala biliardo e circolo, si fa per dire, dei civili. Pochi giorni dopo, su La7, Pietro Senaldi, direttore responsabile di quel quotidiano, e Concita De Gregorio hanno concesso un supplemento di discussione. A fronte di un Sallusti, giunto in studio a ribadire il carattere delle emiliane-romagnole, a suo dire, segnato da “esuberanza”, orizzonte da “Mondo piccolo” di Guareschi rivisitato nella banalizzazione da pro-loco ulteriore, la De Gregorio ha sentito la necessità di porre ai suoi interlocutori dove avessero tratto i presunti dettagli circa le qualità amatorie della signora: “… come fate a sapere che a letto Nilde Iotti era brava?” Interrogativo innanzitutto politico, deontologico. Se ne verrà a capo?

Ha ragione la mia amica Angela, che suggerisce un’obiezione inattaccabile: nessuno mai si riferirebbe a un politico di sesso maschile, forte di una carica pubblica, chiamandone in causa le probabili, prerogative nell’ars amandi. Resta però in tema di insinuazioni grevi da galleria fotografica de “Il Borghese” o vignette di “Candido”, storici trascorsi fogli della convegnistica privata di destra, occorrerà magari rispondere richiamando il principio del diritto al piacere.

Sia dunque ritenuto legittimo disporsi a immaginare Nilde Iotti mentre fa l’amore, di più, mentre “fa sesso” con il suo uomo, convivente, compagno di vita e di partito, Palmiro Togliatti, leader-feticcio del popolo comunista post-bellico, quasi a smentire le immagini che li mostrano insieme, coppia che sembra raccontare la compostezza piemontese di lui, aria da provveditore agli studi in principe di Galles, soprabito antracite, talvolta la lobbia sul capo.

Così almeno appare nello sfondo marmoreo del Palazzo dei Congressi dell’Eur in un’istantanea del 1962, due anni prima della morte a Yalta. Nilde Iotti gli è accanto, la crocchia o forse un’acconciatura cotonata, propria di quando Mina cantava le “Mille bolle blu”, polpacci e caviglie marcati, una spilla a ingentilire il collo del tailleur; altrove invece una stola di pelliccia da prima teatrale. 

Sappiamo bene che rivendicare i piaceri del corpo nella storia politica nazionale è cosa rara, ancora meno da comunisti, assai di più in questo genere di libertà individuali dobbiamo, nel tempo, a Marco Pannella e ai suoi radicali, parole in difesa di ciò che gli psicoanalisti chiamano “istinto desiderante”.

Andando oltre la prosa da fureria di “Libero”, sarà bene rispondere con la limpidezza di chi appunto, libertario, rivendichi l’esistenza del corpo come luogo di gratificazione. Ben venga allora perfino immaginare a letto proprio “la Iotti”, docu-fiction o meno, scansando la discussione sullo scandalo moralistico che nel Partito comunista italiano del dopoguerra suscitò vedere Togliatti accompagnarsi a una giovane deputata di Reggio Emilia, lasciando moglie e figlio, e qui torna buona la ballata sull’attentato, ripresa perfino da Francesco De Gregori nell’album-canzoniere politico “Il fischio del vapore”, dove la Iotti, benchè al momento degli spari si trovi accanto al suo uomo, è espunta dalla cronaca melodica, diversamente dalla coniuge ufficiale, leggi: “Rita Montagnana che era al Senato, coi dottori e tutto il personale han condotto il marito all’ospedale, sottoposto alla operazion!”, infatti il testo. 

Nel rivendicare il diritto all’eros anche per Iotti, rispondiamo così sia alla grettezza moralistica comunista che si espresse il 14 luglio del 1948 sia all’implicito dar di gomito di Senaldi e colleghi. Nel far questo, come nei prodigi della memoria archivistica, vediamo altrettanto planare verso di noi un disegno apparso su “Il Male” negli stessi giorni in cui la signora raggiungeva lo scranno più alto di Montecitorio; lì c’è il modo in cui quel giornale di satira volle salutare l’occasione.

Lo facciamo ancor di più pensando al seguito della polemica, con Pietro Senaldi che per ribattere a Concita De Gregorio che obietta appunto come faccia “Libero” a conoscere la condotta sessuale di Nilde a letto, il mattino del giorno dopo pubblica un editoriale dove si cita la campagna di lancio de “l’Unità” al tempo in cui a dirigerla trovavamo proprio la De Gregorio. Il manifesto dove Oliviero Toscani, cita se stesso della "scandalosa" campagna dei jeans “Jesus” degli anni Settanta (la stessa che Pasolini così commentò sul “Corriere della Sera”: “Il futuro appartiene alla giovane borghesia che non ha più bisogno di detenere il potere con gli strumenti classici; che non sa più cosa farsene della Chiesa”),   fianchi e sedere di ragazza inguainati in una minigonna di denim dalla cui tasca spunta proprio il “nuovo” giornale... L’ “affaire”, al momento, in attesa di nuovi sussulti, non sembra essersi ingrossato ulteriormente.

Tra moralismo degli uni e la rodata ottusità degli altri, improvvisamente, chi scrive, si è ricordato appunto di una pagina di un settimanale di satira senza dio né padroni né comitati centrali.

Sarà stato proprio il 1979, e al “Male” ritennero doveroso salutare l’elezione della ex compagna di Togliatti con una vignetta di Jean-Marc Reiser, disegnatore satirico francese, firma di “Charlie Hebdo”, amico di strada e di talento di Wolinski; si deve proprio a lui, alla sua disinvoltura situazionista, la tavola che Mario Canale, già del collettivo del “Male”, ci ha prontamente recapitato e che offriamo qui all’attenzione di tutte le persone dotate di senso dell’ironia liberatoria. Un disegno che fa giustizia, di più, un disegno che custodisce la risata che seppellirà Senaldi e soci, e forse anche Concita De Gregorio.

Come diceva proprio Togliatti: “Veniamo da lontano, andiamo lontano”. A proposito, a chi dice che invece al "povero" Berlusconi non è stata concessa nessun attenuante sessuale consegniamo le parole della Santanché pronunciate tempo addietro in radio, a “La Zanzara”: “La Minetti? Anche Togliatti aveva come amante la Iotti, poi lei è diventata il primo presidente donna alla Camera, e sicuramente non aveva vinto concorsi. Nessuna delle due ha vinto un concorso, questo è sicuro”. Non tutti, temiamo, sanno andare lontano.