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 2019  dicembre 17 Martedì calendario

Andrea Scanzi stronca i giornalisti in tv: da Cruciani a Senaldi


Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi. Ho visto Giuseppe Cruciani entrare in studio dalla D’Urso vestito come una sfera umana, denti gialli e capelli-blob cementati con la sugna, per giunta impacchettato come una caramella sporca da un accappatoio bianco-incubo che voleva forse omaggiare Isaac Asimov, ma pareva disegnato dal Poro Schifoso in persona. Ho visto Matteo Renzi, e già questo era tremendo, ma l’ho visto scimmiottare il cazzaro verde anche nei post bulimico-pancioni per farci sapere che i Nutella Biscuits sono “tanta roba”. Ho visto Mario Giordano mangiare sardine con Giorgia Meloni, e il bello è che nel farlo davano come la sensazione di sentirsi simpatici. Ho visto Maria Teresa Meli raggiungere vette di Meli (cioè di niente) tali da far sembrare quasi credibile Matteo Salvini (ho detto “quasi”). Ho visto Claudia Fusani, riesumata credo dall’ultimo fustino del Tide, ridursi una volta di più a fiancheggiatrice di terza fila di quel che resta di un marginale cazzaro rosé.
Ma tutto questo se ne andrà come lacrime nella pioggia, assieme alle navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e ai raggi B balenati nel buio vicino alle porte di Tannhäuser, se rapportato al martirio che si è autoimposto il poro Senaldi Pietro martedì scorso da Floris. Una macellazione a cielo aperto. Il sedicente scriba ha praticato troppo a lungo uno stentato mirror climbing per difendere l’articolo orrendamente sessista da lui pubblicato su Nilde Iotti, per poi perire mediaticamente sotto la mitraglia di Elsa Fornero (avessi detto Rosa Luxemburg). E più in generale sotto i colpi della ormai morta decenza minima. È stato uno degli harakiri più avvilenti e stordenti degli ultimi anni, paragonabile addirittura a quello della Borgonzoni con Calenda, e il fatto che Sallusti sia corso in soccorso del poro Senaldi non è stato che il bacio della morte.
Il poro Senaldi, nello sgangherato ecosistema giornalistico, serve unicamente come foglia di fico di Feltri, che con una mano sdraia l’ultimo gin e con l’altra butta là l’ennesimo articolo a casaccio per poi dar la colpa al Senaldi. Vittorio fa la cazzata e i ceffoni li prende Pietro: funziona così. Non pago della mattanza patita a DiMartedì, dove era riuscito pure a scimmiottare odiosamente Ilaria Sotis, poche ore dopo il poro Senaldi ha concesso la non richiesta politica. Ancora a La7 (stavolta L’Aria che tira), ancora con Concita De Gregorio. Stavolta il poro Senaldi era in collegamento, ma la lontananza non l’ha aiutato granché. Chiamato a dar conto di come lui o i “giornalisti” di Libero possano mai sapere se Nilde Iotti fosse brava a letto, considerato poi che a giudicare dalle loro fattezze sghembe l’ultima volta che hanno fatto sesso è forse coincisa con la conferenza di Jalta, il poro Senaldi ha sconfinato con agio indefesso nella leggenda imperitura. Ascoltiamolo: “Non posso sapere se Nilde Iotti era brava a letto, però immagino che per aver indotto il segretario del Partito Comunista a mollare moglie e figlio autistico…”. Gianni Cuperlo, seduto accanto alla De Gregorio, ha fatto per andarsene. Schifato e disgustato. Poi ci ha ripensato, conscio che dare importanza a certe bocche non è che una colpevole perdita di tempo. Il giornalismo e la tivù son messi male, ma forse Libero e Senaldi esagerano. Anzi tolgo il forse.