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 2019  dicembre 18 Mercoledì calendario

Orche nel porto di Genova


Da inizio mese, ogni santo giorno, al largo del porto di Genova Voltri spuntano quattro lunghe pinne nere. Un fenomeno mai visto prima d’ora in Italia: quattro orche assassine che da 18 giorni vivono in un porto italiano dopo aver affrontato un viaggio di 5200 chilometri dall’Islanda sino alla Liguria e che non mostrano alcuna intenzione di andarsene. Le sfumature di questo giallo dalle tinte bianco-nere, dopo lo stupore, iniziano però ora a preoccupare la comunità scientifica. Perché sono qui? Come sono arrivate? Quando lasceranno l’Italia? Si chiedono i biologi nella speranza di risolvere il mistero. Perché più dura la permanenza italiana delle orche, che hanno già perso un cucciolo, più si teme per la loro sopravvivenza.
Tutto è iniziato il 1 dicembre: un pescatore, incredulo, le ha avvistate e filmate. La Capitaneria di Porto è uscita a vedere, poi la conferma: un “pod”, un gruppo di orche, predatori che in Liguria non si vedevano dal 1985. Un maschio adulto, successivamente identificato come “Riptide”, una femmina madre chiamata SN114 con il suo cucciolo e altri due esemplari più giovani, “Acquamarin” e “Dropi”. Insieme, gli esperti dell’Acquario di Genova, dell’associazione Menkab, l’istituto di ricerca Tethys e dell’università si sono precipitati a studiare gli animali e così, poco prima che la Capitaneria tramite ordinanza riducesse il traffico marino alle sole navi commerciali per tentare di proteggere gli esemplari, i biologi di Menkab sono riusciti a immortalare i cetacei in un video. Il filmato mostrava però qualcosa di strano. «Abbiamo ripreso la madre trascinare il cucciolo per ore, sembrava star male – racconta Giulia Calogero, presidente di Menkab – Poi purtroppo si è scoperto che era morto».
Quell’evento, la morte del piccolo, potrebbe essere la prima chiave per risolvere il quesito sulla strana permanenza delle orche. «Si chiama comportamento emipeletico, un fenomeno già osservato in altri esemplari nel mondo. – spiega Sabina Airoldi, direttore scientifico di Tethys – Semplificando, per amore la madre non accetta la perdita del figlio. Forse è uno dei motivi per cui non si sono più allontanate».
L’orca SN114 per giorni ha trascinato il figlio sperando che si riprendesse, poi ha finalmente ceduto.
Se i ricercatori riuscissero a recuperare la carcassa forse con una biopsia scoprirebbero se a ucciderlo è stato un virus o malnutrizione, ma mare mosso e volontà di non stressare gli animali al momento non lo permettono. Ma ora che il cucciolo non c’è più, perché le orche non escono dal porto?
«Qualche volta escono, forse per cacciare, ma poi rientrano. È un mistero che stiamo cercando di risolvere. Per il momento pensiamo che la cosa migliore sia non intervenire, limitarci a osservare. Speriamo che questa storia finisca bene, anche perché a loro si sta affezionando tutta la città. È una storia che ricorderemo per molto tempo» dice Guido Gnone, coordinatore scientifico dell’Acquario di Genova.
Registrato il decesso del cucciolo e ascoltati gli straordinari vocalizzi delle orche grazie alla collaborazione di varie università che hanno calato gli idrofoni in mare, ora a preoccupare i biologi sono le condizioni di uno dei giovani esemplari, apparso dalle fotografie particolarmente magro, forse malato. Le stesse foto, scattate da Menkab, sono state fondamentali per identificare gli animali. Dopo averle viste un gruppo di ricercatori islandesi ha contattato gli italiani confermando che il pod di orche è lo stesso osservato nell’isola per l’ultima volta nel 2017.
«Fra tante incertezze, una notizia straordinaria, perché mai era stata registrata una migrazione così lunga e incredibile – spiega Airoldi –. Ora però abbiamo un’altra sfida davanti; capire perché sono arrivate fin qui».
Potrebbero essere state attratte da banchi di pesci, oppure un’altra ipotesi è che passato lo stretto di Gibilterra abbiano perso l’orientamento dirigendosi verso nord finendo a Voltri.
Impossibile sapere se e quando le “girovaghe” riusciranno a ritrovare la via di casa. Per ora, regna solo la speranza: «Che all’improvviso, magari come regalo di Natale, lascino il porto per sempre. Forse così si salverebbero. A breve è previsto scirocco, forse gli serve solo una spinta...» dice sorridendo Calogero.