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 2019  dicembre 18 Mercoledì calendario

Storia dell’Asino

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Raglia e fa ridere il ciuco. Sempre paziente e gravato di ogni metafora si ritrova utile ma bastonato e L’Asino, comunque, fuor dal recinto simbolico resta tra le testate che fanno la storia della satira politica. Il somaro che non è certo una sardina ante litteram non sguscia, sfodera la propria natura sovversiva nel richiamo di esuberanza sensuale. E il giornale settimanale che ne prende nome, fondato da Gabriele Galantara e Guido Podrecca nel 1892 – al tempo di Giovanni Giolitti – è fedele alla chiassosa goliardia di una stagione prodiga di agitatori carducciani, quelli dell’I nno a Satana per capirsi, e di socialisti del positivismo ateo e materialista. MANGIA I PRETI, inn anzitutto, l’A s i n o. I cattolici si decidono per l’impegno diretto in politica e i redattori del foglio, armati di caricature, inchiostro di china, torchi di stampa e matite scagliano anche grazie al Cyrano de Bissolac (ovvero il capo socialista Leonida Bissolati) una guerra senza tregua contro Santa Romana Chiesa. Ai due fondatori, che si palesano per tramite di pseudonimo – Goliardo è Podrecca, Rata Langa è Galantara – si associa Gi va, ovvero Giovanni Galantara. Trilussa, il poeta di Roma, li identifica, a sua volta, con un codice zoologico: il Raglio, il Morso e il Calcio dell’Asino. Tutti sorvegliati speciali. Non fosse altro perché con loro c’è un altro ceffo noto ai lettori de l’Asino per la sigla Mus: un agitatore romagnolo giunto dal Trentino. È Benito Mussolini e ha appena consegnato a Podrecca e Galantara per la loro casa editrice un saggio ferocemente anticlericale: GiOvanni Huss, il Veridico. E così agli “incolti, turbolenti e scansafatiche”–definiti così nei mattinali delle prefetture – si aggiunge “il terzo dei due”: un ragazzo giunto dalla Calabria che da semplice collaboratore resterà fino alla chiusura, nel 1925, diventandone direttore amministrativo nel passaggio finale sotto la testata de l’Avanti!. Un libro di Ludovica De Nava e Pier Luigi Zanata racconta “il calvario di un giornale ribelle”. Il titolo, Il calcio dell’Asino (Luigi Pellegrini Editore), promette un saggio storico dove il lettore troverà documenti inediti a conferma dell’aiuto reciproco tra la Segreteria di Stato vaticana e la polizia segreta dello Zar alle prese con l’avvento della rivoluzione bolscevica. Prodigo di un’abbondante sezione antologica di testi e vignette, il libro va ben oltre i propri doveri storiografici attraverso il romanzo di Giva, ossia la biografia del bel giovane che si fa largo da Reggio Calabria tra i sospiri del bel sesso per poi arrivare ad amare Grazia Deledda e separarsene infine perché – si sa – c’è chi vuole raggiungere la fama e c’è chi vuole cambiare il mondo. Ma De Nava, sollecitato dal fratello Pietro di “pensare alle cose serie”, cerca, intanto, di cambiare la sua Calabria. Autore di quel Sintiti genti (“Ascoltate, gente”) una sorta di Facebook della sua epoca, Giva mette se stesso al centro di una battaglia contro l’arr etra tez za del Sud. Ed è incredibile – a riavvolgere il nastro degli eventi – come la classifica della qualità della vita pubblicata due giorni fa da il Sole 24 Ore confermi il baratro, perfino peggio rispetto alle giornate di Nava se si pensa alla capacità –in quella tragedia che fu il terremoto del 1908 – di attivarsi fattivamente con Peppino Valentino nella ricostruzione di Reggio; di arrivare poi, con Michele Bianchi in camicia nera, alla bonifica delle zone malariche. La vita di De Nava incontra la storia. E dunque il calvario. L’esperimento riformista naufraga sempre incontro allo scoglio del Sud. Geniale imprenditore ad Archi, industriale dei profumi, Nava ama la sua terra –si profonde in esperimenti sociali – ma fa gemmare le sue inquietudini nel giornale satirico che accompagna le convulsione del giolittismo, dell’Italietta, della Prima guerra mondiale e del combattentismo. UNA STORIA, quella italiana, dove il socialismo diventa focolaio degli arditi, col Mus che si fa Dux nella costruzione del Regime chiamando nei propri ranghi Podrecca, trovandolo entusiasta aderente ai fasci di combattimento, ma nel 1925 mette la morsa a L’Asino per portarlo alla chiusura. Uomo del Sud –poeta e dissidente – De Nava si spegne nel luglio del 1931 dopo avere raccolto le sue Urtimi canzuni. Ostile al regime è nominato ispettore generale della Croce Rossa. L’Italia intera s’inchina al passaggio del suo feretro. La dote precipua del suo carattere – re – cita Filippo Cremonesi, presidente della Croce Rossa – “la massima consapevolezza e la più completa applicazione dei suoi sentimenti di giustizia”. © RIPRODUZIONE RISERV