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 2019  dicembre 18 Mercoledì calendario

Intervista a Giuseppe Leoni, il primo deputato della Lega che è furioso con Salvini

Gad Lerner
«Ma lo sa che mi capita di svegliarmi nel cuore della notte per l’angoscia di questo funerale che vorrebbero fare in fretta e furia, la vigilia di Natale, alla nostra Lega?
Un partito che all’Umberto è costato la salute, nel quale in tanti ci abbiamo messo l’anima…».
L’architetto Giuseppe Leoni da Mornago (Varese) è stato nel 1987 il primo deputato eletto alla Camera dal partito che all’epoca si chiamava Lega Lombarda, mentre il suo amico di una vita Umberto Bossi diventava il senatùr. Ma prima ancora, il 12 aprile 1984, Leoni era stato uno dei sei firmatari dell’atto costitutivo della Lega.
Dopo quattro mandati parlamentari, nel 2013 è tornato alla sua attività professionale ma la passione politica non si è spenta.
Leoni, sabato prossimo lei parteciperà al congresso federale straordinario della Lega Nord per l’indipendenza della Padania?
«Macché. Sono socio fondatore, quindi membro di diritto, ma non ho ricevuto né l’invito né alcuna comunicazione. Sto pensando di rivolgermi a un avvocato. Questa è roba da ventennio. Cosa stanno facendo questi qui? Le sembra il modo di celebrare un congresso? Di nascosto, alla vigilia di Natale, per seppellire un’idea politica in cui tanti ancora credono».
Quale idea?
«Bisognerebbe andare in piazza a gridarlo: io sono un federalista, non un fascista. Abbiamo fatto sacrifici per portare avanti un ideale preciso. Volevamo un cambiamento dello Stato da centralista a federalista. E ora questi qua convocano i fedelissimi per stravolgere il progetto senza alcuna possibilità di discuterne. Possibile che nessuno di quelli che stanno seduti in Parlamento avanzi un’obiezione?».
Nessuno, si direbbe.
«Mi fa rabbia, in particolare, la faccia tosta di Calderoli, che a quanto pare sarebbe l’inventore del nuovo statuto. Uno che non si metteva solo la camicia verde, ma anche le mutande verdi. Ora va a servire il nuovo padrone. Io di mettere la camicia verde non ne avevo bisogno, e non andavo a parlare sul palco di Pontida neanche quando ero presidente, perché tanto sono verde dentro. E lo rimango».
] Bossi però tace, e dovrebbe restare presidente della Lega Nord anche se in liquidazione, con l’azzeramento di tutti gli altri organi dirigenti.
«Non mi faccia parlare, vedremo cosa farà e in ogni caso ha tutta la mia comprensione. Umberto si trova una condizione difficile, forse oggi è meno libero di me che vivo del mio lavoro. Bisogna gridarlo forte, in faccia a quelli che per conservare la sedia stanno zitti. La nostra gente si fa delle domande. So che l’altro giorno alla sezione di Saronno sono andati a dirgli di non preoccuparsi, tutto bene, non cambia niente. Ma chi gli crede?».
Cosa pensa di fare?
«Sono angosciato. Come se avessi un figlio malato e non trovassi nessuno per curarlo. Dico solo che per capovolgere una linea politica e seppellire la Lega Nord almeno dovrebbero avere il coraggio di fare un congresso vero. Far discutere e votare i militanti nelle sezioni, nel rispetto delle regole. Se hai i numeri, va bene. Ma così, convocando solo i fedelissimi per mezza giornata, è un colpo di mano».
Non so se dopo questa intervista il socio fondatore Giuseppe Leoni verrà invitato a dire la sua al congresso federale straordinario, di cui solo nella serata di martedì, cioè tre giorni prima dell’appuntamento, è arrivata la convocazione ufficiale.
I 500 delegati dovranno trovarsi alle 8,30 di sabato mattina in un albergo di Milano: 350 membri di diritto più gli altri 150 eletti al congresso celebratosi due anni fa. All’ordine del giorno c’è solo la riforma dello statuto, di cui però non è stato distribuito finora alcun testo scritto. Eventuali emendamenti, per essere presentati, dovranno recare la firma di almeno 150 delegati. Una corsa ad ostacoli. E comunque “in caso di approvazione dello statuto non si procederà al voto degli emendamenti”. Insomma, un diktat per consentire l’immediata iscrizione di tutti i militanti della Lega Nord alla Lega per Salvini premier, superando il divieto di doppia tessera.
Dopo di che, sempre nel corso della stessa giornata, si riunirà il Consiglio federale per procedere all’azzeramento delle cariche dirigenti. Salvini non sarà più segretario della Lega Nord, ridotta a guscio vuoto, gravato dai 49 milioni di debiti con l’erario. Al posto di Salvini, riciclatosi nazionalista, verrà nominato un commissario prestanome. E, a meno di colpi di scena, Umberto Bossi riceverà il contentino del mantenimento della carica di presidente.
Pazienza se Giuseppe Leoni non ci dorme di notte. È la democrazia illiberale dei sovranisti, bellezza.