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 2019  dicembre 18 Mercoledì calendario

Biografia di Alberto Tomba


Alberto Tomba, nato a Bologna il 19 dicembre 1966 (53 anni). Campione di sci. Specializzato nello slalom speciale e nello slalom gigante • «Atleta di grande temperamento, grazie a un’eccellente tecnica e a particolari doti fisiche ha conseguito numerosi e importanti successi nelle principali manifestazioni internazionali» (Treccani) • Tre medaglie d’oro e due d’argento alle Olimpiadi (edizioni del 1988, 1992, 1994). Campione del mondo, sia nel gigante che nello speciale, in Sierra Nevada nel 1996. In coppa del mondo è andato sul podio per ottantotto volte (50 vittorie, 26 secondi posti, 12 terzi posti) • «Tomba la bomba!» • «Istrionico, spettacolare, indomabile, imprevedibile» (Marco Castro, Eurosport, 15/3/2019) • «Meravigliosamente matto, Albertone nazionale» (ibidem) • Si è ritirato dalle competizioni nel 1998: «Ho chiuso la mia carriera per lo stress, non ce la facevo più» (a Mattia Chiusano, la Repubblica, 29/12/2008) • «Nessuno ha emozionato gli appassionati italiani di sci più di Alberto Tomba. Ed è difficile ancora trovare un erede di quello stile aggressivo, rischioso e decisamente spettacolare. Mai più un soprannome sarà più meritato: […] “la bomba”, la descrizione perfetta del suo stile di sci assolutamente esplosivo» (Esquire, 19/10/2018) • «Nazionalpopolare più del Festival di Sanremo, precipitato nella cultura di massa del Paese, anche per via della sua favola da emigrante di lusso al contrario: Tomba padano, montano per forza, per sforzo, quando lo sci italiano parlava solo tedesco e lui, Pasta Kid, bolognese grande e grosso, veniva tenuto ai margini della comitiva. Un tecnico gli disse che dall’Appennino non poteva venire nulla di buono, dimenticando un tale Zeno Colò; un compagno di squadra dal cognome pieno di consonanti gli appioppò il nome di Scipione l’Africano, che era un modo per dire “terrone” a uno sciatore di pianura. Ma Tomba incassò tutte le vincite e le rivincite e anche un posto nell’immaginario collettivo, tra successi olimpici e amorosi, tra le medaglie d’oro e la Colombari. Tomba in fondo è stato un eroe pop. Ha sempre declamato a voce alta gli stessi sogni di quelli che l’hanno sognato, tifato, invidiato, forse perché il suo triangolo di vitellone in Bermuda è sempre stato Ferrari, discoteca e gnocca» (Cesare Fiumi) • «Sono una persona semplice, senza tragedie esistenziali, senza traumi sentimentali. Non sarò mai uno che fa cultura. Io faccio il mio, non scrivo editoriali. A un libro di Umberto Eco preferisco un disco di Michael Jackson».
Titoli di testa «Per prepararmi a questa intervista ho visto i filmati delle sue imprese e, anche se lo sci non è uno dei miei sport preferiti, alla fine mi sono emozionato davanti alle sue vittorie, alle sue esaltanti rimonte tra prima e seconda manche. Lei li guarda ancora i video delle sue gare?  “Li rivedo a casa, quando ci sono gli amici o quelli del fan club. Stiamo in taverna e accendo. Vedo le Olimpiadi, i Mondiali di Sierra Nevada e, alla fine, sì, ti commuovi. Tornare indietro a rivedere le vittorie non è triste, è bello”» (Antonio D’Orrico, Sette 31/01/2014)
Vita «Figlio di Marco e Mariagrazia Tomba, Alberto Tomba è nato […] a Castel dei Britti, piccola frazione di San Lazzaro di Savena, appena fuori Bologna, in una zona tendenzialmente collinare e senza grande tradizione sciistica. Il che rende il suo talento ancora più speciale […] Da giovane Alberto […] inizia a praticare tennis e calcio e si appassiona al motociclismo» (Esquire) • «Da piccolini mio padre portava me e mio fratello all’Elba, e quando il mare era un olio ci faceva fare delle grandi sciate col gommone. Papà ci faceva correre anche in moto. Ho fatto tanto motocross. Ed ero spericolato anche lì» • «Ma con lo sci scoppia una passione che per le altre discipline manca: si perfeziona a Cortina D’Ampezzo con Roberto Siorpaes, che resta suo allenatore finché non compie 18 anni» (Esquire) • «Le montagne mi hanno sempre incantato: a 3.000-4.000 metri vedi cose che non ci sono da nessun’altra parte» • Racconta: «Il ragazzino che nasce in montagna e cresce con la pista sotto casa, deve dimostrare subito qualcosa: ai genitori, al maestro di sci, agli amici. Quindi cresce condizionato. Io ragionavo da cittadino: o la va o la spacca. Se nasci in città devi avere qualcuno che fa tanti sacrifici per te. Ti compra l’attrezzatura, ti porta in montagna ad allenarti e alle gare. Io ho avuto mio padre Franco» • «Quando ho cominciato a capire che vita mi aspettava non è stato facile. Mio fratello infatti ha salutato: “Grazie papà, ciao Alberto, buona fortuna”, perché si è reso conto dei sacrifici, dei freddi, degli orari. Lui non aveva grinta, però aveva più stile di me. La grinta è importante. Io qualsiasi sport facevo ci mettevo l’anima» (D’Orrico) • La sua prima vittoria è a Milano, alla Montagnetta di San Siro, il 23 dicembre 1984. «Era un ragazzo. “Un pischellino” Un pischellino che li batté tutti. Sembra un racconto di Natale […]: i campioni della Nazionale italiana di sci sconfitti, a uno a uno, come nel romanzo Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, da un giovanottino della squadra B. “Mi ricordo che avevo appena compiuto diciott’anni. Può immaginare che evento, che roba. Nella squadra A mi ricordo che c’erano Edalini, Tonazzi e Robert Erlacher che era il campione contro il quale vinsi in finale. Grande giornata, portavo il numero 9 sul pettorale”» (D’Orrico). Da allora il 9 è il suo numero fortunato • Il 16 dicembre 1985, a Madonna di Campiglio, debutta in Coppa del Mondo. Arriva sesto. «Partivo con un pettorale molto alto, ero all’inizio, nessuno mi conosceva, nessuno si attendeva qualcosa da me. I miei avversari si chiamavano Stenmark, Petrovic, Nilsson, grandissimi sciatori. Ricordo che c’era il sole ed ero teso come un bambino al primo giorno di scuola. Non dovevo dimostrare nulla, dovevo soltanto sciare e fare bene per me stesso più che per gli altri. L’anno dopo è cambiato tutto. Ho cominciato a vincere e sono aumentate le attese nei miei confronti…» (a Dario Pelizzari, Avvenire, 8/12/2014) • «Il 27 novembre 1987, […] vince la coppa del mondo nello slalom speciale, al Sestriere. Due giorni dopo si aggiudica anche lo slalom gigante battendo il suo idolo, lo sciatore Ingemar Stenmark: in quel momento Alberto Tomba diventa il nome caldo nel mondo dello sci alpino» (Esquire) • «A 22 anni non ancora compiuti […] vinse due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Calgary. A 26 anni un oro e un argento alle Olimpiadi di Albertville. A 28 anni un argento alle Olimpiadi di Lillehammer» (D’Orrico) • Diventa famoso per il suo approccio aggressivo allo slalom. E anche per la sua personalità. «“Io non facevo nessun proclama, dicevo semplicemente: ‘Oggi mi sento forte’. Non dicevo: ‘Ho già vinto’. Erano i giornalisti che esageravano per far venire fuori il personaggio. In realtà, certe cose succedevano perché ero bolognese”. In che senso? “[…] ero un cittadino e gli altri sciatori erano gente di montagna, introversi, silenziosi, spesso cupi. Io giocavo, scherzavo, ma spesso venivo frainteso. C’era sempre chi notava e faceva notare qualcosa. Dicevano che Marc Girardelli era andato a letto alle nove di sera mentre io alle nove di mattina ero tornato da qualche notte brava. Sempre questa storia delle donne. Se fossi andato a ragazze tutto il tempo come pensavano, non avrei vinto così tanto. “Le notti di Tomba, le notti di Tomba”, erano fissati. Come se non ci fossero anche i pomeriggi”» (D’Orrico) • «Non è assolutamente vero che io mi allenavo poco, anzi era il contrario. Uscivo qualche volta la sera, è vero, ma così ricaricavo le pile. Certo, bisogna avere moderazione, ma bisogna essere prima degli esseri umani, se si vuole poi diventare campioni» (a Gianni Merlo, La Gazzetta dello Sport, 26/10/2007) • «Capitava che il nuovo campione ridesse anche quando non si capiva cosa ci fosse da ridere, prigioniero di uno strano cocktail di sicurezza e infantilismo. Allora si divertiva a giocare col suo nome: “Tomba vince perché... bara e seppellisce tutti”. Dicevano i maligni: “Alberto è come i carabinieri delle barzellette”. In effetti Alberto Tomba era carabiniere, fin dalla sua prima medaglia mondiale, anno 1987 […] E carabiniere è rimasto, strano miliardario stipendiato dagli italiani, finché la situazione non è precipitata tra il 1995 e il 1996, quando precipitarono prima di tutto le sue mutande – in un servizio senza veli che imbarazzò l’Arma – e, in seguito, la sua coppa, finita in testa al fotografo che di quel servizio era l’autore. Quando poi le mutande ricomparvero fu anche peggio: griffate da un marchio austriaco, furono esibite da Tomba in certe foto pubblicitarie. Sicché l’Arma alla fine lo disarmò, congedandolo – anche se ufficialmente fu “divorzio consensuale” – con il grado di maresciallo. Ora, questa parabola della divisa – Tomba in alta uniforme nella parata sulla Quinta Strada a New York e Tomba che tira fuori il tesserino per giustificare un eccesso di velocità alla polizia della Florida, “sono un graduato come voi” – è un po’ il succo della sua storia, partita da una famiglia di provincia e alla famiglia ritornata» (Fiumi) • Tomba è fortissimo, nella stagione 91-92 vince con nove primati, alle olimpiadi di Albertville vince un oro e un argento, nel 1994 è di nuovo secondo alle olimpiadi, nel 1995 vince la coppa del mondo. Tutti guardano in tv la sua esultanza a fine pista assieme a Yukon, il suo husky siberiano. Per la prima volta, gli italiani si appassionano allo sci • «Per seguire le mie gare si fermava il Paese. Nel febbraio del 1988 hanno addirittura interrotto il Festival di Sanremo per collegarsi in diretta con Calgary, in Canada, dove mi giocavo la medaglia olimpica nello slalom speciale. E meno male che ho vinto, altrimenti chissà cosa avrebbero detto» • Il direttore tecnico della Valanga Azzurra, Mario Cotelli, dice che il suo segreto sta nella combinazione tra il  fisico statuario e i piedi da ballerina, in grado di dargli una perfetta stabilità. Lui commenta: «Effettivamente ho i piedi piccoli. Porto il numero 43, gli altri sciatori avevano numeri tipo il 47» (a D’Orrico) • «Lei si lasciava la barba lunga alla prima manche e poi se la tagliava alla seconda. Perché? “Per svegliarmi un po’, per cambiare look, immagine. Ai Mondiali di Sestriere 1997 stavo malissimo, non volevo fare la seconda manche. Hanno insistito. ‘Vai esci, Alberto’. Avevo 38, 39 di febbre. Allora ho cambiato la tuta, gli scarponi, mi sono fatto la barba, sono tornato nuovo, anche se continuavo a non stare bene. Mi sono caricato, e sono arrivato terzo da settimo che ero, conquistando il bronzo”» (D’Orrico) • Dal 1996, però, iniziano i guai: «“Non riuscivo a essere tranquillo, sereno. Avevo tutti contro, persone che volevano farsi grandi alle mie spalle. E così finì a fischi e a fiaschi”. Fischi e fiaschi? “Mi riferisco al fisco, alla storia delle tasse non pagate”» (D’Orrico). Tomba viene accusato di frode fiscale, deve all’erario 23 miliardi di lire per gli anni dal 1990 al 1996. Si ritira dalle competizioni nel 1998. «Avrei potuto fare un break di due anni e poi ricominciare ma al momento ero stanco, stressato. […] Mi riferisco al fisco, alla storia delle tasse non pagate. Gestire quelle cose a vent’anni non è facile, non c’era il papà dietro. Un atleta di qualcuno deve potersi fidare. Mi sono fidato e amen» • Nel 2000, Tomba restituisce allo Stato sette miliardi di lire. Nel 2002 lui e il suo manager Paolo Comellini vengono assolti. Franco Tomba, il padre, viene invece condannato a quattro mesi con la sospensione della pena • «Il 19 è il suo compleanno, che bilancio fa della sua vita? “Rifarei tutto quello che ho fatto, forse sono stato troppo disponibile o troppo buono con chi non meritava. Mio padre me lo disse a 20 anni: ‘Devi saper dire di no’”» (Chi).
Pensione «Adesso dicono che sono diventato un cinghiale, un baule» (a D’Orrico, 2014) • «Le manca lo sci? “Forse mi sono fermato troppo presto, ma ero molto stanco, demoralizzato. Mi hanno detto: ‘Riposati, fai quello che vuoi, poi fra due anni torni solo in slalom’. Ma sapevo che riprendere sarebbe stato complicato. Volevo chiudere in bellezza ai Giochi olimpici invernali di Torino 2006, ma in quella occasione ho avuto la soddisfazione di portare la torcia dentro lo stadio, va bene così”» (Chi, 18/12/2013) • «È vero che lei non ha fatto più una sciata come si deve da quando si è ritirato? “È vero”. E come mai? “Mia madre dice sempre che a tornare indietro ti commuovi, ti rattristi perché i momenti belli sono passati. Non voglio tornare indietro a rivangare”».
Amore «Che gli siano sempre piaciute non è mai stato un mistero: Alberto Tomba e le donne erano una cosa sola. Fedele allo stereotipo dell’emiliano gaudente» (Esquire) • «Stare troppo senza farlo ti fa venire l’ansia. Basta farlo il pomeriggio, così la mattina ti svegli fresco» • Dice di avere avuto «solo tre fidanzate»: «Le altre sono state solo di passaggio» (Anna Salvini, Il Giornale, 2/12/2003) • La sua storia più celebre con Martina Colombari, dal 1991 al 1994. Lei racconta: «Era in giuria a Miss Italia, aveva quasi dieci anni più di me, con lui stavo bene come in una favola, mi sono affidata e fidata, forse è stato un bene così» • Mai sposato, mai avuto figli. «Poteva accadere anni fa, ma non è successo. Ero sempre in giro per il mondo, non credevo fosse la decisione giusta. E poi non è facile avere qualcuno al tuo fianco che ti accetti per quello che sei e che ti aspetti quando sei via di casa per lavoro. Sono uno scapolone all’Alberto Sordi. Ma se un giorno dovesse capitare, certo che ne sarei felice» (a Pelizzari).
Attore Nel 2000 recita in Alex l’ariete, con Michelle Hunziker come controparte femminile. Considerato uno dei film più brutti della storia del cinema • Dice Dardano Sacchetti, lo sceneggiatore: «“È la più bella storia che io abbia mai scritto” Parliamo dello stesso film? “[…] L’idea era: prendiamo un carabiniere tonto e una donna snob, li ammanettiamo e lui diventa il Bud Spencer della situazione in modo da evitare ogni forma di recitazione, mentre lei deve essere un’attrice sofisticata. Volevo giocare sugli equivoci”. Fino a quando...“Il padre del produttore esordisce: ‘Come regista prendiamo Damiano Damiani perché non lavora e chiede pochi soldi’. […] Poi incontro Damiano e capisco la tragedia: ‘Ho parlato con Tomba, ho capito che è un ragazzo sveglio e che posso farlo recitare’”» (Alessandro Ferrucci, Malcom Pagani, Il Fatto Quotidiano, 30/6/2014) • Voto (in decimi) su Imdb: 1,9.
Dieta «Emiliano anche nei gusti: oggi i campioni sono tutti a stecchetto. Lei che cosa mangia? “Penso che se ti serve benzina alla pasta non devi rinunciare. Unita a frutta e verdura. Negli anni anche io ho ridotto un po’ la carne rossa, ma non il gelato. La cosa difficile? Nello sci non è vincere ma rivincere, nella dieta il contrario: è mangiare e non ri-mangiare. Stare controllati» • «Quando dovevo dimagrire prendevo il Weetabix, ma di nascosto lo spalmavo di Nutella».
Soldi «È diventato ricco con lo sci? “Quando vincevo, dicevano che pioveva sul bagnato, perché arrivavo da una famiglia benestante. Ma la verità è che ho sbagliato i tempi. Oggi nello sport ai miei livelli si guadagna molto di più» (Pelizzari).
Giudizi «Senza di lui, gli anni Novanta del benessere all’italiana sarebbero stati un po’ meno divertenti e appassionanti. È stato un fuoriclasse, forse, di più: un ragazzo come tanti con in tasca un talento infinito» (Pelizzari) • «Un mito! Come lui, nello sci, non ci sarà mai più nessuno» (il tennista Novak Djokovic, suo grande ammiratore).
Curiosità È alto 1 metro e 82, pesa 80 chili • È molto scaramantico: «Portavo il numero 9 sul pettorale, il numero è bestiale, perché ho iniziato col numero 9 e ho finito col numero 9 a Crans Montana nel 1998. I miei numeri sono quelli dispari. L’uno, il tre, il sette, il nove, l’undici. I numeri pari non sono buoni, fa eccezione solo il 6» Per le vacanze, preferisce il mare alla montagna • Appassionato di poker (Texas hold’em) • Colleziona bottiglie di vino, in cantina ne ha più di 4 mila • Le piste da sci al coperto, come quelle di Dubai, gli piacciono: vorrebbe vederne anche in Italia • Si è sempre rifiutato di partecipare ai reality, malgrado gli abbiano offerto cifre stratosferiche • «Nella società di oggi non si capisce nulla. Allora si viveva in modo più sereno, non c’era tutta questa politica gridata. I vostri figli crescono in questo mondo.... con i social, i telefonini e molte tensioni. Per fortuna quando gareggiavo io non c’erano questi mezzi di comunicazione» • «Gli Anni ’90 sono stati indimenticabili, mi sono rimasti nel cuore» • «Sogna mai le sue gare? “Per anni sì: c’è stato il momento della nausea e poi della nostalgia. Oggi sogno di svegliarmi alle 7 per una gara: mi sveglio, faccio colazione e, se posso, invece che al cancelletto, torno a letto ancora un po’”» (Cotto) • «Mai avuto un piano B? A costo di essere solo Alberto e non Tomba? “Avrei comunque fatto sport: da ragazzo calcetto dai salesiani, poi motocross ed ero bravissimo nei tuffi. Da atleta ero, come molti sciatori, patito di golf. Ero bravo: il golf è l’opposto dello sci, ma allena ugualmente tensione e concentrazione. Strano: ora potrei dedicarmici e, invece, non mi prende più. Oggi preferisco correre, infatti mi spacco. Eh, l’età!”» (Cotto) • «Esprima un desiderio. “Fatto. Ma non vorrà mica che glielo dica, altrimenti poi non si avvera”» (Pelizzari).
Titoli di coda «Magari ne arrivasse un altro così» (Gustav Thoeni, a Alberto Pezzini, Libero, 27/12/2014).