Libero, 18 dicembre 2019
Mussolini vendeva navi a Stalin
■ Fascisti che vendono navi da guerra ai comunisti. Sembra assurdo, ma accadde alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, quando Benito Mussolini si assicurò dall’Unione Sovietica forniture di petrolio e carbone, preziosissime per un’Italia povera digiacimenti,in cambio diarmamentimarittimi. Anche a Iosif Stalinl’affaregarbava, datal’alta qualità della tecnologia navaleitaliana. Cosìfu siglato nel 1933 un patto Roma-Mosca che all’inizio si concretizzò nella vendita ai russi di attrezzature damontare sulle navi sovietiche, come gli idrofoni per captare i rumori dei sommergibili, o come i cannoni italiani da 100 mm chiamati dai russi “Minizini”, storpiando il cognome del loro progettista EugenioMinisini. Presto l’Italia fascista vendette all’URSS anche intere navi, a cominciare da due guardacoste classe Dzerzhinsky, unità da 1200 tonnellate varate nel 1935 dall’Ansaldo di Sestri Ponente. Poi fu la volta dell’incrociatore-esploratore Tashkent, costruito fra il 1937 e il 1939dai cantieri OTOMelara di Livorno, una nave da 3200 tonnellate, lunga 140 metri e armata di cannoni da 130 mm. Frattanto gli italiani fornirono ai sovietici anche i progetti delle classiMaestrale,Montecuccoli ed Eugenio di Savoia, grazie ai quali i cantieri dell’URSS vararono ben 29 cacciatorpediniere classe Gnevniy, due incrociatori classe Kirov e quattro incrociatori classe Gorky. La collaborazione navale Italia-URSS, finita nel 1941 con l’apertura delle ostilità fra l’Asse e i sovietici, è solo uno dei tanti capitoli della storia navale della Seconda Guerra Mondiale ignoti al grande pubblico poiché oscurati da imprese come le battaglie di portaerei fra Stati Uniti e Giappone. Proprio in questi giorni, del resto, furoreggia al cinema il film Midway dedicato dal registaRoland Emmerichall’omonima battaglia del giugno 1942 in cui laflottaamericana batté quella nipponica. Altrettanto celebre è la caccia che laflotta britannica,la Royal Navy, imbastì nelmaggio 1941 per braccare e infine affondare la corazzata tedesca Bismarck. Ma accanto ai grandi fatti, una miriade di avventure minori, ma non meno interessanti, si sono snodate sui mari. IL VOLUME UNICO A raccontarle per la prima volta in unico volume, arriva il ponderoso libroAlmanacco navale della Seconda Guerra Mondiale, scritto dall’esperto Giuliano Da Frè per le edizioni Odoya (pagg. 750, euro 32). L’opera passain rassegna tutte leflotte dei Paesi belligeranti e anche delle nazioni neutrali, che pure simobilitarono per proteggere le rotte commerciali. Molto spazio è dedicato all’Italia, come nel caso dell’export verso l’URSS. Ma svariati sono gli episodi sulla nostra Regia Marina. Per esempio, la “gara” con la Francia in fatto di incrociatori, che portò infine la nostra flotta a schierare le unità classe Zara, fra lemigliori almondo. Ma anche brutti momenti, come nel 1940 l’attacco su Taranto degli aerosiluranti inglesi decollati dalla portaerei Illustrious, che colpirono tre corazzate italiane ferme nel porto. L’ALLEATA GERMANIA La Regia Marina sapeva però il fatto suo, pur essendo quasi priva di radar, come dimostra il corposo elenco degli incrociatori e cacciatorpediniere inglesi colpiti dalle nostre forze, una delle “chicche” del libro. Si apprende dunque che fra la nostra entrata in guerra del 10 giugno 1940 e l’armistizio dell’8 settembre 1943 le soleforze navaliitaliane (senzacontare l’aeronautica) affondarono almeno 14 grandi navi britanniche, per non parlare di quelle danneggiate. Intanto, l’alleata Germania infliggeva gravi danni al nemico non solo coi famosissimi somnmergibili U-Boot, ma anche coi segretissimi “mercantili corsari”, navi cargo trasformate in “incrociatori di fortuna” mediante l’installazione di cannoni abilmente camuffati. Ecco poile poco note gesta della marina olandese, salvatasi in gran parte dall’occupazione tedesca perché dislocata in Indonesia, colonia asiatica dei Paesi Bassi. I marinai d’Olanda ebbero cosìla ventura di affrontare i giapponesi nella battaglia del Mar di Giava del febbraio 1942, perdendo l’incrociatore De Ruyter, colato a picco insieme al comandante Karel Doorman. Un anno prima, nel febbraio 1941, un’altra battaglia navale dimenticata si era svolta all’isola di Ko Chang tra la squadra francese del contrammiraglio Règis Bèrenger e la piccola marina thailandese del commodoro Luang Sangwornyuttakij, che ebbe la peggio. Questeemillealtre peripezie si possono riscoprire in un libro che è una ghiotta strenna natalizia per i numerosi appassionati di storia e di navi. © RIPRODUZIONE RISERVATA